L’abbiamo attesa per dieci anni, e alla fine è arrivata. La fine, appunto. La fine di un meraviglioso (anzi, a questo punto sarebbe meglio dire “marvelous”) viaggio cinematografico durato dieci anni, un viaggio fatto di gioie, dolori, di emozioni, di momenti epici, altri un po’ meno, certe volte anche di momenti un po’ “meh” e certe altre invece di cocentissime delusioni, di cui ancora oggi portiamo le cicatrici. Ma oggi siamo qui, e siamo arrivati a questo momento più carichi ed in forma che mai. Noi, così come le persone che hanno permesso e dato vita a tutto questo, che nel corso di questa decade hanno saputo sorprenderci e lasciarci spiazzati, sia nel bene che nel male, e che stavolta sono riuscite a confezionare un pacchetto (e che pacchetto, anzi, un pacco regalone coi fiocchi, una roba di tipo dieci chili) molto speciale, che è Avengers Infinity War, che racchiude la summa di tutto ciò che è stato visto negli scorsi due lustri, ma pompata all’ennesima potenza.
Avengers Infinity War è un ottimo film, partiamo subito da questo. Un film per famiglie divertentissimo, frenetico dall’inizio alla fine, coloratissimo, con una fotografia prevalentemente calda che non stanca mai l’occhio (giustamente, anche per le numerosissime sequenze action che compongono la pellicola) e che, insieme a momenti che trasudano epicità da tutti i pori, regala anche sequenze letteralmente da infarto (ma non da jumpscares, sia chiaro, non siamo per niente sui lidi dell’horror) che spiazzano completamente lo spettatore lasciandolo sulla poltroncina del cinema a chiedersi “No! Com’è possibile? Non può star succedendo davvero!”
Un maxievento che è stato studiato (benissimo e nei minimi dettagli) da molto prima che uscisse il primo Avengers, ma che solo ora, prendendosi il giusto tempo (che poi verrà sfruttato a dovere da Thanos nel film…), vede finalmente la luce in tutto il suo splendore.
Un film, Avengers Infinity War, tecnicamente quasi impeccabile, che vanta di primi e primissimi piani letteralmente da togliere il fiato, dei colori sgargianti e morbidi (ma, come accennato, mai stancanti) uno stile di macchina a mano ma usato nelle sequenze più tranquille e meno movimentate (per tenere alto il ritmo, sebbene esso venga smorzato forse un po’ troppo e in maniera incerta in alcune sequenze atte ad esplicare la trama, con qualche conseguente calo di sorta, ma nulla di che) per poi passare ad inquadrature solide e studiate alla perfezione nelle sequenze più movimentate e di combattimento, con la telecamera che segue bene i personaggi e fa comprendere alla perfezione ciò che sta accadendo su schermo. Per non parlare poi di una sceneggiatura forse con solo qualche leggera sbavatura, tipo una gestione dei tempi un po’ raffazzonata, ma nulla di particolarmente importante lasciato al caso e che impedisca una gradevole visione della pellicola, e dei campi lunghi e delle panoramiche che riescono a valorizzare al meglio, anche grazie al formato IMAX usato per l’intero lungometraggio, gli scenari naturali e cittadini dello stato fittizio del Wakanda, che qui assume un ruolo praticamente fondamentale.
La pellicola dei fratelli Joe ed Anthony Russo, ormai consacrati definitivamente dal produttore e presidente dei Marvel Studios Kevin Feige al ruolo di showrunner a tutti gli effetti del franchise dopo l’addio di Joss Whedon (precedentemente regista del primo Avengers e di Avengers Age of Ultron), vede come protagonista assoluto Thanos, il titano pazzo creato nel 1962 da Jim Starlin interpretato nel film dal monumentale Josh Brolin, intento ad impossessarsi delle sei gemme dell’infinito (la gemma della realtà, quella dello spazio, cioè il Tesseracht già visto nel primo Avengers di Whedon, quella del tempo, del potere, della mente e quella dell’anima, per la quale tutti da tempo stanno intasando i vari canali social con mille teorie e speculazioni fantasiose sul dove possa trovarsi all’interno del film. La risposta sarà letteralmente traumatica) per poterle incastonare nel suo Guanto dell’Infinito e poter spazzare via mezzo universo esistente.
Inutile dire che tutti i personaggi che abbiamo imparato a conoscere nei film precedenti gli daranno non poco filo da torcere, dagli Avengers capitanati da Tony Stark, a Thor, ai Guardiani della Galassia (tra l’altro il fatto che James Gunn, regista proprio di Guardiani della Galassia Volumi 1 e 2, qui sia anche in veste di produttore, è praticamente una garanzia per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi e la qualità del prodotto finale), passando per Spider-Man.
I vari personaggi riescono bene, in Avengers Infinity War, a ricavarsi il loro spazio vitale all’interno della pellicola, e tutti loro sono ben caratterizzati e chi non ha mai visto un film dei Marvel Studios prima di questo può comprendere sebbene molto superficialmente, chi siano tutti i vari characters grazie ai dialoghi che li vedono presentarsi man mano (anche se ovviamente, per avere almeno un minimo di preparazione e riuscire a comprendere un po’ meglio ciò che muove le loro azioni, è pur sempre bene visionare almeno anche i primi due film della trilogia di Joss Whedon).
Una fine, che però è anche un nuovo e scoppiettante inizio, che riparte e rinasce dalle ceneri del vecchio (letteralmente. Guardate il film e capirete cosa intendo), per una saga che anzi sembra proprio non volerne sapere proprio di fermarsi, almeno per il momento, avendo ancora molto da dare e da dire.
Semplicemente, appunto, marvelous.
Ah, a proposito: cosa abbiamo imparato, come un mantra, in questi dieci anni marvelliani? Ovviamente mai e poi mai uscire dalla sala prima della fine di tutti (ma proprio tutti) i titoli di coda.
E la sequenza presente al termine di Avengers Infinity War deve essere vista assolutamente, altrimenti molte cose che verranno dopo saranno praticamente incomprensibili per il grande pubblico.
Antonio Destino