I centauri, prima nel mito classico e poi anche nel folklore popolare, sono quegli esseri che rappresentano l’istinto primordiale dell’uomo, ovvero feroci predatori, violenti, irascibili, rozzi e stupratori di donne. Essi rispecchiano dunque l’uomo inteso come “un essere selvaggio”, contrapposto così alla dottrina aristotelica che intende l’uomo come “animale politico”.
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Nascita dei centauri: Issione e Nefele
I lapiti erano un popolo che abitava nella valle del Peneo in Tessaglia a nord-est della Grecia. Essi erano comandati da Issione, il quale convolò a nozze con Dia della stirpe dei focidi. Il lapita non volle però offrire dei doni al suocero Deioneo com’era da tradizione, così organizzò una trappola dove il focide morì bruciato dentro una vasca piena di carboni ardenti. Poco dopo, Issione si mostrò pentito di quel gesto e chiese perdono a Zeus, in quanto dio protettore degli ospiti.
Il dio lo perdonò e lo invitò in un simposio con le altre divinità sull’Olimpo. Quivi il lapita s’innamorò di Hera, Zeus se ne accorse per via della sua lingua mielata, e così lo mise alla prova: ordinò ad una nuvola di prendere le sembianze di Hera e di sedurre Issione. I due finirono a letto. Alla fine dell’amplesso, Issione subì una terribile punizione, mentre la nuvola, chiamata Nefele, dopo aver partorito una creatura metà umana e metà cavallo di nome Centauro, fu data in sposa ad Atamante, re di Orcomeno.
Nel frattempo, da Issione, Dia partorì un maschio di nome Piritoo che divenne il nuovo re dei Lapiti, mentre Centauro fu spedito sul monte Pelio in Tessaglia dove s’accoppiò con tutte le giumente del luogo dando così origine alla stirpe dei Centauri.
La Centauromachia
Centauri e Lapiti così divennero confinanti ed imparentati tramite Piritoo e Centauro (fratelli). Il re dei lapiti convolò a nozze con Ippodamia ed invitò tutti gli olimpi fuorché Eris ed Ares, i quali si vendicarono in modo tremendo: i Centauri furono anch’essi invitati alle nozze con la sola accortezza di non servire loro il vino perché questo li rendeva suscettibili e violenti, e così li fecero accomodare in una sala a parte dove i servi versarono del latte di capra come bevanda.
Eris ed Ares, nascosti, fecero rovesciare un barile di vino accanto alla stanza che ospitava i centauri in modo tale da inebriarli semplicemente con l’olfatto. I centauri così cominciarono ad imbizzarrirsi, rovesciarono il latte a terra e si precipitarono a bere il vino diventando subito alticci.
Quando la sposa Ippodamia apparve per salutarli, uno di loro, Eurizione, le saltò addosso per violentarla, mentre gli altri sfondarono le mura della reggia di Piritoo ed abusarono di tutte le donne presenti al ricevimento. Nacque così una terribile colluttazione dove morirono alcuni famosi lapiti tra cui Ceneo e la stessa sposa.
Teseo, amico di Piritoo ed invitato alle nozze, riuscì con l’aiuto dei lapiti e dei suoi fedeli amici prima ad amputare naso e orecchie ad Eurizione, poi a cacciare i centauri dalla città; questi trovarono riparo sul Pelio. Piritoo comunque dichiarò guerra ai Centauri riuscendo a cacciarli via dalla regione.
Il saggio Chirone: “io sono il più giusto”
Alcuni centauri non furono discendenti di Issione; è il caso di Chirone, il quale nacque da Crono e dalla ninfa Filira. Egli fu il più saggio di tutti i centauri e, dato che era di sangue divino, fu l’unico ad essere immortale. La fama di Chirone superò i confini del territorio tessalo sia per la sua saggezza che per le sue abilità precettive. Egli sapeva di medicina, di musica e di arte al pari di Apollo ed ebbe tantissimi allievi, quasi tutti di fama mondiale: Asclepio, Ceneo, Giasone, Telamone, Ercole e per ultimi Achille, Aiace ed Enea.
Un giorno, durante una disputa tra Ercole ed alcuni centauri, di ritorno dalla quarta fatica (lotta contro il cinghiale di Erimanto), Chirone fu colpito accidentalmente al ginocchio da una delle frecce avvelenate nel sangue dell’Idra. Essendo immortale, il centauro non morì, però subì atroci sofferenze sino a quando decise di mettere fine alla sua vita cedendo la sua immortalità a Prometeo. Zeus volle però rendergli onore inserendo la sua immagine tra le stelle.
La vendetta di Nesso
Il centauro – forse – più odiato di tutta la saga fu senza dubbio Nesso, il quale usò l’ingegno per vendicarsi di Ercole causandogli la morte.
Ercole era in compagnia della sua seconda sposa Deianira quando essi arrivarono al fiume Eveno dove Nesso era il traghettatore. Il centauro si rifiutò di trasportare ambo le persone sulla sua groppa, così Ercole dovette oltrepassare il fiume per conto suo. Quando Nesso mise in groppa Deianira s’allontanò con lei per violentarla, così Ercole scagliò una freccia che lo colpì. Nesso cadde a terra con la donna.
Prima di morire, il centauro consigliò a Deianira di prendere un po’ del suo sangue e di spargerlo sul vestito del marito in modo tale che egli non avrebbe più avuto la tentazione di unirsi con altre donne. Deianira obbedì, Nesso morì e, dopo non molto tempo, Ercole fu tentato da una donna di nome Iole. La consorte così, temendo per il suo matrimonio, fece quello che aveva detto Nesso in punto di morte, solo che il sangue del centauro era intriso del veleno dell’Idra di Lerna: Ercole subì ustioni profondissime che lo portarono alla morte. Deianira s’impiccò per il dolore.
I Centauri nel medioevo
Nel XIV secolo i Centauri furono intesi come delle figure demoniache e divennero il simbolo della sensualità sfrenata, dell’irrazionalità, della malvagità, ma soprattutto dell’ira. In seguito, fu Dante nella “Divina Commedia” ad identificare i Centauri come i castigatori dei “violenti contro il prossimo”: essi scagliavano frecce contro i dannati che tentavano di uscire dal Flegetonte, un terribile fiume di sangue.
Nel canto XII Dante e Virgilio, dopo esser riusciti a superare il Minotauro, s’incamminarono verso il Flegetonte dove i Centauri erano di guarda ai dannati. Tre di loro si dipartirono dalla schiera e s’avvicinarono minacciosi: “A qual martiro venite voi che scendete la costa? Ditel costinci; se non, l’arco tiro” gridò Nesso. Virgilio lo sgridò e gli disse che voleva parlare solo con Chirone che era lì con quei tre, mentre l’altro era Folo. Chirone così ordinò a Nesso di scortare Dante e Virgilio sino alla fine del fiume dove essi videro i più grandi sanguinari della storia passata.
Durante il Medioevo, alla figura del “Centauro” venne anche associata la figura dell’eretico, in quanto le sue sembianze ricordavano lo stato di metà cristiano e metà pagano. Venne spesso raffigurato con un aspetto selvaggio, impugnante un arco o una clava, alle prese con la caccia di animali come cervi o colombe, che rappresentavano entrambi simbolicamente la debolezza dell’anima, facile preda del peccato.
Marco Parisi