Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) è conosciuto soprattutto come fondatore della prima avanguardia storica italiana del Novecento: il movimento futurista.
A Marinetti si deve la fondazione e la denominazione di Futurismo, un movimento artistico e culturale che esplora ogni forma di espressione dalla pittura alla scultura, alla letteratura, la musica, la danza, la fotografia, il cinema (mezzo che entusiasmò particolarmente Marinetti e gli altri futuristi) e persino la gastronomia.
Non a caso fu concepito come movimento di Arte-Vita, avendo per fine l’introduzione di nuove forme d’arte in ogni espressione della vita quotidiana. Marinetti e i futuristi fanno propaganda al movimento tramite numerosi Manifesti che hanno l’intenzione di voler plasmare, distruggendola e rifondandola, una nuova concezione della vita e dell’arte.
La Belle Époque, i cui limiti cronologici vanno dalla fine dell’Ottocento alla Prima Guerra Mondiale, vede un susseguirsi di scoperte scientifiche ed invenzioni tecniche che mutano radicalmente ed in modo assai veloce la concezione della vita nelle città.
L’introduzione dell’automobile, dell’elettricità, della rete ferroviaria, assieme allo sviluppo dell’aviazione e all’espansione dell’industria, crea, secondo i futuristi, l’urgenza di rifondare alcuni modelli estetici sulle nuove percezioni e concezioni dell’esistenza e di ripensare a nuove modalità di linguaggio per le generazioni future, che vedranno un’epoca caratterizzata da una profonda rottura con i valori del passato.
Dalla fondazione futurista in poi la forma manifesto si configura come un vero e proprio genere artistico e l’attenzione di Marinetti e sodali è volta alla violenza dell’impatto. Il manifesto, medium pubblicitario di tipo spettacolare, punta a gridare piuttosto che a dire.
“È dall’Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il «Futurismo»…”
Marinetti e il Manifesto di fondazione del Futurismo
Il Manifesto di fondazione futurista fu pubblicato in francese su “Le Figaro” il 20 Febbraio 1909 con il titolo “Le Futurisme”. Era però stato inviato in forma di volantino a vari intellettuali e scrittori italiani e già pubblicato il 5 febbraio sulla “Gazzetta dell’Emilia” e altri giornali italiani.
Il primo manifesto si apre con una sezione introduttiva, oggetto della narrazione di Marinetti è la genesi del movimento d’avanguardia e del nuovo uomo futurista.
“Avevamo vegliato tutta la notte – i miei amici ed io sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgòre di un cuore elettrico. Avevamo lungamente calpestata su opulenti tappeti orientali la nostra atavica accidia, discutendo davanti ai confini estremi della logica ed annerendo molta carta di frenetiche scritture.”
La sezione introduttiva è strutturata secondo le modalità compositive di un racconto mitico, si rifà cioè alla mitologia. Non un tipo di mitologia tradizionale perché Marinetti formalizza le figure mitiche sulla meccanica, emblema della modernità. Il centauro di Marinetti è per metà uomo e per metà macchina.
“…udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici. «Andiamo,» diss’io, «andiamo, amici! Partiamo! Finalmente, la mitologia e l’ideale mistico sono superati. Noi stiamo per assistere alla nascita del Centauro e presto vedremo volare i primi Angeli!”
La nascita del centauro è necessaria per rifarsi al rito della prima volta. Nascita e rinascita realizzano una circolarità in cui la celebrazione del futuro si riallaccia al bisogno di nuova origine, proprio perché il tratto fondamentale della mitologia è risalire alle origine, la mitologia fonda. Marinetti pone la tecnica al servizio del mito perché la ritiene l’unica modalità d’espressione che può affrontare e comunicare l’avvento traumatico della modernità.
Il fossato materno
Amante della velocità, nel 1908 Marinetti è ripescato in un fossato fuori Milano in seguito ad un banale incidente. L’episodio viene trasfigurato in questo racconto: il Marinetti che viene estratto dal fossato è un uomo nuovo, deciso a liberarsi dalla cultura passatista.
“mi scaraventai colle ruote all’aria in un fossato…Oh! materno fossato, quasi pieno di un’acqua fangosa! Bel fossato d’officina! lo gustai avidamente la tua melma fortificante, che mi ricordò la santa mammella nera della mia nutrice sudanese… Quando mi sollevai – cencio sozzo e puzzolente – di sotto la macchina capovolta, io mi sentii attraversare il cuore, deliziosamente, dal ferro arroventato della gioia! …La macchina emerse lentamente dal fosso, abbandonando nel fondo, come squame, la sua pesante carrozzeria di buon senso e le sue morbide imbottiture di comodità.”
La morte che Marinetti e sodali esorcizzano è rituale ed è seguita da una rinascita. C’è bisogno che l’arte muoia perché rinasca, un’arte che sfrutta la morte di sé per incrementare la sua creatività. Per la realizzazione del sogno Marinetti e gli altri futuristi sono disposti a prospettare lo scompaginamento del vecchio mondo.
La pulsione distruttiva è il centro di gravità delle tematiche futuriste ma contestualizzata in un ossessiva tensione alla rigenerazione e alla metamorfosi seguendo il passo della modernità che si rinnova continuamente.
Le norme futuriste nel Manifesto
Dopo il racconto introduttivo, nel Manifesto appare un segmento normativo, in cui i Futuristi propongono in undici punti una rottura col passato dal carattere energico e aggressivo
“1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
Velocità, simultaneità e dinamicità sono gli elementi su cui Marinetti fonda la nuova arte che divennero princìpi di vita futurista. Queste saranno le nuove categorie estetiche:
“4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità”
L’eroismo bellico che porta alla rigenerazione sociale, e il disprezzo per l’eccessivo sentimentalismo romantico che lega l’immaginario collettivo ad abitudini e a valori ormai superati:
“9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo […]
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche […]”
Ed infine, l’intenzione di “cantare” il presente e la nuova realtà nella quale l’uomo contemporaneo vive e si prodiga:
“11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne […]; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi […]; i piroscafi […]; le locomotive […]; e il volo scivolante degli aeroplani […]”
Le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche verificatesi tra gli ultimi anni dell’Ottocento e la prima guerra mondiale hanno cambiato profondamente le percezioni dell’uomo, per questo motivo secondo i futuristi l’arte doveva rinnovarsi con nuove acquisizioni concettuali e percettive indotte dallo sviluppo scientifico.
All’inizio il Futurismo fu un movimento letterario, strumento che scuotesse le coscienze dei troppi intellettuali ancorati al passato. Ma le proposte futuriste di nuove espressioni spazio-temporali finiscono per coinvolgere ogni forma di espressione, diventando un movimento d’arte generale, un movimento di vita.
Maurizio Marchese
Fonti:
Marinetti e il Futurismo, a cura di Luciano De Maria, classici moderni, collezione Oscar, Mondadori, Milano 1973
A. Saccone, “La trincea avanzata” e “La città dei conquistatori”. Futurismo e modernità, Liguori editore, 2000
Teoria e invenzione futurista. F.T. Marinetti, I Meridiani, Mondadori, 1983