Io sono il sergente maggiore Hartman, vostro capo istruttore. Da questo momento potrete parlare solo quando vi sarà richiesto! E la prima ed ultima parola che dovrà uscire dalle vostre fogne sarà “signore”. Tutto chiaro luridissimi vermi?
Così si presenta il sergente maggiore istruttore Hartman, alias Ronald Lee Ermey, ai propri aspiranti soldati marines durante la scena iniziale di Full Metal Jacket, film capolavoro del maestro Stanley Kubrick.
Full Metal Jacket: meccanizzazione dell’uomo, eliminare ogni sentimento di umanità
La storia racconta le vicende di un gruppo di giovani ragazzi che aspirano ad entrare nel temutissimo corpo dei marines, dal duro addestramento militare fino al Vietnam, svelando sogni e paure che si celano nell’animo di ogni soldato, con la guerra a far da sfondo, come parte integrante delle aspirazioni e contraddizioni umane. Full Metal Jacket non s’atteggia al classico cliché del film made in U.S.A, gli Stati Uniti non rappresentano il bene opposto al male assoluto. L’opera analizza il processo di meccanizzazione che avviene all’interno dell’esercito, finalizzato ad eliminare ogni briciola di umanità dal cuore dei futuri marines, destinati appunto a divenire macchine da guerra, portatrici di morte e distruzione.
Il personaggio del sergente istruttore Hartman è perfetto per l’idea che l’opera di Kubrick intende trasmettere allo spettatore: “qui siete tutti uguali, nessuno conta nulla, io ho il compito di trasformarvi in perfetti soldati al servizio del vostro Paese…”
La recitazione del compianto Ronald Lee Ermey è magistrale, stesso vale per il doppiaggio italiano, che riesce a caratterizzare al meglio l’aria di superiorità insita nel personaggio diretto da Kubrick. Hartman incute al contempo soggezione e rispetto nei propri uomini, identiche emozioni vissute dallo spettatore, che “ama odiare” simili personaggi, a dimostrazione che i “cattivi” piacciono sempre, risultano trainanti per la felice riuscita del prodotto cinematografico, soprattutto se ben caratterizzati e contestualizzati. La sua è una “faccia da guerra” degna di rispetto, il sergente istruttore rappresenta il soldato ideale, privo di qualsiasi umanità e dedito esclusivamente a servire l’amata patria.
Al fine di donare ulteriore credibilità a Full Metal Jacket, Stanley Kubrick vietò agli attori di dialogare tra loro, nonché di avere qualsiasi rapporto amichevole, prima e durante le riprese del film, con Ermey, così da creare una reale soggezione tra soldati e sergente. Lo stesso attore ha realmente servito gli Stati Uniti, occupando posizioni rilevanti all’interno dell’esercito americano, il che rese alquanto spontaneo, seppur con la dovuta enfatizzazione cinematografica, l’interpretazione del suo personaggio. Il soldato soprannominato Palla di lardo (Vincent D’Onofrio) è l’unico a non adeguarsi completamente ai rigidi canoni imposti dal corpo dei marines, mantenendo sentimenti di umanità, ciò comporterà un esaurimento nervoso che lo condurrà alla follia ed al conseguente omicidio-suicidio, vittima proprio l’odiato sergente istruttore. Full Metal Jacket mostra come disciplina militare e meccanizzazione risultino una mera maschera, utile a celare la natura umana, fragile ed emotiva.
Hartman e i suoi “fratelli cattivi”: dal lato oscuro di Dart Fener a Joker e… Ciruzzo
Il ruolo dell’antagonista risulta indispensabile per la buona riuscita di qualsiasi racconto. Da sempre la figura del cattivo ispira scrittori di ogni genere letterario. Stesso dicasi ovviamente per cinema e piccolo schermo che ancor più necessitano di personaggi appunto, accattivanti, per donare maggior pathos al prodotto e sedurre un pubblico divenuto col tempo più smaliziato ed esigente. Il ruolo che nel corso dei decenni ha assunto l’antagonista di turno è andato evolvendosi, merito anche del “cattivo intergalattico” per eccellenza, Dart Fener, colui che controlla il lato oscuro della Forza nella saga Star Wars; probabilmente il cattivo più famoso e amato in assoluto.
Non potevano certo mancare i nemici dei super eroi, tra cui il Joker, interpretato al cinema da svariati attori, i più ricordati e con le interpretazioni meglio riuscite, Jack Nicholson e Heath Ledger, quest’ultimo davvero spettacolare nella recitazione che purtroppo, causa tragica scomparsa, segnò artisticamente il suo canto del cigno, conquistando l’oscar come miglior attore non protagonista. Loki, negli Avengers, il quale prima combatte i Vendicatori, per poi divenire alleato del fratello semi-dio Thor.
Abbiamo poi il cattivo inteso semplicemente come rivale sportivo del protagonista, esempio lampante Apollo Creed in Rocky, che nelle serie successive della saga diviene allenatore ed amico fraterno del pugile italo-americano. Come non citare poi Antony Hopkins nei panni del geniale cannibale dr. Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti, proseguendo col grande Al Pacino che interpreta il male nella sua forma più assoluta ne L’Avvocato del Diavolo.
Nel wrestling, sport-entertainement praticato in tutto il mondo, in particolare Stati Uniti, Giappone e Messico, vi sono da un lato i buoni, soprannominati “face“, dall’altro gli “hell”, sleali e spietati, che il pubblico, finzione per finzione, finge di odiare. Gli stessi cartoni animati, tra cui i seguitissimi manga giapponesi, hanno i propri hell di turno. Ne L’uomo tigre l’antagonista di Naoto Date risponde allo pseudonimo di Mister X, mentre in Ken il Guerriero, Ken Shiro è costretto a dover fronteggiare, per la supremazia della divina scuola di Hokuto, il malvagio fratello maggiore Raul.
Da menzionare inoltre la serie animata Holly e Benji, nella quale il piccolo calciatore Oliver Hutton affronta in campo il temutissimo rivale attaccante della Muppet Mark Landers, in seguito amico e compagno di nazionale nel Giappone. Analogo discorso nell’anime probabilmente più seguito e popolare di sempre, Dragon Ball, in cui Goku prima affronta e sconfigge il principe dei sayan Vegeta, divenendone negli episodi successivi compagno di avventure durante le battaglie che li vede opposti ai crudeli nemici che minacciano la Terra.
Passando alle fiction televisive, ne Il Segreto Donna Francisca alterna il ruolo di face ed hell con grande elasticità, in Doctor House l’omonimo protagonista, alias Hugh Laurie, è un buono sui generis con atteggiamenti da cattivo. Nelle serie made in Italy, i cattivi divengono protagonisti “obbligando“ lo spettatore da casa a divenire loro sostenitore.
Ciò accade in Romanzo Criminale, coi vari Libanese, Freddo e Dandi; terminando con Gomorra, dove protagonisti hell sono gli amici-nemici, poi nuovamente amici, Ciro (Marco D’Amore) e Genny (Salvatore Esposito). È il cattivo che piace perché, all’interno di un contesto spietato, tra tanti cattivi, assurge al ruolo buono.
Davide Gallo