Prima di Tomb Raider ci sono stati molti altri film basati su franchise videoludici che sono usciti nelle sale nel corso degli anni, ma tutti o quasi, purtroppo, si sono rivelati delle cocenti delusioni e il più delle volte dei fallimenti su tutta la linea, sia dal punto di vista tecnico sia (soprattutto) della sceneggiatura. Un esempio può essere il recente Assassin’s Creed, diretto da Justin Kurzel (regista di Macbeth) con un Michael Fassbender particolarmente sottotono rispetto al solito e una colonna sonora non sempre azzeccata, sebbene il film vantasse delle scene d’azione molto ben girate.
Per non parlare poi di un film come Super Mario Bros., film del 1993 diretto da Rocky Morton, Annabel Jankel e Roland Joffé basato sull’omonimo franchise videoludico sui due famosissimi fratelli idraulici italiani creato da Shigeru Miyamoto, che fu il primissimo film della storia ad essere tratto da un videogioco, ma che quasi nulla aveva da spartire con la materia originale da cui era tratto, finendo per prendere una strada tutta sua andante sul grottesco e sul trash della peggior specie. Meglio stenderci sopra un velo pietoso.
Molto meglio invece il Ratchet & Clank di Kevin Munroe, tratto dalla celeberrima saga cartoonesca in esclusiva PlayStation, praticamente identico al design originale anche per via del fatto che, a seguito dello sviluppo della nuova iterazione del franchise per Ps4, le cutscenes d’intermezzo tra un livello e l’altro del gioco sono state prese e copincollate direttamente dal film.
Per quanto riguarda questo nuovo Tomb Raider, esso è basato sulla storica saga nata nel 1996 su PlayStation 1, pubblicata da Eidos Interactive e sviluppata inizialmente da Core Design, per poi essere rilanciata nel 2013 grazie alla software house Crystal Dynamics con un reboot totale della stessa, un gioco per le console di settima generazione che si propone di riazzerare completamente la saga partendo dall’inizio e quindi con protagonista una Lara Croft ancora ragazzina, insicura ed inesperta. Ed è proprio da tale reboot che la presente pellicola attinge a piene mani, presentandoci appunto una Lara, interpretata dalla giovane attrice svedese Alicia Vikander, ancora poco più che ventenne e che fatica a sbarcare il lunario cercando di tirare avanti con i lavoretti più disparati rinunciando alla ricca eredità di suo padre, Richard Croft, interpretato da Dominic West, e della sua famiglia, compreso il celebre maniero Croft (ricreato esteriormente come una copia molto fedele anche ai primi capitoli della saga videoludica per Ps1). Nulla a che vedere, quindi, con la Lara Croft già eroina ed esperta archeologa cacciatrice di tombe mostrataci nel primo film omonimo del 2001 diretto da Simon West, in cui era interpretata da un’affascinante Angelina Jolie, né tantomeno con il suo seguito diretto del 2003 di Jan de Bont, sempre con la Jolie, i quali film erano infatti ispirati molto di più ai primissimi capitoli della saga per Ps1.
Questo reboot cinematografico ci mostra invece una Lara che cercherà di capire proprio cosa è successo a suo padre, sparito diversi anni prima in seguito ad una spedizione su una misteriosa isola al largo delle coste del Giappone, nel bel mezzo del “Mare del Diavolo”. Un film, il Tomb Raider del norvegese Roar Uthaug, che è forse uno dei migliori tratti da un videogame. Può essere considerato tale grazie ad una fotografia con colori molto accesi e con toni prevalentemente caldi che valorizza molto lo scenario naturale del set di Città del Capo, in Sudafrica, in cui si sono svolte le riprese, ma che riesce anche ad usare molto bene toni un po’ più freddi, ma mai troppo caricati, soprattutto ad esempio durante la scena del naufragio. Si punta molto su uno stile di macchina a mano, ma usato molto sapientemente e mai confusionario. Le scene d’azione sono ben girate e comprensibili, coreografate in maniera abbastanza credibile. La Vikander ha dato il meglio di sé nel film, tant’è che ha deciso di eseguire personalmente quasi tutti i suoi stunt, ricorrendo molto raramente a controfigure, rendendo così il suo personaggio molto simpatico e carismatico, tanto da riuscire a far affezionare subito lo spettatore ad esso.
Le musiche del film sono composte ed orchestrate da Tom Holkenborg, una persona che sa fare abbondantemente il suo lavoro dato che ha lavorato a colonne sonore di tutto rispetto di film come Deadpool, Mad Max Fury Road e Batman V Superman: Dawn of Justice (questi ultimi due sotto lo pseudonimo di Junkie XL). Una pecca fondamentale del film, però, risiede nel cattivo antagonista, Mathias Vogel, interpretato dal bravissimo Walton Goggins, il quale è riuscito a farsi valere con la sua grande performance come lo sceriffo Cheis Mannix nel capolavoro The Hateful Eight del maestro Quentin Tarantino. Sfortunatamente, però, come accennato, il villain di questo nuovo Tomb Raider risulta essere un po’ troppo monocorde e non molto approfondito psicologicamente.
Si può quindi parlare di Tomb Raider come di un ottimo film d’azione, che come detto è ispirato per lo più sull’ultima versione del franchise videoludico, quel reboot del 2013 e il suo seguito diretto del 2015, Rise of the Tomb Raider, dai quali infatti prende quasi pedissequamente e pari pari certe battute e certe sequenze (in particolare dal primo del 2013), che sono praticamente identiche e quindi si tratta di nulla di nuovo per chi ha già giocato tali giochi. Ma chi non li ha giocati o non conosce proprio la materia originale, si ritroverà davanti un’ottima interpretazione di un personaggio molto giovane ma molto retto, saggio, intraprendente e pronto ad affrontare molte altre sfide ed avventure con tenacia e caparbietà.
Antonio Destino