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Luisa Sanfelice: la storia
Luisa Sanfelice, battezzata con il nome Maria Luisa Fortunata De Molina, nasce a Napoli il 24 Febbraio del 1764. All’età di 17 anni la sua vita prende una piega tale da farla soprannominare La Sanfelice.
La giovane, figlia dell’ufficiale borbonico Pedro De Molino e di Camilla Salinero, sposa il nobile cugino Andrea Sanfelice – membro della famiglia dei Duchi di Laurino ad Agropoli – ma da quest’unione non ne scaturisce alcuna buona sorte.
Una storia d’amore, così travagliata e inquieta, soprattutto a causa dei problemi finanziari che colpirono la famiglia dello sposo, tale da separare temporaneamente i consorti, una separazione che fu fatale. Durante la permanenza a Salerno, Donna Luisa – già madre di tre bambini- in occasione di una visita dello sposo, restò gravida.
Questo comportamento irresponsabile fu punito in maniera esemplare: Luisa fu rinchiusa nel conservatorio di Montecorvino Rovella; ma nemmeno ciò servì a mitigare il suo temperamento passionale e spregiudicato:
Ella e l’amato ancor insieme,
Luisa e Andrea a Napoli furon sopresi,
Core a core in quel dì Palazzo Mastelloni.”
Il segreto spifferato
La storia d’amore tra Luisa e Andrea giunse al capolinea durante gli anni dell’insurrezione giacobina: in seguito all’invasione dei soldati francesi nell’entroterra napoletano e all’istituzione della Repubblica Partenopea (1799), i Borbone – al fine di risanare la loro politica e ristabilire il proprio potere – organizzarono una cospirazione con l’aiuto della famiglia svizzera dei Baccher (Baker).
L’ufficiale regio Gerardo Baccher, innamorato di Donna Luisa per proteggerla da eventuali sciagure che di lì a poco si sarebbero susseguite, le consegnò un salvacondotto con il giglio borbonico.
Donna Luisa, lasciata dal marito – a causa di debiti con creditori – e ormai legata sentimentalmente al repubblicano Ferdinando Ferri, tradì il segreto che il Baccher le rivelò:
Luisa consegnò la chiave della sua salvezza, il messaggio trapelò da Ferri a Vincenzo Cuoco, vero capitano della nascente Repubblica.”
La condanna a morte di Luisa
I Repubblicani giustiziarono i congiurati, tra cui anche i Baccher, nel cortile di Castel Nuovo il 13 giugno del 1799. Questa data è molto importante perché decreta, nonostante lo spirito della Resistenza napoletana, la fine della Repubblica e la morte di due donne, protagoniste dei moti partenopei.
Il potere borbonico restaurato, grazie all’azione antirivoluzionaria dell’armata Sanfedista, condannò Eleonora Pimentel Fonseca per aver elogiato “le gesta” di Luisa sul Monitore e la Sanfelice.
Luisa si rifugiò nella soffitta di Palazzo Mastelloni, dove fu appunto scovata dall’esercito regio: fu arrestata e fu condannata a morte.
Tra una bugia salva vita e una vendetta a sangue freddo
La condanna fu rimandata diverse volte perché Luisa, per sfuggire alla morte, in più circostanze ammise fasullamente di essere incinta. La sua “bugia salva vita” trovò talvolta sostegno e appoggio di alcuni medici, forse perché compiaciuti dalla bellezza e dall’età ancora florida della donna, forse perché dentro loro si sedimentavano quei sentimenti anti-borbonici, troppo presto sedati.
Ferdinando Borbone era ormai esasperato e insofferente alla vita stessa della donna:
La fece trasferire a Palermo affinché la visitasse un nuovo medico; e le sue titubanze furono confermate: Luisa Sanfelice non era incinta, aveva mentito e andava punita. La sentenza che prevedeva la condanna a morte si trasformò in una vendetta a sangue freddo del re. Questi organizzò il ritorno immediato a Napoli e la sua istantanea e brutale morte. “
Il fantasma di Luisa
L’esecuzione capitale ebbe luogo a Piazza Mercato l’11 Settembre del 1800: l’ascia del carnefice, al primo colpo, non riuscì a staccare la testa della donna, e quando anche il terzo colpo andò a vuoto, lei sgusciando via dal boia si rifugiò vanamente tra la folla, dove fu raggiunta dal suo aguzzino che, con un coltello, pose fine alla sua vita con un colpo secco al collo.
Tanta atrocità e tanta sofferenza scossero il cuore di Napoli: nei suoi vicoli ancora riecheggia il nome di questa donna. Si dice che nella notte a cavallo tra il 10 e l’11 settembre il fantasma di Luisa si aggiri tra le strade della zona Mercato: alcuni giurano di averla vista tutta sporca di sangue e con la testa ciondolante, mentre altri di averla intravista in tutto il suo splendore e la sua bellezza.
Alcuni credono alla sua storia, altri ne sono soltanto affascinati. Ma tutti coloro che vogliono rendere omaggio o preghiera a questa donna, protagonista dei moti repubblicani partenopei, si recano presso la Chiesa di Santa Maria Del Carmine, dove è tumulato il suo corpo.
Maria Molvetti
Bibliografia
- Benedetto Croce, Luisa Sanfelice e la congiura dei Baccher, Laterza, Bari, 1942.
- Mario Forgione, Luisa Sanfelice, Newton e Compton, Roma, 1999.
Sitografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/sanfedisti_%28Enciclopedia-Italiana%29/