Ci sono tanti film gialli che hanno fatto la storia del cinema, sicuramente Assassinio sull’Orient Express del 1974, basato sull’omonima opera di Agatha Christie, è uno di questi. Dal 30 novembre 2017 è stato distribuito nelle sale italiane l’atteso remake.
Le premesse per un film memorabile c’erano tutte: dalla famosissima drammaturga britannica ad un cast letteralmente mostruoso. Elementi indispensabili sicuramente, ma non di certo garanzia di un film eccellente. Pensiamo a “La ragazza sul treno”, tratto da un best-seller, ma non di certo un film eccelso, e non solo a causa di un cast non propriamente irresistibile.
Veniamo alla trama. Hercule Poirot (Kenneth Branagh, cinque volte candidato agli Oscar) è un famosissimo detective belga, che si autodefinirà “Il più famoso al mondo”, e, mentre risolve un caso dinanzi al muro del pianto, lascia il lavoro che svolgeva in Terra santa per dirigersi ad Istanbul. Qui gli viene detto che deve dirigersi con urgenza in Inghilterra e trova, grazie al suo amico e direttore dell’Orient Express Bouc (Tom Bateman), un posto in prima classe.
Mentre giungeva ad Istanbul, incontra e conosce l’istitutrice Mary Debenham (interpretata da una superlativa Daisy Ridley) ed il colonnello Arbuthnot (Leslie Odom Jr.), il quale si finge dottore.
Sul treno, conosce forzatamente il signor Ratchett (Johnny Depp, tre candidature agli Oscar) il quale gli svela di essere un ricercato contrabbandiere di opere false e di volere la protezione di Poirot che rifiuta l’offerta.
Con lui, conosce anche quella che si rivelerà essere la signora Hubbard (Michelle Pfeiffer, tre candidature agli Oscar), che propone avances non ricambiate al protagonista Poirot, e tutti gli altri personaggi del cast con cui pranza, fra cui la principessa Dragomiroff (Judi Dench, Premio Oscar) e Pilar Estravados (Penelope Cruz, Premio Oscar).
Durante la notte, viene ucciso Ratchett, dopo aver ricevuto molteplici lettere di minacce e, dopo un’iniziale esitazione, Poirot decide di occuparsi del caso. Il colpevole dell’assassinio sarà smascherato, mentre il treno è bloccato da una slavina, e saranno praticamente… tutti! L’astuto detective, sviato dalle bugie di tutti i personaggi, scopre che l’assassinio è stato perpetrato in cooperazione. Il movente: Ratchett era Cassetti, reputato il mandante di un tragico fatto di cronaca accaduto cinque anni prima. Il rapimento a scopo di estorsione della piccola Daisy Armstrong, conclusosi con la morte della bambina. Bambina e famiglia Armstrong a cui Poirot scoprirà che tutti sono in qualche modo legati.
Il cast sicuramente ha aiutato lo sviluppo del remake di un film già famoso, ma ciò che colpisce è la straordinaria trasformazione del personaggio principale Poirot. Egli diventa protagonista del film, cosa che nelle opere passate non avveniva, e Kenneth Branagh ha ricevuto aspre critiche proprio per averlo voluto interpretare in prima persona, concedendogli primi piani e momenti introspettivi che non aiutano la trama. Egli chiede quasi aiuto alla moglie e, poco dopo, riceve l’ispirazione per capire chi è il colpevole, mentre la riflessione prima di scendere dal treno ci dice una cosa molto importante. Forzata appare la scelta di dare atleticità ad un personaggio che non dovrebbe possederne durante l’inseguimento al contabile di Ratchett.
L’evoluzione del pensiero del protagonista è incredibile. Il pubblico è abituato a vedere cambiamenti dei protagonisti articolati in saghe cinematografiche a causa di crescita (Harry Potter, ad esempio) e tempo (Guerre Stellari). Il nostro investigatore sull’assassinio, invece, ad inizio film afferma “Le contraddizioni, i dettagli saltano all’occhio perché io penso al mondo come dovrebbe essere e noto come non è. Le cose sono giuste o sbagliate: non c’è una via di mezzo”. Quando egli, a fine film, scopre che l’assassinio è avvenuto perché “Dodici vite sono state distrutte a causa di un omicidio”, sentenzia “Esiste ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: in mezzo ci siete voi“.
Quando il detective scopre che sono tutti colpevoli e li smaschera, promette di consegnarli perché ha più volte ribadito che odia gli omicidi, ma non se la sente di ritenerli colpevoli. Forse perché questa storia di una bambina uccisa peggiora ancor di più il suo disprezzo verso Cassetti, forse ancora perché il padre della bambina scomparsa gli aveva scritto e lui non aveva fatto tempo a rispondere e questi si era tolto la vita, quindi a causa dei sensi di colpa.
Non sappiamo bene la ragione precisa ma, di nuovo, il protagonista da “Io non difendo i criminali, li perseguo” trasforma completamente il suo modo di pensare ed agire, arricchendo il film di significati ed introspezioni profonde.
Come l’ultima, in cui risponde idealmente al papà della bambina uccisa, che ci dice, in un certo senso, che anch’egli era legato alla vittima e, non denunciando l’accaduto, è come se avesse partecipato anch’egli in parte all’assassinio.
Nonostante siamo nel 2017, l’ambientazione nel 1934 ed i temi trattati rendono tutto estremamente attuale. C’è razzismo verso un messicano ed anche nei confronti di una persona di colore a bordo del treno poiché si dice “Rischiamo che venga incolpato il dottore a causa del suo colore della pelle”, dice Bouc a Poirot per convincerlo ad indagare. Oppure un indiziato sostiene “Potrebbe essere stato il passpartout: sa, com’è, è di origini ispaniche. La razza potrebbe influire in questi casi”, con un’aperta condanna dell’investigatore sull’assassinio il quale confida a Bouc “Stava andando così bene finora”.
Questi temi, che oggi sono attuali, nel 1934 erano estremamente coraggiosi se consideriamo che eravamo nel bel mezzo del clima nazifascista che avrebbe portato al secondo conflitto mondiale.
La fotografia, inoltre, merita un plauso particolare perché nella grotta in cui Poirot smascherae gli assassini, con la scusa di vedere i colpevoli, c’è una luce fantastica mentre sul treno le riprese, seppure alcune di notte, sono sempre godibili.
L’interpretazione di Daisy Ridley è stata superlativa ed intensa, ma tutti i personaggi sono probabilmente poco caratterizzati per dare la scena a Poirot, rafforzando le accuse di chi ha ritenuto narcisista Branagh per essersi assegnato il ruolo di protagonista. Inspiegabile il ruolo praticamente marginale a cui è relegata Judi Dench, da segnalare Penelope Cruz non ai suoi livelli.
Il film risulta estremamente godibile anche a chi già conoscesse le opere di Lumet e Christie poiché Poirot diviene protagonista e viene data una differente chiave di lettura rispetto agli altri lavori.
Sicuramente da vedere!
Ferdinando Paciolla