Middlesex è un romanzo dello scrittore americano Jeffrey Eugenides, autore di importanti bestseller tra cui Le vergini suicide e La trama del matrimonio. Vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 2003, Middlesex narra l’intricata vicenda di Calliope, intersessuale cresciuta come donna che scopre la sua natura negli anni difficili dell’adolescenza. Causa della sua condizione è da addurre a un gene che viaggia silenzioso nell’albero genealogico della sua famiglia e che solo dopo generazioni si manifesta nella sua persona. È questo il pretesto per cominciare a narrare la storia da molto lontano – dalla prospettiva ormai consapevole del quarantunenne Cal – intrecciando così diverse vicende legate alla tematica della ricerca dell’identità.
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La trama di Middlesex
I nonni di Calliope, Lefty e Desdemona, sono fratelli che abitano il villaggio di Bitinio, nella zona greca della Turchia dei primi anni del Novecento. A seguito di turbamenti politici che si risolvono in violenti scontri tra greci e turchi, sono costretti a emigrare nella lontana America in cui abita la loro cugina Sourmelina. Si sposano durante il lungo viaggio in nave che permette loro di inventarsi un passato diverso. Si preservano così dal disprezzo per la loro relazione incestuosa. A Detroit comincia la loro nuova vita, nel tentativo di trovarsi un lavoro e di integrarsi nella strana società americana. Daranno alla luce due figli, Milton e Zoe, che crescono con la figlia di Sourmelina, Tessie. Sarà un nuovo incesto, quello tra Milton e Tessie, cugini di secondo grado, a mettere al mondo Calliope. La sua accattivante narrazione ci condurrà nell’intensa e drammatica vicenda della sua rinascita come uomo.
L’identità cultura di una famiglia
Non è semplice restituire in poche righe l’intricata trama del lungo romanzo di Eugenides, difficile da inquadrare in un genere ben preciso. Lo si direbbe piuttosto un’opera ibrida che sa intrecciare con sapienza i toni del romanzo di formazione, della narrativa d’immigrazione e dell’autobiografia. La tematica principale dell’intersessualità del protagonista, che si racconta con singolare intimità al lettore, è intrecciata alla tematica dell’identità etnico-culturale di una famiglia greca immigrata nel continente americano nei primi decenni del Novecento. Un rapporto ambiguo nei confronti della terra d’adozione lo presentano infatti molti dei personaggi che compaiono nel romanzo. Da un lato oscillano verso la gratitudine nei confronti di uno stato che offre possibilità negate nella terra d’origine. Dall’altro verso la diffidenza nei confronti di un modo di vivere a cui è difficile assimilarsi.
Questioni mediche riguardo l’intersessualità
Middlesex riesce a presentare a un più vasto pubblico di lettori specifiche questioni mediche che si presentano intrise di problematicità. Di fronte a genitali “incerti” la tendenza più diffusa tra i medici è infatti quella di determinare all’atto della nascita il sesso del neonato, costringendolo con un’operazione chirurgica (ed eventuali cure ormonali in futuro) verso il genere maschile o il genere femminile. Le operazioni, totalmente arbitrarie, negano così la volitività del soggetto che le subisce. E proprio contro questo atto di violenza ingiustificata si sono scagliati nel corso degli anni gli attivisti intersessuali. Questi sostengono l’inutilità (e la brutale invasività) dell’operazione, nel caso in cui i genitali ambigui non determinano alcun problema fisico per la persona intersessuale. La giustificazione a tale tendenza medica è da rintracciare nella convinzione che si può costringere un soggetto nell’uno o nell’altro genere nel corso della sua vita, tramite l’educazione e le influenze dell’ambiente.
Rapporto tra biologia e ambiente
La questione sociale e culturale del genere si introduce nel romanzo nella figura del dottor Luce, versione parodiata del famoso sessuologo John Money. Costui era il maggior esperto delle questioni intersessuali in America durante gli anni Sessanta. Luce propone con convinzione ai genitori dell’adolescente di agire chirurgicamente sul suo corpo ormai cresciuto per costringerla anche biologicamente nel genere femminile. Se è stata cresciuta come donna, l’apparato genitale maschile sarà solo un problema per lei e sarebbe meglio per lei disfarsene subito. Questa la convinzione del dottor Luce, sostenitore dell’influenza dell’ambiente e dell’educazione sull’identità di genere del soggetto. Contro la teoria di questo autorevole medico si scaglia invece la decisione di Calliope di non intervenire sul suo corpo, assecondando la sua volontà di vivere come uomo. Si spoglia così degli abiti femminili, si fa radere i capelli, si mette in viaggio alla ricerca di sé: diventa ufficialmente Cal.
Un limite del romanzo
C’è tuttavia una falla, secondo le interpretazioni di molti critici letterari che hanno recensito Middlesex, nel tentativo di Eugenides di liberare Calliope/Cal dalle costrizioni del sistema binario di genere. Quest’ultimo prevede l’esistenza e la legittimità solamente del genere maschile e del genere femminile. Rendendo Cal un uomo eterosessuale, lo si reintroduce nello stesso sistema binario ed etero-normativo dal qual lo scrittore aveva liberato Calliope con la sua ribellione contro le insistenze del dottor Luce. È come se Eugenides non avesse coltivato appieno la possibilità di indagare le molteplici sfumature identitarie che trovano la loro ragion d’essere solo nel superamento del sistema binario e dei tradizionali paradigmi di genere.
Lo spettacolo di MOTUS
Provocazione, questa, accolta e sviluppata dallo spettacolo MDLSX della compagnia teatrale italiana MOTUS. Sotto la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, fautori del ventennale gruppo, la performer e attrice Silvia Calderoni ci conduce nel viaggio doloroso di Calliope che si scopre improvvisamente Cal. Con una giusta commistione di azione fisica, drammaturgia, nuove tecnologie, lo spettacolo procede per flash narrativi che integrano la vicenda autobiografica dell’androgina performer e la storia raccontata dal romanzo di Eugenides. È però il corpo nudo, danzante, sofferente, performativo di Silvia Calderoni a catapultarci nel dramma raccontato dal progetto di MOTUS. La compagnia riminese ha infatti rielaborato scenicamente le tesi di Judith Butler e Beatriz Preciado sul superamento del sistema binario di genere. Lo spettacolo è così diventato un manifesto della bellezza dello stare nel mezzo, tra le sfumature, nell’indeterminatezza della vita.
Salvatore Cammisa
Fonti:
Jeffrey Eugenides, Middlesex, Picador, New York, 2003
Olivia Banner, “Sing now, o Muse, of the recessive mutation”: Interrogating the Genetic Discourse of Sex Variation with Jeffrey Eugenides’ Middlesex, Signs, Vol. 35, No. 4 (Summer 2010), pp. 843-867