Ne Gli strumenti del comunicare, McLuhan ci offre un’eclettica teoria dei mass-media e del loro impatto sui cambiamenti della società. L’idea innovativa, che sorregge l’intera impalcatura concettuale del testo, è riassumibile nell’espressione:
“Il medium è il messaggio.”
Il medium come “estensione”
Cosa intende affermare McLuhan attraverso la precedente citazione? In effetti, essa sottende una particolare modalità di specificare il medium. Nella prospettiva dell’autore, il medium rappresenta un’estensione “di noi stessi”, per cui l’avvento di una nuova tecnologia determina la modificazione dell’individuo tout court.
Bisogna, quindi, abbandonare la credenza che il medium abbia un contenuto: “il contenuto di un medium è sempre un altro medium“. Di conseguenza, cercare di comprenderne le caratteristiche a partire dall’uso che se ne fa, significa adottare la posizione dell’idiota tecnologico.
“La nostra reazione convenzionale a tutti i media, secondo la quale ciò che conta è il modo in cui vengono usati, è l’opaca posizione dell’idiota tecnologico.”
Se gli effetti del medium non sono valutabili tramite il parametro del contenuto, dobbiamo, allora, rivolgerci altrove. In particolare, occorre soffermarsi sulle reazioni sensoriali e le forme della percezione. I media, infatti, non agiscono a livello delle opinioni, ma producono una profonda alterazione della struttura sensoriale. Si tratta di un’alterazione che si ripercuote sull’intero assetto della società e dell’azione umana.
Indice dell'articolo
Media caldi e media freddi
Non tutti i media, però, agiscono allo stesso modo. Al contrario, la loro condotta si esplica secondo differenti logiche. Vi sono media che estendono un unico senso, rendendolo “ad alta definizione”: essi sono indicati come media caldi. Un esempio di media caldo è, senza dubbio, la radio che favorisce nell’ascoltatore un accumulo di dati uditivi.
I media che, invece, si caratterizzano come media a “bassa definizione”, sono considerati freddi. La loro peculiarità risiede nella richiesta di una partecipazione attiva in colui che ne usufruisce. Un esempio è il telefono, il quale esige dall’ascoltatore un completamento dell’operazione.
Tra queste due tipologie, McLuhan individua un rapporto di esclusione. I media caldi tendono a produrre un effetto di specializzazione e frammentazione, che favorisce lo sfaldamento delle società tribali.
“Il denaro, la ruota, la scrittura, o qualsiasi altra forma di accelerazione specialistica finiranno per frammentare la struttura tribale.”
“Narciso come Narcosi”
Il riferimento al mito di Narciso, in questo quadro teorico e speculativo, ha una funzione simbolica puntuale. Per McLuhan, la vicenda del giovane fanciullo è emblema di un meccanismo preciso: l’intorpidimento del soggetto ad opera del medium.
“Il senso di questo mito è che gli esseri umani sono soggetti all’immediato fascino di ogni estensione di sé. […] Queste estensioni, sia in salute che in malattiA, NON SONO CHE TENTATIVI DI RISTABILIRE L’EQUILIBRIO.”
Affinché tale equilibrio sia perseguito e raggiunto, l’individuo si sottopone ad un’operazione di autoamputazione. Ogni estensione di sé, quindi ogni innovazione tecnologica, risponde a questa logica: proteggere il corpo dalla sovrastimolazione. Quando un senso è eccitato in maniera smisurata, si procede amputandolo, ossia esteriorizzando la sua funzione. Ad esempio, l’invenzione della ruota fu la conseguenza diretta dell’affermazione del medium denaro e dell’accelerazione degli scambi commerciali. La ruota si qualifica, in sostanza, come estensione del piede.
L’effetto consequenziale del processo di amputazione è uno stato di torpore e di choc generale, che impedisce il riconoscimento di sé. Segue, poi, un riposizionamento ed una chiusura del sistema percettivo, che va alla ricerca di un nuovo equilibrio. La ricezione della nuova tecnologia:
“ci pone nella posizione narcisistica della coscienza subliminale e del torpore. ricevendo continuamente tecnologie ci poniamo nei loro confronti come altrettanti servomeccanismi.”
Società orale e società alfabeta
McLuhan identifica, nella storia dell’umanità, due grandi assetti societari, che ci restituiscono immagini dell’uomo con tratti e caratteri differenti. La cultura e la società orali sono state soppiantate, in Occidente, dall’apparizione dell’alfabeto. Il medium alfabetico ha determinato il prevalere del senso visivo sull’orecchio, da cui è emerso un soggetto fortemente individualizzato e frammentario.
L’uomo orale, al contrario, presenta una struttura emotiva sicuramente più complessa e meno avvezza alla praticità e all’efficienza. Questi due criteri, infatti, non trovano applicazione all’interno della società tribale. Ma in che cosa differiscono sostanzialmente queste due tipologie di individui? La diversità si gioca sul piano dell’operare dei media.
La funzione propria del medium, continua McLuhan, è una funzione di traduzione. L’attività del medium consiste nell’assumere e tradurre l’informazione. In virtù di questo elemento, è chiaro che il primo grande medium è la parola parlata. L’uomo tribale tenta di raggiungere l’obiettivo, attraverso i riti magici che costituiscono la sua “conoscenza applicata”.
L’uomo moderno, che vive nella transizione tra società alfabeta e società elettrica, è giunto al culmine di questo processo. Attraverso la diffusione dell’energia elettrica, l’uomo ha finito per esteriorizzare il suo sistema nervoso e la sua stessa coscienza. La luce rappresenta, per McLuhan, il medium per eccellenza: essa non veicola alcune messaggio, è pura informazione.
McLuhan e l’accusa di determinismo
L’argomentazione di McLuhan mostra come l’innovazione tecnologica impatti sulla struttura psicofisica della società. Alcuni hanno inteso questo rapporto in termini deterministici. In realtà, tale accusa mal si adatta al testo, in quanto McLuhan vi dissemina alcuni indizi che vanno nella direzione opposta.
Il primo fra tutti concerne il ruolo dell’artista nella società. All’artista, il filosofo riconosce la capacità di prevedere in anticipo gli effetti che l’avvento di una certa tecnologia può comportare:
“Gli artisti sono sempre i primi a scoprire il modo con il quale un medium può usare o sprigionare il potere di un altro.”
Il secondo suggerimento, probabilmente più velato ma altrettanto forte, è un invito che, nella società mediatica contemporanea, dovrebbe chiamarci tutti alla riflessione:
“Il fatto che (i media) esercitino un’azione reciproca e producano nuova progenie è stato per secoli fonte di meraviglia. ma il nostro disorientamento non ha più ragione di essere se ci prendiamo la briga di esaminare a fondo la loro azione. possiamo, se vogliamo, riflettere sulle cose prima di produrle.”
Alessandra Bocchetti
Bibliografia
McLuhan M., Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano 2015.