Il nome “fuoco di Sant’Antonio” si riferisce volgarmente una sintomatologia dolorosa con sensazione di bruciore a cui segue una lesione cutanea simile ad una scottatura. Questa condizione è propria in particolare di due precise malattie: l’ormai rarissimo ergotismo gangrenoso e il comune Herpes Zoster.
Il santo a cui ci si riferisce è Sant’Antonio Abate, eremita egiziano ritenuto protettore del fuoco e delle malattie della pelle che, secondo la tradizione cristiana, si festeggia il 17 gennaio. Ma qual è l’origine del nome “fuoco di Sant’Antonio”? Ripercorriamo insieme la leggenda che ha reso così famoso il nome di questa malattia.
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Origine del nome fuoco di Sant’Antonio: storia del santo
Sant’Antonio abate nacque nel III secolo d.c. in Egitto e fu secondo la tradizione il fondatore del monachesimo cristiano nonché primo abate della storia. L’iconografia classica del santo lo rappresenta in abiti monastici, con un bastone a forma di “Tau” e spesso accompagnato da un maialino.
Nel XI secolo le reliquie di Sant’Antonio vennero trasferite nella regione francese del Delfinato, dove venne fondato il primo centro dell’Ordine dei Canonici Ospedalieri Antoniani, il cui compito principale era quello di prestare sostegno medico a coloro che soffrivano del cosiddetto “ignis sacer“, malattia altrimenti definita fuoco di Sant’Antonio.
Gli unguenti usati per lenire le lesioni cutanee dei malati venivano ottenuti dal grasso di maiale, perciò tale animale venne associato alla figura del santo. I santuari dedicati a Sant’Antonio in seguito proliferarono soprattutto nel sud della Francia e in Italia, diffondendo dunque la pratica di cura dei malati di fuoco di Sant’Antonio.
Leggenda del fuoco di Sant’Antonio
Oggigiorno si ritiene che le origini della tradizione del miracolo di Sant’Antonio derivino dalle infestazioni di Segale Cornuta che colpivano le piantagioni di cereali nel Nord Europa.
Per Segale Cornuta si intende la pianta infetta da Claviceps Purpurea, un fungo parassita delle graminacee il cui corpo fruttifero violaceo somiglia ad un piccolo corno. Questo fungo si diffonde producendo spore che infettano terreno, piante e animali, e contiene diverse sostanze chimiche dagli imponenti effetti biologici: tali sostanze appartengono alla famiglie delle ergotine o alcaloidi dell’ergot (ergot è il nome comune francese del fungo).
Gli effetti biologici delle ergotine sono mediati dall’interazione col sistema della serotonina, neurotrasmettitore dalle importanti funzioni neurologiche e cardiovascolari. Infatti a partire dalle ergotine si sono sintetizzati farmaci e droghe ancora oggi molto importanti; tra questi abbiamo l’LSD (celebre droga allucinogena), l’ergometrina (farmaco abortivo o emostatico post-parto), la bromocriptina (utile contro il Parkinson), l’ergotamina e la metisergide (usate contro l’emicrania).
Il pericoloso mix di sostanze assunte in caso di ingestione del fungo o di semplice contatto può comportare sintomi importanti. Tra quelli più comuni ci sono nausea, vomito, febbre, sudorazione, alterazioni dello stato di coscienza e spasmi muscolari. Quest’insieme di sintomi inquadra una vera e propria sindrome chiamata ergotismo, che può manifestarsi principalmente in due modi:
- Ergotismus convulsivus caratterizzato da prevalenti sintomi neuroconvulsivi di natura epilettica;
- Ergotismus gangraenosus caratterizzato da gangrena delle estremità per l’intensa vasocostrizione provocata.
L’ergotismo gangrenoso in particolare, a causa dell’infiammazione e del dolore urente che provoca, simulava la sensazione di bruciore associata ad un’ustione.
Il miracolo di Sant’Antonio
La tradizione del miracolo si diffuse dopo che numerosi fedeli dichiararono di essere guariti dal fuoco di Sant’Antonio dopo aver visitato i santuari ad esso dedicati.
Secondo gli storici il miracolo era da ascriversi ad un semplice cambio di alimentazione. Infatti la malattia veniva contratta principalmente nel Nord Europa dove il pane veniva fatto con la segale, che spesso era contaminata dalla Claviceps purpurea. I fedeli che si mettevano in pellegrinaggio verso i Santuari di Sant’Antonio a Sud cambiavano alimentazione mangiando pane di grano, e ciò attenuava i sintomi dell’intossicazione.
L’ultimo caso documentato di ergotismo in Europa risale all’intossicazione di massa del 1951 nella città francese di Pont-Saint-Esprit, dove più di duecento persone furono affette da allucinazioni e psicosi collettive, con tentativi di aggressioni e suicidi, dopo aver mangiato pane contaminato da Claviceps purpurea.
Secondo un’ipotesi alternativa un possibile ruolo eziologico sarebbe attribuibile anche al dimetilmercurio ritrovato nel concime ivi utilizzato.
L’utilizzo di antiparassitari specifici contro il fungo ha permesso di contenere i fenomeni di intossicazione ed ergotismo, che ad oggi rimane una condizione molto rara.
Herpes Zoster
In passato era estremamente difficile distinguere tra malattie differenti con simile sintomatologia. Per questo motivo con il termine di fuoco di Sant’Antonio venivano definite anche patologie diverse dall’ergotismo gangrenoso: ancora oggi tale termine è attribuito principalmente all’Herpes Zoster, malattia infettiva causata dal virus Varicella-Zoster (VZV), lo stesso agente responsabile della varicella.
L’Herpes Zoster infatti non è nient’altro che una recrudescenza aggressiva del virus della varicella che colpisce in età adulta. Si ha dapprima un’intensa sensazione di dolore e bruciore cutaneo, e poi la formazione di eruzioni crostose di color rosso scuro lungo diversi distretti corporei. Analogamente al virus Herpes simplex (appartenente alla stessa famiglia), il virus Varicella-Zoster dopo un’infezione primaria entra in una fase di latenza sfuggendo dal sistema immunitario.
La sede di latenza preferita sono i gangli dei nervi periferici: ciò spiega la distribuzione delle eruzioni che seguono il decorso dei nervi colpiti. Questo tipico aspetto viene chiamato distribuzione metamerica.
Conclusioni
L’equivoco nato attorno al miracolo di san’Antonio è emblematico di come spesso una mera coincidenza possa determinare l’affermarsi di una credenza fortemente radicata nella tradizione popolare. Ciò rafforza ancora di più l’idea che la semplice sequenza di eventi non sia abbastanza per stabilire un nesso causale, e che il metodo scientifico sia il più affidabile mezzo attraverso cui basare i fondamenti del sapere medico.
Antonio Spiezia
Sitografia
https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_abate
https://it.wikipedia.org/wiki/Claviceps_purpurea
https://www.medicinenet.com/script/main/art.asp?articlekey=14891
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12849122
http://www.famigliacristiana.it/articolo/sant-antonio-abate-l-eremita-del-fuoco-.aspx
https://it.wikipedia.org/wiki/Avvelenamento_di_massa_di_Pont-Saint-Esprit
http://www.my-personaltrainer.it/Articoli/Herpes_zoster.html
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