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Luca Ciammarughi racconta il pianismo degli ultimi trent’anni
Da Benedetti Michelangeli alla Argerich. Trent’anni con i Grandi Pianisti è il titolo di un bellissimo libro di Luca Ciammarughi, pubblicato recentemente da Zecchini, casa editrice varesina specializzata in pubblicazioni musicologiche.
Lanciato sul mercato ad ottobre dello scorso anno, il saggio ha già riscosso un notevole successo di pubblico e critica: l’analisi-commento che qui si propone, dunque, giunge ormai preceduta da una lunga serie di elogi, giustamente tributati al libro ed al suo giovane autore.
Una personalità poliedrica: breve profilo biografico dell’autore
Prima di passare al commento del saggio, è doveroso spendere qualche parola per presentare Luca Ciammarughi, che ho la fortuna di conoscere personalmente.
Nato a Milano, classe 1981, Ciammarughi è pianista, critico musicale (collaboratore della rivista MUSICA) e conduttore radiofonico per l’emittente meneghina Radio Classica, targata Class Editori. Diplomatosi con il massimo dei voti e la lode nella classe di Paolo Bordoni al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, si è inoltre perfezionato seguendo un percorso sulla liederistica da camera con Stelia Doz (diploma accademico conseguito con lode) ed è laureato in lettere moderne.
Come concertista si è esibito presso importanti istituzioni musicali in Italia e all’estero e le sue trasmissioni radiofoniche, tra cui la seguitissima “Il pianista”, sono ormai diventate un punto di riferimento per gli appassionati del settore. Ha da poco pubblicato inoltre, nello stesso periodo in cui è uscito il saggio sui pianisti che qui si presenta, una monografia sulle ultime sonate per pianoforte di Franz Schubert.
Come si può facilmente dedurre, Luca Ciammarughi incarna dunque le due figure dell’interprete e dell’intellettuale a tutto tondo in un’unica personalità, una di quelle che è sempre più raro trovare al giorno d’oggi.
Il suo curriculum, tra l’altro, non si esaurisce soltanto agli achievements appena illustrati; tuttavia, l’aspetto più significativo della sua intera carriera, al di là del marcato stakanovismo che la contraddistingue, è la passione e la dedizione all’arte, sulle quali il giovane pianista e critico musicale ha costruito tutto il suo itinerario professionale e biografico.
Una Golden Age del pianoforte?
Da Benedetti Michelangeli alla Argerich è un saggio che tratta dei grandi pianisti protagonisti della scena concertistica internazionale degli ultimi trent’anni in forma di confessione autobiografica: di amore per la musica, ed in particolare per il mondo del pianoforte, da parte di Luca Ciammarughi.
Il principale scopo per cui il giovane pianista e critico musicale milanese ripercorre la carriera e le caratteristiche stilistiche di grandi virtuosi dell’epoca contemporanea¹ – dedicando ad essi capitoli che spaziano dal ritratto di carattere generale a quello in forma di recensione, per lo più sotto la suggestione delle impressioni immediate derivanti dall’ascolto – è dimostrare concretamente, tramite i nomi degli artisti proposti, che la fantomatica Golden Age del pianoforte, tante volte decantata, invocata e (soprattutto) rimpianta, tutto sommato non esiste.
La tesi di fondo di questo libro in definitiva è che, per quanto lo si senta dire spesso, non è corretto affermare che i pianisti del passato suonassero meglio (o peggio) di quelli attivi attualmente o nell’arco temporale considerato (gli ultimi trent’anni, appunto): semplicemente la Storia, con i suoi corsi e ricorsi, determina un’evoluzione del gusto all’interno della società e, di conseguenza, anche della tecnica e dello stile interpretativo.
Prova ne sia uno dei capitoli finali del libro, dedicato al panorama pianistico del nostro paese – tanto spesso bistrattato, con una buona dose di spirito esterofilo, proprio da noi stessi italiani – ricco di riferimenti tanto alla carriera di pianisti rappresentanti attualmente una solida realtà quanto a quelli che vengono considerati tra le giovani promesse del Bel Paese.
Emblematica, d’altronde, la dedica di Luca Ciammarughi al maestro, Paolo Bordoni, e «a tutti i giovani che studiano pianoforte con dedizione e amore».²
Caratteristiche stilistiche della prosa di Ciammarughi
Leggere Da Benedetti Michelangeli alla Argerich di Luca Ciammarughi significa vivere, attraverso le emozioni e le impressioni di un altro individuo, un’esperienza unica di trascendenza mentale in un altrove contraddistinto da un tempo ed uno spazio ben determinato: quello delineato dall’autore, per l’appunto.
Esso, in linea di massima, coincide con quello di un incontro avvenuto tra Ciammarughi ed uno degli artisti di cui si tratta, oppure di un concerto cui lo scrittore ha assistito personalmente o ascoltato tramite una registrazione audio-video. La capacità del critico di cogliere l’essenza stessa del pianismo nel suo farsi musica, con un gusto tutto particolare nella citazione dell’aneddoto o nella descrizione del dettaglio tecnico, rende questo saggio una vera e propria miniera di informazioni per il pianista professionista così come per l’appassionato.
