La carriera artistica di Luca Guadagnino è costellata da varie opere di successo, ognuna delle quali incentrata su svariate tematiche, tematiche spesse volte anche delicate. Nonostante il regista-sceneggiatore palermitano risulti attualmente il personaggio più in del panorama cinematografico italiano, grazie alle recenti quattro nomination alla notte degli Oscar, lo stesso ha dovuto sgomitare non poco per affermarsi nel cinema che conta.
Guadagnino: dalle origini etiopiche alla laurea in Lettere
Nato a Palermo nel 1971, da padre siculo e madre etiope, il piccolo Luca trascorre i primi sei anni della propria infanzia in Etiopia, per poi ritrasferirsi nuovamente nella amata Palermo, dove consegue il diploma presso il Liceo Scientifico Galileo Galilei. Successivamente Guadagnino ottiene la Laurea nella Facoltà di Lettere frequentando l’Università La Sapienza di Roma, discutendo una tesi incentrata sulla figura del regista statunitense Jonathan Demme, per il quale non ha mai nascosto la propria infinita ammirazione.
Guadagnino inizia la propria carriera nel 1996 girando alcuni documentari, mentre l’esordio cinematografico è datato 1999 ed avviene durante il Festival di Venezia con il lungometraggio The Protagonists. Dopo aver diretto varie pellicole di nicchia con uno scarso riscontro economico, il boom commerciale giunge grazie a Melissa P, controversa trasposizione cinematografica del famoso bestseller “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” scritto da Melissa Panarello. Con Io sono l’Amore, scritto, prodotto e diretto dallo stesso Guadagnino, arrivano i primi riscontri positivi unanimi da critica e pubblico. Seguono varie opere, tra cui la produzione di vari cortometraggi come Diarchia e Padroni di casa, quest’ultimo diretto dal collega amico Edoardo Gabriellini. Nel 2015 il regista siculo realizza uno dei suoi film più riusciti, ossia A Bigger Splash, presentato direttamente alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il vero successo internazionale per Luca Guadagnino sarebbe giunto soltanto qualche anno più tardi, grazie al suo capolavoro Chiamami col tuo nome.
Hollywood scopre il talento di Guadagnino
Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense André Aciman, Chiamami col tuo nome lancia il nome di Guadagnino nell’olimpo dei maestri del cinema realista-indipendente. Girato prevalentemente a Crema, il film conclude la celebre trilogia del desiderio dopo Io sono l’amore ed A Bigger Splash. L’opera ottiene consenso unanime di pubblico e critica, venendo giudicato tra i dieci migliori film in assoluto dell’anno e conseguendo ben quattro nomination agli Oscar 2018: miglior film, miglior attore, miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora.
La storia narra un tormentato amore omosessuale tra adolescenti in pieni anni ’80, con tutti i tabù e le contraddizioni legati all’epoca. Il film, pur presentando scene sessualmente esplicite condite da immagini forti e dialoghi accesi, viene definito da Guadagnino un racconto per famiglie, rifuggendo dunque la catalogazione, quasi riduttiva e dispregiativa, a film per gay. Lo stesso regista-produttore considera la sua creatura un’opera che ispira “la bellezza della nascita di un desiderio“, come a voler rimarcare il carattere edonista della pellicola, rinnegandone appunto la stereotipa appartenenza a mero film di genere. Nonostante Chiamami col tuo nome sia riuscito ad aggiudicarsi una sola statuetta nella categoria miglior sceneggiatura non originale, il quarantasettenne regista ha dichiarato alla stampa di ritenersi onorato dall’esperienza hollywoodiana, degno riconoscimento alla sua coraggiosa scelta artistica.
Luca Guadagnino ha così risposto alle pressanti domande dei giornalisti riguardo la descrizione del suo recente successo cinematografico: “Questo è un film per famiglie, mi piace pensare che sia un film volto alla trasmissione della conoscenza. Di conseguenza abbiamo mostrato sullo schermo solo ciò che volevamo mostrare. Il genere in cui ho incapsulato questo film non richiede certo di mostrare organi nudi, ciò che volevo mettere in scena era l’intimità tra due persone quindi ho lavorato sulla chimica tra i miei protagonisti”.
Davide Gallo