Vediamo cosa è una Pietà e come è cambiato nel tempo il modo di intendere questo tema da parte del celebre Michelangelo Buonarroti
Tra gli artisti che più hanno influito sul modo di vedere e di fare l’arte è sicuramente annoverabile Michelangelo Buonarroti, uno degli artisti più celebri e più celebrati, sia in vita che dopo la morte. Discendente da una famiglia della bassa nobiltà fiorentina, svolse il suo apprendistato presso la bottega di Domenico del Ghirlandaio.
Ascanio Condivi, uno dei suoi primi biografi, ci narra della sua educazione nella cerchia culturale neo-platonica gravitante attorno al Giardino di San Marco e a Lorenzo de’ Medici, il quale lo accolse in casa “come un figlio”.
Fu attivo tra Firenze e Roma, lavorando per numerosi papi e non tralasciando nessun tipo di arte; fu infatti poeta, pittore, scultore ed architetto. Creò alcune delle opere più rappresentative della cultura occidentale, come il David conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze, la Volta e il Giudizio della Cappella Sistina e la cupola della Basilica Di San Pietro in Vaticano.
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Cos’è una Pietà
Con il termine “pietà” si intende, nella storia dell’arte, un motivo figurativo rappresentante la Vergine che tiene in braccio il Cristo morto. È questo un modello iconografico nato nel Trecento in Germania e diffusosi sotto il nome di Vesperbild. Tipica di queste “immagini del Vespro” è la raffigurazione del corpo di Cristo come quello di un cadavere rigido, straziato e afflitto, in linea con la tradizionale espressività cruda e realistica nordica.
Il giovane Michelangelo: la Pietà Vaticana
Michelangelo affronta per la prima volta l’immagine della Pietà durante il suo primo viaggio a Roma, su commissione del cardinale francese Jean de Bilhères. Il giovane Michelangelo, era all’epoca poco più che ventenne, concepisce l’opera con un impianto piramidale dove a trionfare sono la bellezza e l’armonia.
Il volto estremamente giovanile della Madonna gli attirò critiche crudeli, alle quali l’artista rispose sostenendo che la santità preserva la giovinezza e che il suo intento non era quello di rappresentare il momento della morte di Cristo , ma il significato profondo che vi si celava dietro: Maria, giovane come quando aveva partorito il Figlio di Dio, ne espone il corpo con un gesto di rassegnazione che invita ad una meditazione sul valore universale della morte di Cristo, per mezzo della quale tutti noi possiamo avere accesso alla Vita Eterna.
Per ribadire questo concetto, Gesù è rappresentato con un incisivo di troppo, espediente usato per indicare che si era assunto i peccati di tutti, dato che gli incisivi erano considerati i denti del peccato.
La pietà di Palestrina
Una Pietà ritrovata nella chiesa di Santa Rosalia a Palestrina è tra le opere più discusse di Michelangelo. Vasari la riteneva opera di un suo allievo ma alcuni disegni di Michelangelo, tra i quali uno per Vittoria Colonna, sua amica e confidente nonché signora di Palestrina, mostrano che l’artista stava lavorando su un’idea dall’impianto molto simile.
Ad oggi l’ ipotesi più plausibile è che l’opera sia stata eseguita da un allievo di Michelangelo su indicazione di quest’ultimo. Rispetto alla Pietà Vaticana si nota un più forte fervore religioso ed una semplificazione che diverrà sempre più evidente nelle opere più tarde.
La Pietà Bandini
Ben diversa dalla giovanile e rifinita Pietà Vaticana è la cosiddetta Pietà Bandini, iniziata in tarda età e costruita come un gruppo serrato di figure che comprende la Maddalena e Nicodemo che sorregge la Vergine e il corpo di Cristo.
Più urgente e immediata si è fatta la volontà di fondere il Figlio di Dio con la Madonna, tant’è che i due volti si toccano, mentre il corpo divino è diventato carne in disfacimento, materia tragica accentuata dallo stato di non finito dell’opera.
Michelangelo stesso, dopo aver preso in considerazione l’idea di farla porre sulla sua tomba, l’aveva presa a martellate ed abbandonata in una delle sue crisi depressive. Fu rifinita da Tiberio Calcagni, per mediazione di Francesco Bandini ma non giungerà mai ad essere posta sul sepolcro dell’artista.
La Pietà Rondanini
L’ultima delle Pietà michelangiolesche è anche l’ultima opera a cui l’artista mise mano. Rimasta anch’essa incompleta, fu rielaborata da Michelangelo più volte, fino a giungere alla soluzione di unire il corpo di Cristo a quello della Vergine, scolpendolo nella parte di marmo inizialmente occupata dal solo corpo di Maria.
Le due figure così lievemente abbozzate evocano una fusione che, prima dei corpi, è una fusione di anime. L’iniziale ricerca di perfezione anatomica è del tutto scomparsa, mentre la consistenza fisica delle figure ha lasciato il posto ad un’immagine spiritualizzata.
Con Sebastiano del Piombo
A ben vedere un’altra Pietà è parzialmente attribuibile a Michelangelo. Si tratta della Pietà di Viterbo fatta da Sebastiano del Piombo su disegno, a detta di Vasari, di Michelangelo. Ed infatti l’anatomia perfetta del corpo di Cristo e l’impianto monumentale delle figure ben si accordano allo stile michelangiolesco, esaltato dal colore e dal paesaggio austero e composto ma tuttavia quasi lirico di Sebastiano del Piombo, amico e collaboratore di Michelangelo soprattutto nei suoi ultimi anni di vita.
Gaia Anna Mangone