Continuiamo la nostra passeggiata lungo la grotta di Seiano fino a raggiungerne la fine, e spuntare lì dove essa conduceva: Pausilypon, in greco “luogo che dà tregua agli affanni”, locus amoenus scelto dai più grandi uomini romani per collocarvi le loro immense ville.
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Pollione: da liberto a uomo di potere
Così, infatti, fece il cavaliere liberto Publio Vedio Pollione, il quale, pur avendo origini da schiavo, riuscì secondo una casistica sempre più numerosa dal I sec. a.C. in poi a rientrare nell’ordine equestre e ad ottenere altissime cariche combattendo al fianco di Ottaviano nella guerra civile.
Dopo la decisiva battaglia di Azio (31 a.C.), Pollione ottenne da Augusto il governo della ricchissima provincia d’Asia; sfruttando la propria intelligenza, Pollione amministrò personalmente la riscossione delle tasse e, con qualche imbroglio, si arricchì in modo impressionante.
La villa di Pollione a Pausilypon
Scaduto il mandato, il cavaliere rientrò in Italia, e ordinò la costruzione di un’enorme villa lì dove tutti gli uomini importanti di Roma ne avevano una: la Campania, la terra felix, fertile e ricca. Pollione, in particolar modo, scelse un posto meraviglioso, cioè Pausilypon, un luogo che già nel nome rivelava l’otium che poteva concedere.
Sorse così in pochissimo tempo l’immensa villa di Pollione, a picco sul mare e circondata da numerose strutture ausiliarie. Partendo proprio dall’abitazione, essa constava di numerosi spazi di rappresentanza, ancora oggi visitabili e interessanti per le tracce di affresco che permangono. La villa era lussuosissima, e vantava un porto privato e vasche per l’allevamento delle murene, un divertimento a cui si concedevano molti dei nobili romani.
Pollione vi invitò addirittura Augusto, il quale soggiornò nella villa per diverso tempo, per non ritornarvi mai più. Raccontano Cassio Dione e Plinio il Vecchio che l’imperatore scoprì ben presto il carattere del cavaliere, il quale, pur avendo raggiunto altissime cariche, celava dentro di sé ancora la natura da schiavo. Pollione, infatti, per mostrare tutto il suo potere al princeps, per poco non buttò uno schiavo in pasto alle murene solo perché aveva rotto una coppa; Augusto, disgustato, non frequentò più il cavaliere.
Nonostante la rottura, Pollione non si arrese e decise, alla sua morte (avvenuta nel 15 a.C.), di lasciare tutti i suoi beni al protettore Augusto, che così ereditò anche la villa. Come detto già in precedenza, l’enorme struttura rientrò nei possedimenti imperiali, e fu abitata dai principes fino ad Adriano.
La pars publica: teatro e odeion
Come anticipato, la villa non era l’unica costruzione nel piano della Gaiola. Pollione, infatti, organizzò la sua residenza seguendo la morfologia del territorio e distinguendo bene la pars publica dalla pars privata. Nella parte alta del piano, infatti, sorge un immenso teatro alla greca, cioè con la cavea verso sud, che segue perfettamente l’andamento naturale del pendio. I posti a sedere sono 2000, l’orchestra è in marmo e tutt’oggi è presente, al centro, una natatio, cioè una piccola piscina che serviva per i giochi d’acqua durante gli spettacoli.
Esattamente di fronte al teatro, spunta l’odeion, un’altra struttura coperta destinata all’esecuzione di musica e al canto. Si dice che Virgilio, amico di Augusto, qui vi abbia recitato versi delle sue opere.
La pars privata: terme e luoghi di servizio
Nella parte opposta, invece, sorgeva la pars privata: la villa, chiaramente, e altre strutture ausiliarie. L’abitazione, come detto, vantava un belvedere a picco sul mare e un porto privato; molte di queste strutture portuali sono oggi sommerse a causa del bradisismo, ma visibili grazie a delle speciali visite guidate su barca.
Pollione, inoltre, aveva per sé delle terme private, scoperte da pochissimo, di cui è stato recuperato il calidarium. Sorgeva anche un ninfeo o un piccolo stadio, e quartieri di servizio destinati a chi serviva nella villa del cavaliere.
Una testimonianza di tipo sociale
La ricchezza del luogo, dunque, era evidente: Pollione, seguendo le mode del tempo, costruì non tanto un’abitazione, quanto un intero quartiere destinato totalmente a sé. Il Parco archeologico del Pausilypon, riaperto dal 2009, è quindi un’interessantissima testimonianza non solo archeologica, ma anche sociale. Le tracce delle lussuose strutture confermano la fama che la Campania aveva tra gli abitanti dell’Urbs come terra di riposo, e danno l’idea di un comportamento a cui ogni nobile romano doveva di fatto attenersi per dimostrare il proprio potere: costruire non un’abitazione, ma una vera e propria villa di rappresentanza, ostentazione della ricchezza raggiunta anche da un ex-liberto nei primi anni dell’Impero.
Alessia Amante
Sitografia
https://www.areamarinaprotettagaiola.it/il-parco-archeologico-del-pausilypo