Domenica 4 marzo si terrà a Los Angeles l’attesissima notte degli Oscar 2018. Tra le pellicole più quotate troviamo Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri), in grado di vantare ben sette nomination. Il film della durata di 115 minuti, made in U.S.A., è scritto e diretto da Martin McDonagh. Inoltre, l’opera presenta un cast di tutto rispetto, tra cui: Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, John Hawkes e Peter Dinklage. Distribuito in Italia dalla 20th Century Fox, è ambientato come ci suggerisce il titolo stesso a Ebbing, nel Missouri.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri affronta la battaglia di una donna divorziata e madre soltanto di uno dei suoi due figli, Mildred Hayes (Frances McDormand), disposta a tutto pur di veder fatta giustizia nei confronti della sua defunta figlia, brutalmente violentata e bruciata viva da un ignoto carnefice. La protagonista affitta tre cartelloni per usi pubblicitari, facendovi affiggere domande provocatorie verso le forze dell’ordine locali, ree secondo Mildred di esser pigre ed accondiscendenti nella caccia al colpevole dell’efferato delitto.
Le accuse sono rivolte innanzitutto alla persona dello sceriffo Bill Willoughby (Woody Harrelson), membro stimatissimo della comunità di Ebbing, il quale, stando a voci di paese, risulterebbe da tempo malato di cancro in fase terminale. Tra i due protagonisti principali, dopo iniziali battibecchi ed incomprensioni, nasce un legame che li porta ad interagire oltre il mero rapporto professionale di circostanza, tant’è che lo stesso sceriffo verrà sempre più coinvolto dal dramma familiare della disperata madre, facendone una questione personale, nonostante l’inesorabile avanzare della sua malattia. La storia prosegue con nuovi personaggi, in primis Jason Dixon (Sam Rockwell), giovane poliziotto dal carattere violento, tormentato da seri problemi di alcolismo. Alla vicenda si aggiungono continui ostacoli ed inaspettati colpi di scena; ritmo e pathos narrativo accompagnano lo spettatore per tutto l’arco del film.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri: il grande cinema riscopre la “black comedy”
Tra gli innumerevoli meriti riconosciuti dalla critica al quarantottenne regista di origini irlandesi Martin McDonagh, quello di aver riportato in auge la cosiddetta “black comedy”. Infatti Tre manifesti a Ebbing, Missouri risulta volutamente un film tragicomico, intriso di humour nero, non a caso è un’opera in parte di marchio britannico, quasi a voler omaggiare un genere accantonato da tempo nel dimenticatoio, assieme al vecchio noir ed altri generi cinematografici considerati ormai obsoleti da Hollywood e provincia.
Lo stesso regista italiano Luca Guadagnino d’altronde ha conquistato quattro nomination agli Oscar 2018, grazie alla sua splendida creatura Chiamami col tuo nome, rispolverando un genere nostalgico neo-realista tipico del cinema indipendente, tanto caro ai vecchi cineasti, ma solitamente poco in voga ad Hollywood. La tendenza quest’anno appare tendenzialmente invertita, ossia premiare i registi capaci di sperimentare e riscoprire vecchi valori artistici del cinema d’autore.
Lottare per ottenere giustizia equivale alla giustizia stessa
Con Tre Manifesti a Ebbing, Missouri si è scelto di rischiare e sperimentare in maniera calcolata, cavalcando l’onda drammatica della tragedia familiare, donando al personaggio protagonista Milred Hayes un naturale sarcasmo, interpretato ad hoc da una sorprendente Frances McDormand. Tutti i personaggi presenti si sposano ottimamente col contesto ambientale-cinematografico, rivelandosi ben caratterizzati e complementari al racconto, i dialoghi risultano pungenti e mai noiosi, grazie alla sfacciata verve dei protagonisti e ad inquadrature molto profonde. Il film è intriso da un grande alone di mistero che coinvolge potenzialmente i vari protagonisti, ognuno con un ruolo ben definito nel racconto; la risoluzione del caso sembra prossima, venendo invece rimandata a seguito di smentite e nuovi indizi, in pieno stile Agatha Christie.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri entra di prepotenza dalla porta principale del Dolby Theater di Los Angeles, pronto a far incetta di statuette d’oro, comprese quelle per il miglior film, per la miglior attrice protagonista e forte della doppia candidatura per il migliore attore non protagonista (Woody Harrelson e Sam Rockwell). Il messaggio lanciato al cuore dello spettatore dal capolavoro firmato McDonagh è forte e tangibile: mai demordere o perdere speranza e fede dinanzi alle ingiustizie del mondo e dell’uomo. La ricerca della giustizia… è essa stessa giustizia.
Davide Gallo