Mimnermo, vissuto nel VII secolo a.C., è uno dei più rappresentanti più interessanti della lirica arcaica greca. Egli scrisse in metri elegiaci, ma i contenuti della sua opera non si limitano a quelli tipici del genere elegiaco, quali la lamentazione funebre e l’elogio. Purtroppo abbiamo solo frammenti dell’opera di Mimnermo, ma da essi veniamo a conoscenza di alcuni temi importanti per l’autore, come l’amore, la vecchiaia e l’impegno politico.
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La vita di Mimnermo
Stando alla testimonianza di Strabone, Mimnermo era originario di Colofone, colonia ionica dell’Asia Minore che in un frammento il poeta definisce “amabile”. Secondo altri, invece, sarebbe nato a Smirne. L’autore scrisse infatti una Smirneide, sulla guerra della città in difesa dai Lidi. Sembra comunque certo che il poeta provenisse dall’Asia Minore e alcuni temi della sua opera sono stati ricollegati proprio agli influssi della letteratura sapienziale di questa regione.
Fonti antiche definiscono Mimnermo un auloda, cioè un cantore che si serve dell’accompagnamento dell’aulòs. Tuttavia è probabile che sia stata ricollegata all’autore la professione di Nannò, protagonista di una sua opera.
La varietà tematica della Nannò
Nannò è il titolo di una raccolta di elegie, probabilmente dedicata alla donna amata. Purtroppo tra i frammenti dell’opera a noi pervenuti non c’è alcun componimento dal tema amoroso. Possiamo quindi ipotizzare che questa raccolta fosse una miscellanea di elegie da recitare in occasione dei simposi.
Nei frammenti della Nannò a noi pervenuti Mimnermo si dedica a problemi etici e a questioni politiche. Scrive anche una κτίσις (“racconto di fondazione”, genere che diventerà molto apprezzato nell’età ellenistica) di Colofone.
Le innovazioni di Mimnermo nella Smirneide
La Smirneide è una lunga elegia narrativa che racconta la guerra di resistenza degli Smirnei contro Gige, re di Lidia. Si tratta di eventi accaduti una cinquantina d’anni prima dell’epoca dell’autore. Trattare di argomenti bellici quasi contemporanei in elegia era una novità assoluta, che forse il poeta decise di attuare per la popolarità della figura di Gige, noto nella tradizione per la sua ricchezza e per il possesso di un anello che donava l’invisibilità.
Sembra che non apprezzasse la Smirneide Callimaco, coerentemente alla sua poetica del “μέγα βιβλίον, μέγα κακόν” (“grande libro, grande male”). Infatti il poeta alessandrino afferma di ammirare le poesie κατὰ λεπτὸν (“alla spicciolata”) di Mimnermo ma non la sua μεγάλη γυνὴ (“grande donna”). Questa criptica indicazione è stata riferita all’amazzone Smirne e quindi alla Smirneide, piuttosto che alla Nannò, che ha sì il nome di donna, ma è una raccolta di poesie “alla spicciolata”.
Un grande tema di Mimnermo: la vecchiaia
In vari frammenti di Mimnermo a noi noti, probabilmente da attribuire alla Nannò, è trattato il tema della vecchiaia. Questo tema, che forse faceva da Leitmotiv unificante della raccolta, non era certo una novità. Infatti già Omero si soffermava sulla vecchiaia, motivo di prestigio e autorevolezza di personaggi come Nestore e Priamo. Mimnermo invece ne mette in risalto solo gli aspetti negativi. In un celebre componimento il poeta afferma:
“Quale vita, quale piacere in assenza dell’aurea Afrodite? Che io possa morire, quando non mi importino più queste cose: l’amore consumato nel segreto, i dolci doni e il letto, che desiderabili, rapidi, sono fiori della giovinezza […] ma quando penosa sopraggiunge la vecchiaia che a un tempo rende spregevole e brutto ogni uomo, costantemente tutt’intorno al cuore orrende angosce vanno a consumarlo […]”.
Il poeta esprime disprezzo per la vecchiaia perché impedisce di godere delle gioie dell’amore. Il piacere a cui fa riferimento l’autore (τερπνὸν) è allo stesso tempo fisico e spirituale: entrambi gli aspetti vengono meno con la vecchiaia. Affermando che la vecchiaia rende allo stesso tempo spregevoli e brutti Mimnermo esprime un’idea tipicamente greca, cioè la corrispondenza tra estetica ed etica. Per l’autore la senilità rovescia l’ideale del καλὸν κἀγαθόν.
Dunque egli si augura di morire prima di soffrire i mali della vecchiaia. In un altro componimento specifica di voler morire a sessant’anni. Solone corregge la sua affermazione, dicendo che preferirebbe morire a ottant’anni. La polemica con Mimnermo conferma la popolarità del poeta e delle sue posizioni sulla vecchiaia.
Gli uomini come foglie
“E noi, come le foglie che produce la primavera ricca di germogli, quando ai raggi del sole crescono tutt’a un tratto, simili a quelle, in un cubito di tempo, dei fiori della gioventù godiamo, senza che dagli dei ci giunga la nozione del male, né del bene”.
Inizia così un altro celebre componimento di Mimnermo, che paragona la caducità umana a quella delle foglie. Il poeta invita al carpe diem, al godere delle gioie che si presentano in giovinezza, perché essa sarà breve e sopraggiungerà presto la vecchiaia, caratterizzata solo da sofferenze.
L’immagine degli uomini come foglie era già presente nel VI canto dell’Iliade, in riferimento all’incessante succedersi delle stirpi umane. Questo topos sarà ripreso da Orazio e da Virgilio, fino ad essere accolto da Ungaretti in Soldati.
Ciò dimostra che Mimnermo è riuscito a trattare temi universali, creando immagini per noi ancora efficaci.
Serena E. Di Salvatore
Bibliografia:
- C. Neri, Lirici Greci, Età arcaica e classica, Roma 2014 (1a ed. 2011)
- Rossi L. E. – Nicolai R., Storia e testi della letteratura greca, vol. 1, Milano 2013 (1a ed. 2002).