La famiglia e le sue continue trasformazioni hanno avuto effetti ineludibili sulle figure parentali. Senza dubbio, però, il ruolo paterno è quello che più risente dei cambiamenti e del sovvertimento degli assetti normativi familiari. Il paternage, infatti, si carica di dubbi, incertezze e difficoltà nell’affermare una propria identità di ruolo che possa conciliarsi in modo valido con i nuovi bisogni dei figli. Questo risulta essere particolarmente vero dal momento che le recenti innovazioni sul piano scientifico e le nuove dimensioni sociali hanno esautorato il paterno, nella sua componente di filiazione istituita, e la sua auctoritas.
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L’importanza dell’imago paterna
La psicologia e la psicoanalisi hanno da sempre riconosciuto l’importante ruolo che il padre gioca nei processi di sviluppo del bambino. In particolare, la presenza del padre favorisce la differenziazione dei comportamenti sessuali, l’apertura alla socialità e incoraggia l’acquisizione delle competenze motorie. A tal proposito è rilevante far riferimento alla teoria di D.Winnicott, che ritiene come il paterno sia presente nel bambino quando ancora egli vive in uno stato di fusione simbiotica con la madre. In questa fase, il padre esercita un’azione di modifica dell’ambiente e, soprattutto, di apertura al processo di separazione-individuazione del bambino dalla madre.
Uno sguardo al passato
Le modifiche dell’idea di famiglia seguono l’evoluzione dei ruoli di genere e dei processi emancipativi della donna che, gradualmente, ha abbandonato, seppur con difficoltà, il maschilismo delle famiglie patriarcali in auge nel secolo scorso. In realtà, l’idea della donna come madre e moglie, dedita ai bisogni dei figli e del marito e occupata esclusivamente negli impegni del focolare domestico è un’immagine ricorrente e ancorata alle più lontane rappresentazioni del femminile. È quasi possibile affermare che la donna porta con sé il fardello della sua condizione da tempi immemori. Infatti, la condizione di segregazione alla vita domestica è vissuta come assolutamente normale.
Di contro, la figura maschile si colloca sul versante opposto. L’uomo era colui che si occupava di provvedere ai bisogni della famiglia in termini economici e pratici, era colui che lavora e che deteneva il potere in senso fisico e metaforico. L’idea di pater familias che possedeva l’auctoritas assoluta ed indiscussa su moglie e figli si insinuava nei tessuti delle società. All’uomo era preclusa la possibilità di una dimensione affettiva o di cura verso i figli. Non a caso, la diade madre-bambino era vista come un nucleo impenetrabile.
A questo immaginario dell’uomo e della donna si ancoravano, in un automatico processo, anche le figure di madre e padre.
Attenzione al presente
I brevi riferimenti psicoanalitici e il veloce excursus storico non possono rappresentare un’esauriente visione della complessità dell’istituzione familiare odierna, ma sono comunque funzionali all’introduzione delle problematiche legate alla definizione del ruolo paterno. Attualmente, è estremamente difficile dare una definizione di famiglia che possa racchiudere tutte le sue possibili declinazioni. Altrettanto complesso risulta differenziare in modo netto il ruolo paterno da quello materno come avveniva in passato.
La prima grande novità degna di nota, però, è che la procreazione non attiene più ad una funzione meramente riproduttiva, perché rappresenta il risultato di un scelta, quasi sempre condivisa, e di un desiderio dei membri della coppia. Quest’ultima non è più necessariamente formata da un uomo e una donna ma si apre ad altre possibilità, alla luce delle recenti forme di famiglie, che capovolgono l’arcaico paradigma della famiglia tradizionale.
Incertezza sul ruolo paterno
La prima crisi dei padri di oggi si muove sul piano educativo e nel mare delle difficoltà della definizione del ruolo, con gli annessi compiti da portare a termine. Si è assistito, nel corso degli ultimi anni, ad un graduale processo di inclusione dei padri nelle pratiche di cura e assistenza ai bisogni del bambino. Tali aspetti, però, faticano ad affermarsi a causa delle abitudini e dei retaggi culturali. Troppo spesso i padri più affettuosi cozzano con la propria immagine interiorizzata di paternità che ricalca ancora modelli patriarcali. Davanti a questo iato, nella spaccatura di cosa avveniva prima e cosa avviene ora, alcuni giovani padri preferiscono allontanarsi o adottare uno stile genitoriale incerto.
Crisi della paternità istituita
Le recenti innovazioni su piano scientifico, che si muovono sul versante della procreazione medicalmente assistita, rappresentano un altro affronto al ruolo paterno. Le coppie, per esempio, che decidono di ricorrere a metodi alternativi di fecondazione devono, inevitabilmente, fare i conti con la sterilità e con l’inseminazione artificiale tramite sperma di un donatore anonimo. Il padre, nella sua dimensione istituita, è come se rimanesse fuori dal processo generativo, poiché il medico ed il donatore assumono il vero potere. L’atto subisce peraltro un processo di medicalizzazione, con conseguente desessualizzazione, che può ledere quel desiderio di genitorialità che nasce in seno alla coppia. In questo senso, il legame con il materno è validato da una filiazione corpo a corpo, in cui il bambino è inteso come un prodotto del corpo della madre. La parte istituita del legame che, invece, dovrebbe legare simbolicamente il padre al bambino si perde nelle pratiche biomediche.
Cosa resta del padre?
In entrambi i casi, quindi, la crisi del paterno si registra in una sorta di de-istituzionalizzazione del ruolo che la società gli attribuisce. Da un lato, il ruolo paterno vive la confusione e il disagio per il difficoltoso tentativo di liberarsi da modelli passati di paternità, in un processo di affrancamento dall’imago fantasmatica del proprio padre. Dall’altro, il paternage subisce un attacco nella sua dimensione biologica con i progressi della scienza. “Cosa resta del padre?“, dunque, è il titolo di un libro di Recalcati ma è anche il leitmovit che riassume i dubbi sulla paternità e sulle dinamiche ad essa legate.
È senza dubbio impossibile definire la ricetta per “imparare ad essere padre” nell’epoca ipermoderna della sua evaporazione. Per questo, accogliendo le novità, è necessario educare i padri ad aprirsi, senza remore, ai saperi delle madri, abbandonando una visione genderista. Altresì, è fondamentale riflettere sull’inquietudine dinanzi la commercializzazione del corpo in pezzi separati (La filiazione problematica). Come sempre, la conclusione è aperta.
Natalia Nieves Mordente
Bibliografia:
Marone, F., Raccontare le famiglie. Pensa Multimedia, 2016.
Recalcati, M., Cosa resta del padre?. Raffaello Cortina Editore, 2017.
Winnicott, D., Gioco e realtà. Armando, 1994.
Zurlo M. C., La Filiazione Problematica. Liguori Editore, 2013.
Fonti media:
www.fumetto-online.it