Quartieri jazz. La fusione tra i Quartieri spagnoli e New Orleans

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Quartieri jazz

Napoli. Incontro con i “Quartieri jazz” gruppo partenopeo “jazz manouche” fondato dal chitarrista dei Quartieri spagnoli, Mario Romano.

Quartieri Jazz è il nome del gruppo napoletano che da qualche tempo è sulla cresta dell’onda tra il folto pubblico di intenditori e appassionati partenopei. Il progetto musicale di Mario Romano, nasce dalla fusione tra sonorità jazz e rivisitazioni della musica tradizionale napoletana nel “neapolitan jipsy jazz” così come è definito dal leader del gruppo.

Coerentemente con il peculiarissimo genere, i luoghi privilegiati per le esibizioni non possono che essere gli antichi siti della città di Napoli come la Galleria Borbonica, il Museo del Sottosuolo, Villa Pignatelli, Palazzo Zapata, Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, Casina Vanvitelliana.

Anche sul piano dei contenuti e dei testi si privilegiano le tematiche che sconvolgono le vicende storiche della città e del suo popolo, lo spirito identitario e di appartenenza al territorio.

Le quattro giornate, una rivoluzione di idee

Le quattro giornate di Napoli è il titolo emblematico che allude alla particolare congiuntura sociale e politica verificata tra il 27 e il 30 settembre del 1943 che unì il popolo nella rivolta contro il nemico tedesco.

Un lavoro particolarmente interessante, oltre che per l’esecuzione magistrale delle performance per la coerenza tra tematiche, sound e atmosfere tipiche della napoletanità. La rilettura musicale delle vicende storiche di Napoli dei Quartieri jazz si carica di un forte messaggio sociale.

Consiste nell’incitare ad un sentimento sovversivo pacifico in memoria delle radici storico-identitarie che porti alla rinascita del territorio mediante le armi della cultura. Questa, la poetica della band partenopea che canta per Napoli una “resistenza culturale” una rivoluzione civile a partire dalle idee.

“Quartieri Jazz” il successo Napoletano

I “Quartieri Jazz” nel 2006 hanno vinto il premio della critica al “Teano Jazz Festival 2007” ottenendo nell’ estate 2008 un notevole riscontro da parte di critica e pubblico con una tourneè a Procida con ben 2 0 spettacoli sul porto della “Chiaiolella”.

Da qui è cominciato un anno ricco di successi con la partecipazione al “Teggian o Jazz Festival 2009”. Dopo la collaborazione “Radio Club 91” storica rete della città, si sono esibiti dal vivo per la stagione radiofonica e televisiva su canale Iride. Ha partecipato inoltre a “Estate nei musei” 2010, “Pozzuoli Jazz Festival 2011 guest Joe Amoruso”, Bagnoli Power Jazz Festival 2011″. Nel 2012 al “Teatro Festival” nello spettacolo di Antonella Monetti “E feste a Mare” su Viviani.

Abbiamo incontrato il leder del gruppo napoletano Quartieri jazz. Mario Romano, classe 1978, nato e cresciuto nei Quartieri Spagnoli, studia chitarra e composizione con i maestri Paolo Del Vecchio, Antonio Onorato e Franco Giacoja.

Studia solfeggio col maestro Gianni Desidery e partecipa ad una master class di Daniele Sepe, nonché seminari con Pietro Condorelli, Tullio De Piscopo. Nel 2010 consegue la laurea in jazz al conservatorio di Napoli mostrando sin da subito dedizione e costanza che lo porteranno ad intraprendere, unitamente alla attività di musicista, la professione di docente.

Quartieri jazz, l’intervista alla band

Come definite il vostro genere “neapolitan gipsy jazz”?

Il “neapolitan gipsy jazz” nasce da una mia intuizione avvenuta dopo l’acquisto di un cd su una bancarella a Montesanto fuori la metro pagato 3 euro più o meno nel 2006. Attratto dall’omonimia del chitarrista in copertina che si chiama “Romane”. A casa all’ascolto ne rimasi folgorato soprattutto perché già stavo suonando e cercando uno stile molto vicino al suo che poi ho scoperto trattasi del gipsy jazz o jazz manouche. Venivo da tutto un background di tipo jazzistico completato poi al conservatorio nel 2010. Ma grazie alla scoperta di questo genere sono riuscito poi a fondere tutto quello che avevo studiato in uno stile tutto mio molto personale che ho battezzato appunto Neapolitan gipsy jazz. La fusione con la musica napoletana è sicuramente l’elemento caratterizzante.

Come si coadiuvano le sonorità della tradizione napoletana con le influenze jazz?

La fusione è resa possibile soprattutto per le radici mediterranee tra i due generi. Sia le armonie che le melodie sono molto simili. Mentre il linguaggio dell’improvvisazione ha radici nel jazz di New Orleans a sua volta fuso con la tradizione tzigana. Un mix davvero esplosivo direi. Inoltre a questi elementi ho aggiunto l’uso della scala maggiore e minore napoletana. Scale studiate in tutti i conservatori del mondo che ci identificano. In molte composizioni cerco di scrivere in forma canzone e poco standard jazz. Questi elementi hanno reso sicuramente più accessibile al pubblico i nostri concerti, poiché anche se non si è molto vicini all’ascolto del jazz, un po’ elitario, questo genere direi che è più popolare ma comunque elegante.

Chi è il modello per la tradizione partenopea dei Quartieri jazz?

i modelli napoletani sono ovviamente tantissimi siamo figli del neapolitan power e quindi essendo chitarrista, Pino Daniele è il mio riferimento ed è l’artista che cammina accanto al progetto. Sono nato nel 78 a cavallo dei meravigliosi anni 80 dove Napoli era regina in tanti campi, dal cinema di Troisi alla musica. Ho ascoltato sin da bambino oltre la tradizione classica i vari Carosone, Gragnaniello, Avitabile James senese e tanti altri.

Se doveste essere la colonna di un film quale scegliereste?

Ci dicono spessissimo che facciamo musica da film o che comunque durante i concerti le nostre sonorità fanno quasi percepire delle scene da film. Confesso che è un mio sogno nel cassetto musicare un film napoletano. Abbiamo comunque già prestato le nostre musiche a vari cortometraggi e l’ultimo disco “le 4 giornate di Napoli”. È la colonna sonora del documentario sul “giorno dei fazzoletti” ovvero la giornata di resistenza e difesa del tesoro di San Gennaro, prodotto da Identità Insorgenti e che sta girando per numerosi festival.

Quali sono i progetti futuri dei Quartieri jazz?

Abbiamo appena iniziato a lavorare al nostro terzo disco che sarà interamente dedicato a Pino Daniele nostro faro. Metteremo in campo tutte le nostre forze per realizzare un lavoro all’altezza contando sui tanti artisti e amici che ruotano intorno al progetto. Ne vedremo e sentiremo delle belle.

Rosa Auriemma

Per approfondire: https://www.facebook.com/QuartieriJazz/

2 commenti

  1. […] Contaminazioni anche tra la musica salentina e la tradizione napoletana con la rivisitazione delle pizziche di Cellino San Marco,Torchiarolo e della tarantella di San Michele con le quali come di consueto Enzo Avitabile ha trascinato nelle danze spingendo nel contempo il pubblico alla riflessione, ricontestualizzando “U pecuraru”, brano tratto dalla cultura popolare maschilista terribilmente attuale. Straordinari anche i virtuosismi battenti di Alessandro Quarta con il suo Stradivari e Maurizio Colonna con il suo brano Taranta. […]

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