Il calcio è indubbiamente tra gli sport più praticati e seguiti al mondo; attorno al pallone ruotano i sogni di tanti bambini, che come un incantesimo riporta gli adulti ad una condizione infantile.
Unendo in un comune sentimento di entusiasmo e partecipazione tutte le fasce sociali, lo sport del popolo realizza un mondo di emozioni spesso sovrapponibile a quello reale, tanto che il pensatore francese Jean Paul Sartre ha affermato: “Il calcio è la metafora della vita”
Vediamo alcuni autori che, in tal senso, si sono fatti ispirare dal “re dei giochi” abbandonandosi alla narrazione di questo universo d’emozioni, provando anche a spiegare come attragga milioni di appassionati.
Già prima che il calcio, come lo intendiamo noi, esistesse, Giacomo Leopardi, in una canzone datata 1821, “A un vincitore nel pallone” , dedica 5 strofe ad uno sport che si può dire antenato del calcio. È una acclamazione, come “campion”, a Carlo Didimi di Treia, per essersi conquistato il valore con fatica e sudore, “La sudata virtude”. Nel finale si intravede la visione leopardiana della vita che, come una partita, va giocata impegnandosi di passare dalla sedentarietà all’azione in quanto tale, senza pensare troppo allo scopo, “Nostra vita che val? solo a spregiarla”.
Al 1933-34 risalgono le “Cinque poesie per il gioco del calcio” di Umberto Saba che non si era avvicinato al calcio prima del momento che ispirò la prima: “Squadra paesana”, quando per la prima volta allo stadio il poeta fu spettatore dei “rosso alabardati” della Triestina. Saba si fa trascinare e si appassiona come la massa da cui si sentiva diverso e in cui finalmente riuscì a riconoscersi. Nella seconda, “Tre momenti”, descrive la squadra che scende in campo e saluta la tribuna.
Il momento successivo descrive l’atteggiamento sereno del portiere che, quando i suoi compagni hanno il pallone, “…su e giù cammina come/sentinella. Il pericolo/lontano è ancora” ma se il possesso palla è degli avversari “oh allora/una giovane fiera si accovaccia e all’erta spia”. L’ultimo momento vede esplodere la gioia dei tifosi che seppur breve è immensa e dilaga nella città (“festa è nell’aria, festa in ogni via/se per poco, che importa?/…La vostra gloria, undici ragazzi come un fiume d’amore orna Trieste”).
Il terzo componimento è “Tredicesima partita”, scritto in occasione di un match disputato a Padova dove fu spettatore con sua figlia. Qui i tifosi di casa intuirono dal dialetto che i due non erano padovani, ma regalarono comunque un mazzo di fiori alla ragazza, e Saba ricorda con affetto quei tifosi:“Piaceva/essere così pochi intirizziti/uniti…”. La poesia “Fanciulli allo stadio” esprime disprezzo per dei calciatori che, “Odiosi di tanto eran superbi”, non degnavano di attenzione i ragazzini che, sgolandosi, “i cari nomi lanciavano”.
L’ultima e forse più celebre delle cinque poesie è “Goal” in cui Saba coglie i sentimenti contrastanti dei due portieri al momento della “rete”: l’estremo difensore che l’ha subìta resta “caduto alla difesa /ultima vana, contro terra cela/ la faccia, a non veder l’amara luce”, mentre, presso la rete inviolata, l’altro portiere “si fa baci che manda di lontano./Della festa-egli dice-anch’io son parte”.
Calcio è poesia
Il 3 Gennaio 1971 apparve sul “Giorno” uno scritto di Pier Paolo Pasolini che definisce il calcio “…un linguaggio con i suoi prosatori e i suoi poeti.” e non si riferiva ai telecronisti, bensì al gioco in sé, spiegando il rapporto tra poesia e calcio e di come in entrambi casi si tratti di un’alchimia che produce emozione:
” Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, è rito nel fondo anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro ……….Ci sono nel calcio dei momenti esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del goal. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno….Il calcio che esprime più goals è il calcio più poetico.”
Per Vladimir Dimitrijevic, il calcio fu più di un mondo di emozioni da narrare. Lo scrittore ed editore serbo naturalizzato svizzero dopo una fuga dall’invivibile Jugoslavia degli anni Cinquanta, proprio grazie al calcio (era un promettente centrocampista) ottenne un permesso di lavoro in Svizzera. Il suo libro del 1998, “La vita è un pallone rotondo”, sta a metà tra autobiografia e calcio. L’autore intreccia in questo testo calcio e letteratura, sport e vita, considerazioni sociologiche e antropologiche sul gioco più amato del mondo.
l calcio è il re dei giochi, perchè: “…come la danza, riporta il nostro corpo a quel che si potrebbe definire la preistoria dei nostri movimenti…” in quanto non usando le mani, cioè gli organi che siamo più abituati ad utilizzare da consentirci maggiore precisione e destrezza, si usano le gambe e i piedi” antenati sottosviluppati delle mani e della braccia”, ritornando così a funzioni primordiali si è “…costretti a riannodare il legame con una memoria animale sepolta dentro di noi”. Nella narrazione oltre alle esperienze di vita dell’autore, sfilano le gesta di grandi campioni da Beckenbauer a Maradona, ”probabilmente il giocatore più portentoso di tutti i tempi”. L’autore, poi, tenta di spiegare il rapporto tra calcio e letteratura e di come il talento generi bellezza:
”Il calciatore vero si riconosce immediatamente, non lo si può inventare né simulare; il suo è qualcosa di innato, un dono, un tocco inimitabile, l’arte di stoppare la palla; una cosa che non si impara. E’ esattamente come chi possiede uno stile letterario, perché a mio avviso c’è una correlazione tra questo sport e la letteratura. Il modo in cui uno scrittore colloca una virgola o un aggettivo, il modo in cui percepisce la propria musica, il respiro della frase, tutto ciò si ritrova in questo magico gioco. Vi è un calcio musicale, vi sono giocatori epici, giocatori lirici, giocatori accademici”.
Il pallone sgonfio
Purtroppo, negli ultimi tempi sempre più scandali hanno sgonfiato il pallone: combine, partite comprate e vendute, razzismo e violenza negli stadi, ed infine l’indagine che attualmente coinvolge la FIFA in affari di corruzione. Ora il calcio, perdendo credibilità, rischia di svilire la sua bellezza. Ma la speranza che in futuro il mondo del pallone sia in grado di sopportare e di opporsi a tutto questo, è rafforzata dalle parole dello scrittore argentino Jorge Louis Borges: “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”.
Maurizio Marchese
Bibliografia:
Giacomo Leopardi-Canti, a cura di Ugo Dotti, Feltrinelli
Umberto Saba-Il canzoniere, Einaudi
Vladimir Dimitrijevic-La vita è un pallone rotondo, Adelphi
Sitografia:
«Ogni goal è folgorazione, come la poesia». Pasolini, il calcio e la letteratura