Tutto ciò, inoltre, è presentato con uno stile di scrittura che permette a chi legge di potersi immedesimare totalmente nella situazione che viene descritta: il lettore viene così, dunque, a configurarsi alla stregua di un amico che assista, in compagnia dell’autore, all’evento restituito magistralmente dalla narrazione.
Luca Ciammarughi e la critica musicale di tendenza
Luca Ciammarughi possiede un dono, connaturato alla sua persona: una felicità di eloquio che assume caratteristiche di sensualità e ricercatezza dalla fisionomia tuttavia affatto naturale, in totale assenza di manierismi.
Non sarebbe azzardato affermare che una delle sue principali caratteristiche stilistiche sia un virtuosismo nella conciliazione degli opposti. Con lui infatti il critico cede il passo al poeta, il nitore della prosa assume al contempo contorni sfumati, lo sfoggio di cultura non diventa mai pedante ostentazione bensì rivela un animo sensibile che riesce, nel bene e nel male, ad alimentare anche interessanti dibattiti pertinenti sui social, alla stregua di un fenomeno culturale dal carattere mainstream, destinato però paradossalmente ai soli appassionati.
Nel caso di Luca Ciammarughi il termine inglese, utilizzato per rendere meglio l’idea, è da considerarsi non nell’accezione dispregiativa, come viene generalmente inteso, bensì in senso lato, possibilmente estendendo il concetto al più alto grado di significazione.
Luca Ciammarughi ovvero della divulgazione musicale nell’era dei social network
Stupisce constatare quanto nel corso degli ultimi dieci anni il modo di fare divulgazione musicale sia cambiato, anche grazie al lavoro svolto con amore e competenza da questo serio e raffinato musicista.
Infatti, a proposito di quanto si diceva poco più sopra con riferimento alla cultura mainstream, Luca Ciammarughi riesce tra l’altro, grazie anche al suo charme di pianista colto, a convogliare sui social network (ed in particolare sul più noto di tutti, Facebook) un flusso di informazioni di altissimo concetto, riuscendo al contempo a garantirsi un cospicuo numero di followers.
Non è un caso se mutuo il termine dal gergo inerente alle tecnologie digitali: è senz’altro un fatto che, nonostante il contenuto “elevato” degli argomenti a cui Luca Ciammarughi dedica le sue trasmissioni radiofoniche ed i suoi scritti (siano essi articoli, saggi o semplici post sui social), la sua opera di divulgazione, posizionandosi nettamente controcorrente rispetto alla desolante situazione della cultura massmediatica di tendenza,³ si presenta come un genuino contraltare di bellezza, gettando squarci di luce sulla banalità dell’odierno panorama culturale italiano.
Conclusioni e commenti
In definitiva, il libro di Luca Ciammarughi si qualifica dunque come una gemma di raro splendore, acquistando un significato ed un interesse particolare soprattutto per studenti di pianoforte, docenti, professionisti e appassionati della letteratura pianistica.
È piacevole constatare, a questo proposito, quanto il giovane musicista e intellettuale riesca oggi a far presa presso un determinato pubblico di destinatari grazie soprattutto al suo modo di porsi, originale e accattivante allo stesso tempo, contribuendo in parte a determinare anche le attuali correnti del gusto italiano.
Certo, si tratta pur sempre di musica classica e non della serie A del campionato di calcio; c’è da dire, tuttavia, che se negli ultimi anni nel nostro paese si è registrato un pur minimo aumento di interesse nei confronti dell’arte musicale, una significativa dose di merito va senz’altro a Ciammarughi ed al suo affascinante stile divulgativo.
Gianluca Blasio
Note
1. Si spazia, come da titolo, dall’apollineo Arturo Benedetti Michelangeli alla esuberante Martha Argerich, passando per nomi di altrettanto note celebrità della tastiera come Aldo Ciccolini, Maurizio Pollini, Alfred Brendel, Krystian Zimerman e Grigorij Sokolov, nonchè di geniali outsider come Sergio Fiorentino, Jurij Egorov, Cristopher Falzone e tanti altri.
2. Dall’Introduzione, p. 2.
3. Il cui fondamentale pilastro è la tv dei talent show, dei reality e delle serie tv d’accatto.
Fonti e bibliografia
- Luca Ciammarughi, Da Benedetti Michelangeli alla Argerich. Trent’anni con i grandi pianisti, Zecchini Editore, Varese 2017;
- Videopresentazione a cura dell’autore:
Si consiglia peraltro la lettura dei seguenti saggi di carattere generale:
- Harold C. Schonberg, The Great Pianists. From Mozart to the Present, Simon & Schuster, New York 1987;
- Stuart Isacoff, A Natural History of the Piano, Knopf, New York 2011 (tradotto in italiano come Storia naturale del pianoforte, EDT, Torino 2012);
- di Piero Rattalino i due saggi Da Clementi a Pollini. Duecento anni con i grandi pianisti e Pianisti e fortisti, entrambi editi da Ricordi/Giunti, Firenze/Milano rispettivamente nel 1983 e 1999.