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Il 1800 a Messina: un secolo tra passato e modernità
Il 1800 a Messina, ed in Sicilia, fu un secolo cruciale che si aprì con la dominazione borbonica dell’isola e culminò con l’Unità d’Italia.
Il regno borbonico, infatti, si concluse nel luglio 1860 quando, in seguito alla spedizione dei mille, il ritiro delle truppe borboniche e l’instaurazione del governo dittatoriale di Garibaldi, ci fu l’annessione dell’isola al regno d’Italia.
Il regno borbonico
Agli inizi del secolo la situazione economica fu di forte crisi: il porto non riusciva a mantenere i suoi rapporti con la Calabria e le industrie vennero soffocate dalla concorrenza dei prodotti stranieri, specialmente, come vedremo, da quelli britannici.
L’Inghilterra invase, infatti, il mercato isolano almeno fino al 1815. I Borbone inaugurarono una politica di tasse altissime di importazione ed esportazione che, volte a difendere le industrie sorte nella parte continentale del regno, ostacolavano gli scambi dell’isola mettendo in crisi l’economia commerciale della città. La stessa industria delle seta venne scossa dall’invasione sui mercati dell’isola.
Dal punto di vista urbanistico, invece, agli inizi dell’800, l’apertura della strada per il Faro, costruita dagli inglesi a scopi militari durante la loro occupazione, provocò una grande espansione della città verso il lato settentrionale che venne occupato da nuove costruzioni. Anche se, in cartografia, sia l’articolazione del tessuto urbano, che i nuovi assetti periferici e la moderna urbanizzazione, rimarranno immutate fino alle carte del 1864.
In questo secolo la Sicilia ed in particolare la città di Messina risentirono, quindi, del mutato clima internazionale. In Francia, infatti, il 2 dicembre del 1804 era stato incoronato imperatore dei francesi Napoleone Bonaparte. Nonostante la storiografìa siciliana abbia partecipato solo marginalmente al dibattito sul giacobinismo in Sicilia, le vicende della rivoluzione francese tra il 1789 ed il 1794 ebbero un forte impatto nell’isola.
Nel 1806, il cognato di Napoleone e padrone di Napoli, Gioacchino Murat, scendeva con le sue truppe in Calabria minacciando direttamente la Sicilia. Gli inglesi, spaventati dall’idea di un’invasione francese dell’isola, ottenevano dal governo borbonico il consenso affinché un loro esercito occupasse le coste da Messina e Siracusa. Nel settembre del 1810 Murat cercò ugualmente di invadere la Sicilia ma le truppe inglesi, partite da Messina, riuscirono a resistere.
Fu comunque un periodo di modesta prosperità economica, in cui le “idee liberali guadagnavano terreno”. Fu così che grazie alla spinta del rappresentante britannico in Sicilia, Lord Bentinck, fu promulgata una Costituzione che prevedeva due camere come il modello parlamentare inglese.
La nuova Costituzione
Il parlamento si riunì in una memorabile seduta il 18 luglio 1812. I quindici articoli della costituzione vennero approvati nella notte del 19 luglio dopo oltre venti ore di discussione e dopo che era stata decisa la fusione dei due bracci: ecclesiastico e baronale.
Ci furono numerose novità e conquiste, fra tutte la più importante è stata l’abolizione per sempre del sistema feudale. La nuova costituzione del regno, fu forgiata sul modello inglese di ispirazione liberale. Aveva come principio cardine il massimo rispetto per la persona umana, abolendo le torture, i privilegi e le riserve di caccia esclusive. Notevole fu l’incoraggiamento verso la lotta contro l’analfabetismo.
Il Congresso di Vienna
Con la morte di Napoleone Bonaparte ed il Congresso di Vienna del 1815, ci fu la cosiddetta “restaurazione” dei monarchi europei che avevano perduto il loro potere durante l’epoca napoleonica. A Re Ferdinando fu restituito il Regno di Napoli, a cui nel 1816 unì il regno di Sicilia. Nacque il Regno delle Due Sicilie, con capitale a Napoli.
In ambito architettonico Messina fu abbellita con la costruzione della Palazzata e del palazzo municipale dovuti al progetto dell’abate Minutoli, vincitore del concorso relativo del 1802. Rispetto alla vecchia Palazzata, questa rappresentava la continuità del “Teatro Marittimo” che i messinesi, due secoli prima, avevano voluto offrire a chi passava per lo Stretto. Il palazzo del Comune ne occupava il centro.
Queste le tappe più importanti del 1800 a Messina, un secolo turbolento e di grandi trasformazioni.
Valentina Certo