Il contesto artistico/sociale del primo decennio del terzo millenio, l’esasperazione del consumismo tecnologico, il mercato musicale, saturo pur nella sua vuotezza espressiva, il paradigma estetico forzato al rigurgito costante del suo stesso passato: questo lo sfondo su cui si muove e la matrice da cui contemporaneamente nasce la Vaporwave, corrente della quale il secondo lavoro dei 2814, 新しい日の誕生 (traslitterabile come “Atarashii hi no tanjou” e traducibile come “Birth of a New day”) rappresenta probabilmente la più alta vetta raggiunta.
Vaporwave: il punk dei nerd
“Tutti i solidi alla fine vaporizzeranno nell’aria” Carl Marx e Friederich Engels – dal Manifesto
È in rete dove nasce, cresce e si consuma il fenomeno Vaporwave, la corrente che ha trovato un’estetica e un suono all’arte virtuale.
Priva di patria, le si vede offerta la rara – se non unica – possibilità di costruirsi un folklore personale, che ricade in un calderone nel quale vanno a mescolarsi senza amalgamarsi spezie cinesi, statue greche, palme californiane, e in cui sono mantecati con gusto nonsense i cliché della cultura trash occidentale.
Questo pout-pourri apparentemente scriteriato è in realtà un deposito con la grafica da desktop che serve per mettere in atto una sottile ma spietata parodia della moderna società, il cui ritmo di mercato forza l’arte ad un continuo riciclo di immagini/contenitore, a cui manca però il contenuto.
La filosofia della corrente, con grosse simpatie per Nietzsche a Karl Marx, ha un chiaro intento iconoclasta, tanto che alcuni la avvicinano ideologicamente al Punk. Di questo infatti condivide l’intento provocatoriamente distruttivo, ma la strada che segue è totalmente opposta.
La rabbia sociale non è incanalata stavolta in rozza ferocia canora e strumentale, liberatoria quanto libera, ma fatta scivolare addosso con cinica rassegnazione.
Ill loop del moderno riciclo artistico è combattuto con le sue stesse armi: campionamenti di vecchie colonne sonore, di film, pubblicità e videogioci, glitch, musica dance anni ’80 e ambient da ascensore e perfino jazz vengono stravolti nel ritmo e nella forma, giocando su rallentamenti, filtri e sovrapposizioni in decay. Il risultato sonoro è una sorta di chillwave – musica elettronica lo-fi prodotta a computer deformando materiale pre-esistente – da bad trip videoludico.
2814: duo anglofono con gli occhi a mandorla
Gli artisti vaporwave sono entità virtuali: impigliati tra le maglie della rete informatica si avvolgono di una spersonalizzazione fittizia, facendo uso di pseudonimi e identità come se fossero account di forum, nella finta privacy che solo in internet puoi trovare.
Si sa quindi poco della Dream Catalogue, l’etichetta a cui fanno capo Hong Kong Espress e Telepath, i due musicisti dietro il progetto 2814. Estetica cyber-steam punk anni ’80/’90 prestata come scenario grafico a campionamenti stavolta strumentali, che si impastano con suggestioni urbanistiche e tecnologiche in un ambient parodistico ma freddo, quasi distopico.
È l’ironia celata dietro i tre dipinti distopici, tra i quali Birth of New day è senz’altro al vertice, che li accomuna alla corrente vaporwave, dalla quale partono, traggono e conservano, ma che sicuramente musicalmente travaricano.
Birth of a New day, l’apice della Vaporwave
Tokyo, i grattaceli, le luci al neon. La metropoli, la maestosità, il paurosamente inarrestabile percorso del progresso tecnologico. Da questo senso di inquietudine che chiunque avrà di certo provato nel corso della vita negli anni 00 deriva il bisogno di prendere le distanze, di mettersi dietro uno muro di vetro, che dia allo stesso tempo protezione, ma non ci privi della possibilità di guardare il mondo scorrere in tutta la sua ordinata frenesia.
L’artwork di Birth of a new day, album ambient nato dalla collaborazione di Hong Kong Express e Telepath テレパシー能力者 nel progetto 2814, offre subito all’occhio quei pochi elementi dei quali si ha bisogno per approcciarsi consapevolmente a questa musica. La chiave di lettura consiste appunto nel prendere le distanze. Dall’inerzia ossessiva della tecnologia, dalle correnti di pensiero omologate, dalla città, da sé stessi. Bisogna prima di tutto chiudere gli occhi, e poi immedesimarsi in quelle frammentarie gocce di pioggia che scorrono sulla vetrina che ci protegge da quella Tokyo così inquietante, viola e cibernetica.
Le suggestioni condensano lentamente in suoni di sintetizzatori eterei, pianoforti disgregati e poi ricuciti insieme, rumori di giungle urbane, e voci impersonali che guidano gli ascoltatori persi in questo viaggio trascendente, suggerendo la direzione giusta dove deragliare.
Birth of a new day si distacca parecchio dalle produzioni vaporwave, corrente estetica/parodistica alla quale lo si riconduce: rimangono i riferimenti alla terra del Sol Levante, l’ardita voglia di sperimentazione, dilatando i suoni e destrutturando il bagaglio musicale in possesso. Ma nel lavoro dei 2814 il materiale è tutto originale, suonato appositamente per questo disco, campionato e rielaborato per adattarlo ai diversi presupposti, non più ironici e neppure rassegnati nei confronti della modernità che avanza, ma freddamente distaccati.
Lo psiconauta che salirà su questo treno immateriale arriverà rapidamente alle viscere della sua mente, per smarrirsi, vagare, e conoscersi più affondo. In un epoca in cui il mondo sembra girare troppo in fretta, fermarsi giusto un’ora e imparare ad osservarlo dall’esterno può essere la soluzione giusta.
Lorenzo Di Meglio