Tutto ciò che abbiamo appreso sul teatro di Lessing, sullo Sturm und Drang dei giovani Goethe e Schiller e sul primo romanticismo dei fratelli Schlegel è inesorabilmente legato a Johann Christoph Gottsched, una figura fondamentale per la letteratura e il teatro tedesco. Infatti, tra gli eventi più importanti del decennio 1730-1740 si può annoverare la sua riforma letteraria a Lipsia.
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Johann Christoph Gottsched: una riforma importante
Johann Christoph Gottsched seppe convincere i suoi contemporanei che la correttezza del pensiero e della lingua era non soltanto virtù necessaria, ma virtù somma del letterato e del poeta. Nonostante la sua riforma avesse risollevato la letteratura tedesca da un plurisecolare caos linguistico e formale, velocemente egli fu detronizzato e dimenticato. I suoi numerosi difetti furono esagerati apposta, tanto che nel riformatore si vide ben presto soltanto un pedante presuntuoso e testardo che si ostinava a imporsi in materia di poesia, di cui in realtà non comprendeva nulla.
Alla fine, dunque, si può affermare che la nuova letteratura cominci non tanto con la riforma di Gottsched, quanto con la rivolta antigottschediana di quei giovani poeti di Lipsia che nel 1744 iniziarono una letteratura assai più viva e vicina al popolo sia per la forma che per il contenuto.
Una ventata di novità nella letteratura tedesca
La critica letteraria tradizionale fa iniziare la nuova letteratura tedesca dalla riforma di Gottsched che rimosse dal teatro e specialmente dalla lingua tedesca tutte le residue scorie del barocco. Ma le sue idee erano tutt’altro che nuove.
Derivavano in gran parte dalla Deutsche Poeterey (1624) di Opitz, col quale Gottsched ha in comune lo scopo di offrire non un trattato di estetica, ma un manuale pratico di composizione metrica. Scopo della poesia era l’enunciazione di utile verità. Gottsched giunge a dire ad esempio che l’Iliade insegna piacevolmente quanto siano pericolose le liti fra i principi.
Con Gottsched non tanto si apre un periodo nuovo, quanto piuttosto si chiude un lunghissimo periodo del passato, quello che – dal Medioevo all’illuminismo compreso – intendeva la poesia come imitazione di un vero concepito intellettualisticamente e credeva nella possibilità d’insegnare l’arte della versificazione con una precettistica universale.
Educazione e fuga da Königsberg
Johann Christoph Gottsched nacque in un borgo vicino a Königsberg. Figlio di un parroco, dopo aver iniziato gli studi teologici, si dedicò alle letteratura, al diritto e alle scienze, facendosi presto notare. A 24 anni fuggì da Königsberg per evitare di essere arruolato. In realtà, per la storiografia tedesca il pericolo dell’arruolamento non c’era; reale era il desiderio di Gottsched di trovare un pretesto per stabilirsi a Lipsia. A Lipsia Gottsched entrò nella Deutsche Gesellschaft, che riorganizzò e in cui ottenne una posizione dominante nel 1727.
La Germania come la Francia
Come la letteratura francese della sua età era controllata dall’Académie Française, così Gottsched nutriva l’ambizione di elevare l’accademia di Lipsia a un’accademia di tutta la Germania; fu quest’ambizione a dettargli il famoso giudizio, secondo cui i francesi dovevano essere per i tedeschi ciò che i greci erano stati per i romani.
Ma dalla sua accademia Gottsched uscì nel 1738, ritenendo che uno dei soci fosse autore di un libello anonimo che lo diffamava; in compenso riuscì ad assicurarsi una posizione dominante in molte altre accademie della Germania.
Le polemiche a Gottsched vanno ascritte, più che al suo carattere duro, ad una ben organizzata campagna dei suoi avversari colpiti dalla sua riforma. Si trattava dei sostenitori del latino come lingua dei dotti, poi i teologi ortodossi che non gli perdonarono la riabilitazione del teatro; infine i pietisti che lui e la moglie non mancavano di punzecchiare ad ogni occasione.
La riforma del teatro tragico e comico
La riforma di Gottsched del teatro fu un completo fallimento, poiché propugnava il ritorno del classicismo, già tramontato in Francia. La prima tragedia di Gottsched, Der sterbende Cato (1731), ebbe successo in tutta la Germania e fu rappresentata anche all’estero, ma non fece scuola.
La tragedia classica francese aveva per presupposto una monarchia potente. Trasferita nella realtà tedesca, la nobiltà diventava fredda. Inoltre, Gottsched pretendeva l’unità d’azione (i personaggi ridotti al minimo), di luogo (bandito ogni cambiamento di scena) e di tempo (l’azione svolta entro il giro di dodici ore, con l’esclusione della notte, che «comunemente serve a dormire»).
Assai più fortunata fu la riforma della commedia. Gottsched liberò il teatro comico dai lazzi e dalle oscenità dei pagliacci; infine, a tutti i personaggi fu imposto un linguaggio corretto che permetteva alla commedia di aderire più intimamente alla nuova società borghese.
Pia C. Lombardi
Bibliografia
J.C. Gottsched, Der sterbende Cato: Ein Trauerspiel, Hofenberg 2016.