I Looney Tunes sono delle vere icone dell’animazione mondiale, tutti amano i loro cartoni. Oltre ai loro corti, questi personaggi vantano anche alcuni lungometraggi, la maggior parte dei quali sono film a episodi. I film più famosi sono però sicuramente “Space Jam” e “Looney Tunes: back in action”, realizzati in tecnica mista con attori in carne e ossa e personaggi animati. Ma quale dei due rispecchia meglio lo spirito lunatico di questi personaggi?
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Le trame
Il primo film, diretto da Joe Pytka e nato da uno spot della Nike, è del 1996. Un gruppo di alieni viene mandato sulla Terra per rapire i Looney Tunes e farne dei fenomeni da baraccone per un enorme parco di divertimenti spaziale. L’unico modo che Bugs Bunny e gli altri hanno per salvarsi è vincere una partita di pallacanestro e per farlo chiederanno aiuto a Michael Jordan, ormai ritiratosi dalla NBA e alle prese con una mediocre carriera da giocatore di baseball.
Il secondo è invece diretto da Joe Dante ed è del 2003. Dopo essere stato licenziato dalla Warner Bros., Daffy Duck cerca riparo a casa di DJ Drake, interpretato da Brendan Fraser, uno stuntman di cui ha provocato il licenziamento. Venuti a scoprire per caso che il padre disperso, l’attore Damian Drake, era in realtà un agente segreto, decidono di mettersi sulle sue tracce indagando sul diamante Scimmia Blu, bramato anche dal malvagio presidente delle industrie ACME.
Space Jam: solo una partita
I cartoni animati dei Looney Tunes sono sempre stati caratterizzati da uno spiccato gusto per l’eccesso e per lo slapstick. Non sono sicuramente i soli, basti pensare a Tom & Jerry, ma i Looney Tunes hanno dalla loro parte un cast estremamente ricco, popolato da uomini e animali dai caratteri decisamente peculiari, personaggi grotteschi, caricaturali e folli, enfatizzati nella loro comicità da parlate uniche e facilmente riconoscibili da tutti. In una sola parola, i Looney Tunes sono lunatici.
La bizzarria e la frenesia dei Looney Tunes è presente in Space Jam soprattutto nell’arco finale, durante la partita: le scene si susseguono a ritmo veloce, dando modo a Pytka di sfruttare i tanti personaggi a disposizione per inserire citazioni e battute più o meno divertenti. Non è strano che la gente ricordi con allegria quei momenti.
Tuttavia, tutto questo arriva dopo una prima metà di film decisamente poco interessante. Le scene ambientate nel mondo dei Looney Tunes sono molto meno brillanti di quanto ci si potrebbe aspettare e le altre sono noiose, a tratti soporifere, e ci mostrano Michael Jordan nelle sue occupazioni comuni o i giocatori della NBA che cercano delle cure per recuperare il talento perduto.
Looney Tunes back in action: una frenetica avventura
Il film del 2003 riesce a risolvere questo problema regalando una vicenda capace di divertire fin dall’inizio. Sicuramente questo è dovuto in primo luogo al regista Joe Dante, un uomo che è sempre riuscito a unire nei suoi film un gusto personale per l’orrore a una spiccata sensibilità per il pubblico più giovane. Con “Looney Tunes: back in action”, Dante realizza un’avventura surreale e caotica in cui la comicità di Bugs Bunny, Daffy Duck e gli altri personaggi viene ottimamente contestualizzata.
Il segreto della pellicola è quello di essere non un film dei Looney Tunes, bensì un film d’avventura CON i Looney Tunes. L’idea di fondo non si allontana tanto da quella di altri film con lo stesso Brendan Fraser, ma è l’inserimento di Bugs Bunny, Daffy Duck e gli altri nel mondo reale a renderlo singolare.
Mondo reale e mondo animato
Nel 1988, il film “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” ci mostrava le differenti regole del mondo reale e del mondo animato e la capacità dei personaggi di adattarsi alle une o alle altre. Il risultato era chiaro: i cartoni animati possono abituarsi alle regole del nostro mondo, sfruttando la loro immortalità e invulnerabilità per lasciarsi andare a gag esilaranti; al contrario, un essere umano non riesce ad adeguarsi alla follia del mondo animato.
La differenza fondamentale tra Space Jam e Back in Action sta dunque in questo: il primo catapulta Michael Jordan all’interno del mondo dei Looney Tunes senza riuscire però a sfruttarlo, mentre il secondo trasporta i cartoni nel nostro mondo lasciandoli liberi di giocare con tutto quel che consideriamo normale rendendolo assurdo.
Nella partita di Space Jam, i Looney Tunes risultano divertenti, ma non Michael Jordan, il quale sembra fuori luogo e si limita a fare l’unica cosa che potrebbe fare in quella situazione: giocare a basket. Non c’è interazione tra i due mondi, solo un accostamento. Ma nella realtà di Back in Action, i Looney Tunes possono infrangere le regole rendendo memorabile ogni loro azione.
Emblematico a tal proposito è l’inseguimento al museo: Bugs e Daffy scappano da un infuriato Taddeo passando da un quadro all’altro e, nel farlo, prendono le caratteristiche dei dipinti in questione. Li vediamo dunque sciogliersi per il caldo mentre camminano ne “La persistenza della memoria” di Dalì, oppure assumere le sembianze de “L’urlo” mentre si rifugiano nei quadri di Munch. Regna il caos totale, quello che solo l’animazione può generare in un mondo come il nostro, ingabbiato dalle leggi della fisica. E questo caos regala un film divertente e folle, in pieno spirito Looney Tunes, mentre Space Jam si limita a essere uno spot di 90 minuti.
Davide Proroga