‘’Devi fare la scelta giusta. Ma finché non scegli, tutto resta ancora possibile’’ – Mr. Nobody
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Mr. Nobody: perla rimasta sepolta
Jaco Van Dormael, dando vita a questo film, ha fatto la scelta giusta. Regista belga dalla fortissima personalità e dotato di grande ironia e creatività, con Mr. Nobody ha compiuto probabilmente il suo capolavoro. Film del 2009 presentato a Venezia in anteprima mondiale, ha ottenuto grandi apprezzamenti dalla critica specializzata e riconoscimenti come sei Premi Magritte, ma è stato anche ingiustamente ignorato da paesi come l’Italia (la sua data di uscita è avvenuta solo nel luglio 2016).
Una storia multiforme
Provando a riassumere in modo quanto più conciso possibile la trama, si può dire che nel 2092 Nemo Nobody (Jared Leto), a 117 anni, è l’ultimo essere umano destinato a morire di vecchiaia. L’intero genere umano è divenuto immortale grazie ad un processo detto ‘’telomerizzazione’’, ossia di rinnovamento infinito delle cellule. Attraverso la potenza dell’ipnosi, lo psicologo Feldheim prova a ricostruire nella mente di uno smemorato Nemo i ricordi del suo passato, che risultano ogni volta sempre più confusi e incoerenti, oltre che improbabili.
Ricostruendo la sua storia a partire dall’infanzia, il film comunica allo spettatore un dettaglio che risulterà importante per la comprensione generale dell’opera. Ognuno di noi, prima della nascita, conosce il proprio destino, ma gli Angeli dell’Oblio ci fanno dimenticare il nostro futuro, permettendoci di vivere nell’ignoto.
Per tutti, tranne che per Nemo, che viene dimenticato dagli angeli e deve vivere con la consapevolezza piena del destino che lo attende, qualsiasi scelta lui decida di intraprendere. All’età di 9 anni, il giovane Nemo, è costretto, per via della separazione dei suoi genitori, a scegliere se seguire la madre in Canada o di restare con il padre in Inghilterra.
Libero arbitrio o predestinazione?
Il rapporto che il prodotto filmico stabilisce con lo spettatore è di totale immersione, sembra quasi trascinarlo con sé in tanti mondi diversi, come una piovra che intende far vedere alla sua preda tutte le caratteristiche dei fondali oceanici, non liberandolo nemmeno a film concluso. L’impatto iniziale, anche visivo, è fortissimo, incredibile, e sembra voler presagire ad un film di tipo fantascientifico. Van Dormael ha tutt’altra intenzione invece. Vuole scavare a fondo nell’animo umano e porci di fronte alla nostra natura.
La dialettica che Van Dormael istituisce tra libero arbitrio e predestinazione è suggestiva e ricca di spunti interpretativi e di dibattito. Siamo veramente indipendenti nella scelta delle azioni da compiere nella nostra vita o anche in queste siamo guidati, senza accorgercene, da una potenza superiore? Conoscere il futuro facilita la preferenza di un’azione rispetto ad un’altra? Il dubbio è comunque parte di un destino inevitabilmente già scritto? Una volta fatta una scelta si può tornare indietro?
Quando un film è in grado di suscitare nello spettatore tante domande con una semplicità così pura, è difficile non restarne meravigliati, anche perché Van Dormael riesce a comunicarci, non tanto attraverso la parola, ma tramite la potenza esplosiva delle immagini, assimilabili a quadri appartenenti a tanti pittori di correnti ed epoche diverse presenti nella stessa galleria d’arte, che è possibile rappresentare uno stato d’animo così indescrivibile.
Il dramma della possibilità come origine dell’angoscia
Di impronta fortemente filosofica e scientifica, Mr. Nobody regala una squisita riflessione di 132 minuti sull’autorità del volere umano, proiettandola sulle spalle di un bambino di 9 anni, che non ha mai avuto a che fare, apparentemente, con responsabilità di nessun tipo. L’idea di rendere come protagonista un bambino (e le sue eventuali ‘’evoluzioni’’) permette al film di riuscire a meditare su concetti profondi come il tempo e l’angoscia della scelta di fronte a varie possibilità senza avvertire mai la pesantezza di queste tematiche.
Le reminescenze kierkegaardiane, in particolare, sembrano tutt’altro che casuali. Il dramma della ‘’possibilità totale’’ è alla base della riflessione filosofica del filosofo danese nella sua opera ‘’Il concetto dell’angoscia’’, dove teorizza che l’angoscia procurata dalla libertà di non avere vincoli e di poter compiere qualsiasi azione è la sostanza stessa del peccato originale, compiuto da Adamo ed Eva nell’Eden.
