La Madonna col cappotto di pelliccia di Sabahattin Ali

Da dove comincia la storia de La Madonna col cappotto di pelliccia? Era il 2013 quando i giovani turchi protestavano per Gezi Park, un parco che sarebbe stato trasformato in parcheggio, a Istanbul. Un italiano ci ricorda questo momento storico, Zerocalcare in Kobane Calling. Proprio uno dei personaggi di questo fumetto, una persona che Zerocalcare ha realmente conosciuto, ha partecipato alle proteste per Gezi Park. Questa persona, chiamata in Kobane Calling Cappuccio Rosso, è stata condannata a 100 anni di galera dallo stato turco per Direngezi.

Direngezi (“resisti Gezi”) era un movimento paragonabile a Occupy, spiega Feride Cicekoglu (scrittrice turca e dissidente politica del regime, che si è occupata della prefazione a La Madonna col cappotto di pelliccia), e tutti i giovani leggevano il racconto lungo di Sabahattin Ali. Perché? Perché dei giovani attivisti leggevano un libro quasi dimenticato, scritto nel 1943?

La resurrezione de La Madonna col cappotto di pelliccia

La Madonna col cappotto di pelliccia
Copertina ed. La Madonna col cappotto di pelliccia, 2015, Scritturapura

Gli editori non hanno una magica sfera di cristallo. Non conoscono quale sarà il riscontro dei libri che selezionano. Il successo letterario è un mistero. Possiamo riscontrare che un forte peso ha il passaparola, ma questo non basta. È puro caso, forse, o una serie di circostanze ben miscelate che consentono a un dato testo di ottenere attenzione crescente.

In tal senso è ancora più inspiegabile la ‘resurrezione’ di alcuni testi dimenticati, riscovati dopo decenni. È il caso de La Madonna col cappotto di pelliccia, ma è anche quello di Stoner.

Qualcosa ha spinto giovani turchi a ritrovare nella storia di Sabahattin Ali qualcosa che parlasse alla situazione di oppressione di cui facevano esperienza in quel maggio 2013. E la loro istanza di protesta e dissenso non è rimasta inascoltata, perché pian piano La Madonna col cappotto di pelliccia ha ottenuto interesse ed è stato ristampato in Turchia nel 2015 e poi tradotto e pubblicato per la prima volta in Europa, nel 2015 in Italia da Scritturapura in una traduzione dal turco di Rosita D’Amora.

La guerra e il dissenso ne La Madonna col cappotto di pelliccia

Quando ci si trova di fronte a fenomeni misteriosi, non si può fare a meno di tentare di decifrare i possibili messaggi nascosti. In questo caso bisogna guardare alla vicenda biografica dell’autore de La Madonna col cappotto di pelliccia e ai temi che Sabahattin Ali decise di raccontare.

Sabahattin Ali fu ucciso mentre fuggiva in Bulgaria (suo paese di nascita), al confine. Gli fu tolta, insomma, la possibilità di salvarsi, dopo lunghi anni trascorsi in galera per l’accusa mossa a un suo componimento contenente critiche al governo di Ataturk. Dopo aver servito nell’esercito fu di nuovo incarcerato, fino al 1944.

Sabahattin Ali aveva trascorso due anni (1928-1930) in Germania, esperienza che si riflette nel romanzo. Efendi è un giovane che nel 1923 si reca a Berlino per apprendere le tecniche occidentali della lavorazione delle saponette. Rivive quell’anno berlinese in un diario, scritto di getto in una giornata di dieci anni dopo, ispirato da un avvenimento imprevisto e scioccante. Efendi ha l’opportunità di conoscere l’arte e l’amore, ma anche la miseria, i pregiudizi nei confronti degli ebrei, una Berlino impoverita dai risultati della guerra e che chiede un uomo forte che possa risollevare le sue sorti.

È un romanzo vicino alle corde dell’animo dei più giovani, che però parla al nostro organo nostalgico, qualunque sia la nostra età, e ci ricorda la scoperta della nostra anima, di sentimenti totalizzanti. Se dovessimo individuare le similarità tra La Madonna col cappotto di pelliccia e la sensibilità dei giovani di Gezi Park, credo sarebbero queste. Un forte sentire, quasi doloroso, e una formazione – un’educazione sentimentale – forgiata da tempi duri.

Berlino e l’amore

A ricordare la vita di Efendi è un giovane che diviene suo collega e che riesce a scovare in lui una sensibilità nascosta. Il romanzo è incentrato intorno alla scoperta dell’anima. Il mondo da conoscere è l’esterno, ma anche ciò che dentro di noi a quelle sollecitazioni risponde.

Efendi comincia a vivere quando s’incanta di fronte all’autoritratto di Maria Puder, che gli ricorda il quadro Madonna delle Arpie di Andrea Del Sarto. Efendi ricorda quel quadro perché, come nel nome, così nell’aspetto Maria Puder ricorda una creatura ultr

La Madonna col cappotto di pelliccia
Madonna delle Arpie di Andrea Del Sarto, 1517, Uffizi di Firenze.

aterrena, di una bellezza che sconcerta Efendi. Ma non è la Vergine dimessa, donna remissiva, innocente, serva del suo sposo.

La Vergine del dipinto di Del Sarto, al contrario, era una donna che aveva imparato a pensare, che aveva delle opinioni precise sulla vita e che aveva cominciato a disprezzare il mondo.

Efendi, dunque, si innamora dell’immagine di una donna viva, esuberante, che dipinge sé stessa senza abbellimenti né difetti esagerati, che distingue la sua immagine e la racconta, donna intelligente, viva.

Efendi incontrerà Maria Puder e ritroverà quelle caratteristiche delle Madonne in lei. Maria Puder è una donna che rifiuta l’amore e in generale gli uomini, perché in loro non può soffrire la costante arroganza e l’onnipresente istinto al dominio; come ogni cosa agli uomini venga facile e naturale pretenderla, persino l’amicizia e poi l’amore di una donna, e con parole e gesti pretendono di dissuadere chi voglia rifiutarsi loro. Maria Puder pensa e parla, dice, “come un uomo”: la sua lingua non ha freni, ferisce talvolta Efendi, che pure non vorrebbe che Maria fosse in alcun altro modo.

La loro è una storia d’amore fatta di malinteso e scontro, a partire dal modo in cui s’incontrano, ma è sempre alla pari. Non c’è dominio, c’è uno scambio continuo, c’è rispetto.

La loro è una storia che ricorda Le Notti bianche, ha molto di notturno ed è l’immagine di anime che si incontrano, che parlano e dialogano, ma i personaggi – Maria e Efendi – non sono in grado di ascoltare quel discorso, lo fraintendono o lo ignorano. Sono ostacolati dalla presenza ingombrante di un mondo regolato dall’egoismo e dalla mediocrità, mediocrità nella quale Efendi si rifugerà e nasconderà per il resto della sua vita. L’emarginazione è l’unica risposta alla delusione di un amore che era totale comunione di vite e anime e che mai più può ritrovarsi. Un amore che supera barriere culturali in un baleno, senza neanche esporre questo problema; è un amore che ha la forza dell’arte visiva, che ha la potenza dell’immagine.

Oriana Mortale

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