David Lynch è conosciuto soprattutto per il suo cinema sperimentale e per la serie Twin Peaks, ma oltre a essere un grande regista e produttore è anche un grande artista.
David Lynch pittore: gli esordi
Lynch inizia a dipingere fin da piccolo, influenzato dall’arte di Bushneel Keeler.
Verso la metà degli anni ’60 frequenta la Corcoran School of Art di Washington, la Boston Museum School e in seguito la Pennsylvania Academy of Fine Arts di Philadelphia.
Nel ’64 parte per un viaggio in Europa e si presenta a Salisburgo con una lettera di presentazione da dover presentare a Oskar Kokoschka per diventare suo allievo, ma non lo trova.
Dopo il suo matrimonio e la nascita di sua figlia Jennifer abbandona i colori brillanti per passare a monocromie e la rappresentazione di soggetti inquietanti.
L’arte del grottesco e l’arte del movimento
“tutti i miei quadri sono delle commedie organiche e violente.”
La sua prima opera che riporta il cambiamento è The Bride (1967) con la raffigurazione di una donna che abortisce da sola.
Nello stesso anno Lynch si avvicina all’immagine in movimento e inizia a concepire il suo primo vero cortometraggio, The Alphabet, che combina animazione e fotografia, nasce da un incubo avuto da sua nipote. Una ragazzina cerca di afferrare le lettere che le schizzano sangue addosso, alla fine è lei a vomitare sangue.
Fa uso di inserti animati che appaiono anche in The Grandmother (1970) e diventano per lui figure predominanti.
I suoi cortometraggi sono un richiamo, per le sue figure contorte e torturate, a Francis Bacon, da lui tanto ammirato e definito una specie di eroe.
Bacon annulla le barriere tra carne e materia, tra umano e animale, tra astratto e figurativo.
Un altro artista da lui molto ammirato e seguito è Edward Hopper, che secondo la sua visione non ha nulla a che fare con la sua pittura ma riporta l’immaginario americano, una stanza in cui si inizia a immaginare uno, dieci film.
In seguito pittura e cinema prenderanno vie parallele.
Dal 1987 inizia ad organizzare mostre in tutto il mondo.
La pittura come racconto
Per Lynch la pittura non è qualcosa di statico ma ha in sé una storia e una spiccata qualità organica.
Nei suoi quadri popolano presenze umane o meno.
In Mom’s Home and She’s Really Mad (1990) una figura dal volto informe, un grumo di colore bianco, sta rozzamente a braccia e gambe divaricate, con il corpo sostituito da una specie di enorme vagina.
L’immagine non deve avere solo un impatto violento ma innesca un universo finemente narrativo e questo lo riporta bene nei suoi film.
Anche la natura organica ha la sua parte, infatti si parla del rapporto fisico tra l’artista e l’atto di dipingere.
Lynch distribuisce i colori con le dita ed è come se seguissero una loro linea, prendessero vita al di fuori di sé per lasciare che avvengano eventi casuali, stranezze, come gli impasti di colore che diventano ferite aperte, corpi urlanti e dall’altra parte la nascita e vita di un mondo sub-organico, un mondo che fa parte dell’inconscio.
“ma dai ciliegi cola fuori la resina, a volte nera a volte gialla, con milioni di formiche rosse che ci strisciano sopra. mi sono accorto che se si guarda più da vicino questo mondo meraviglioso, sotto ci sono sempre delle formiche rosse.”
David Lynch
Ilaria Martorelli
Bibliografia: David Lynch, Garage Cinema Autori Visioni, Paravia Editore, Torino, 2000