Il film, con un montaggio incredibilmente preciso nella sua confusionaria narrazione, mostra chiaramente sette possibile vite di Nemo Nobody, fino alla decisiva rivelazione finale. Ogni linea narrativa ci pone Nemo in una situazione differente, con una compagna differente (Elise, Jeanne e Anna – interpretate, da adulte, rispettivamente da Sarah Polley, Linh Dan Pahm e Diane Kruger – bambine che conosceva nel momento di separazione dei genitori) e problemi diversi, che mettono totalmente a nudo la sua anima e mostrano la semplicità e importanza dell’amore per la vita di ogni essere umano.
Nemo Nobody: nessuno e tutti, potenza e atto
Mr. Nobody è tutti e nessuno al tempo stesso, un’illusione, il prodotto dei propri sogni. È amore, speranza, paura, vita e morte. Questo è senza dubbio il personaggio più complesso che abbia mai interpretato. È stato complicato mantenere tutte le sue vite concentrate in un unico personaggio senza perdere me stesso. – Jared Leto
Un altro indizio utile è dato dal nome del protagonista: Nemo Nobody. E’ emblematico e curioso il fatto che il significato del nome e cognome di questi sia sempre ‘’Nessuno’’, quasi a voler confidare al pubblico in modo icastico che essendo compresenti in lui tante possibilità, egli non possiede un’identità autonoma. Egli esiste e non esiste. In questo il film ricorda il concetto aristotelico di ”potenza e atto”. Nemo Nobody è potenzialmente qualcuno, ma finché non agisce, resterà ”nessuno”, quindi senza una sua forma singolare.
Nonostante in apparenza sembri un film che racconti la storia di universi paralleli, in realtà non ha come intenzione quella di dimostrare che vi sia ontologicamente una molteplicità di universi coesistenti, ma soltanto una molteplicità di pensieri che permettono la creazione, nel cervello di chi immagina, di diversi universi che vivono solo nella mente di ognuno di noi.
Si potrebbe parlare, difatti, di ‘’polifonia individuale’’. Prendendo in prestito il concetto di ‘’polifonia’’ di cui parla nei suoi saggi Michael Bachtin, per cui esistono tanti punti di vista quante ‘’voci’’ sono presenti in una storia, possiamo anche dire che siamo di fronte ad un caso di compresenza di punti di vista e voci diverse, per via di situazioni diverse, che si concretizzano sempre in una sola persona (che ha molte sfaccettature).
Lo spettatore diventa protagonista
La bellezza intensa e che può rendere intramontabile e di ‘’culto’’ Mr. Nobody è inoltre il legame fortissimo che istituisce con il suo fruitore, lo spettatore, che da semplice osservatore esterno diventa vero e proprio protagonista della realtà nella quale viene catapultato per poco più di due ore.
Non solo perché può immedesimarsi nel tipo di difficoltà provata dal protagonista, ma anche perché può formulare una sua personale teoria sulla trama, su quale delle tre vite mostrate sia realmente quella vera o se credere che siano tutte vere o tutte false, se credere che il finale sia esplicativo o sia semplicemente un modo per confondere ulteriormente le idee.
In questo, la realtà diventa una sorta di duplicato della finzione cinematografica, una sorta di ‘’mise en abyme’’ (tecnica narratologica creata da André Gide in ambito letterario) del concetto di scelta.
Opera cinematografica totale
Jared Leto, protagonista assoluto di questo film, si dimostra molto versatile e in grado di immedesimarsi perfettamente in un personaggio che non è mai veramente la stessa persona, senza mai risultare inadeguato o poco credibile. Anche il resto del cast, in particolar modo Diane Kruger e Sarah Polley, merita un plauso per l’interpretazione di un ruolo difficile e per l’amalgama ottenuta.
Il tutto è condito da una regia e fotografia perfette e dalle musiche di Pierre Van Dormael, fratello del regista, defunto poco prima dell’uscita del film, che trasformano alcuni momenti in pura poesia in movimento (come l’emozionante scena in cui Anna e Nemo si incontrano dopo 19 anni) e che riescono a creare ancora più empatia nel cuore degli spettatori. Visionario e geniale, una chicca che non tutti conoscono, ma che tutti dovrebbero vedere almeno una volta.
Emanuele Rubinacci