Tracciare una storia sintetica del marxismo dopo Marx è un compito estremamente arduo per qualunque studioso. Come per tutte le pietre miliari della filosofia, infatti, anche il pensatore di Treviri ha lasciato una traccia così profonda nella cultura europea a lui successiva che le diverse interpretazioni cui è stata soggetta la sua opera non si contano.
In questo frangente, traendo ispirazione dalla proposta di Paolo Jedlowski ne “Il mondo in questione”, cercheremo di esporre la storia del marxismo dopo Marx secondo tre direttrici. La prima sarà l’influenza esercitata dal pensatore sui movimenti operai internazionali a lui contemporanei e successivi. La seconda ha a che fare con le interpretazioni della sua filosofia come teoria sociale da parte dei pensatori russi. Vedremo, infine, alcune concezioni del marxismo alternative a queste ultime o sorte addirittura in polemica con esse.
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Il marxismo e l’operaismo
Quando Marx era ancora in vita, il suo pensiero già influenzava le lotte operaie internazionali. Nel 1864 il filosofo fu tra i fondatori della cosiddetta Prima Internazionale. Si tratta di un’Associazione Internazionale dei Lavoratori, questo il suo nome completo, di cui egli redasse statuto e programma. Essa aveva quasi l’ambizione di coordinare le agitazioni operaie a livello mondiale. Venne, tuttavia, paralizzata dal contrasto tra l’ala marxista e quella anarchica. Quest’ultima proponeva un’interpretazione della rivolta sociale radicalmente diversa da quella del filosofo tedesco. Messi in minoranza, gli anarchici furono espulsi dall’Associazione. Marx successivamente ne provocò consapevolmente la morte trasferendola negli Stati Uniti. Era il 1876 quando Marx di puntare su forti partiti socialisti nazionali, più che su un ribellismo globale.
La Seconda Internazionale, invece, nacque nel 1889, sei anni dopo la morte del filosofo. Essa può letteralmente essere ritenuta il primo esempio di marxismo dopo Marx, visto che adottò tale dottrina come propria ideologia ufficiale. Si può dire, anzi, che proprio al suo interno sorsero interpretazioni eterogenee del marxismo.
Queste riguardavano, ad esempio, il modo in cui fondare la società socialista: per via parlamentare oppure con una rivolta violenta? La Seconda Internazionale adottò certamente la prima strada, se è vero che espulse gli estremisti e tutti coloro che, in generale, rifiutavano pregiudizialmente la partecipazione all’attività politica dello Stato. (Ricordiamo che nel marxismo ortodosso lo Stato è il mezzo con cui la borghesia opprime i proletari, quindi essi teoricamente non potrebbero perseguire i propri interessi in seno alle sue istituzioni).
La Seconda Internazionale si sciolse durante la prima guerra mondiale, ma potremmo asserire che il dibattito tra riformisti e rivoluzionari, cominciato al suo interno, abbia caratterizzato fortemente la successiva storia del marxismo dopo Marx.
Il marxismo dopo Marx in Russia
Come teoria sociale, il marxismo fu inizialmente ideato proprio da pensatori come Kautsky. Successivamente, fu la volta dei russi, in particolare Lenin. Quest’ultimo ne ricavò una dottrina rivoluzionaria molto potente, che avrebbe poi trovato applicazione negli eventi della Rivoluzione d’Ottobre. Le interpretazioni russe del marxismo diventarono presto quelle dominanti, in particolare con la fondazione, dal 1919, di partiti comunisti sul modello di Lenin.
Egli, infatti, costituì una Terza Internazionale con la quale rompeva definitivamente con la tradizione del marxismo riformista europeo, accusato di aver tradito gli interessi della classe operaia. Il suo successore ideologico, lo stalinismo, trasformò la Russia nella “patria del socialismo” e si impose come canone ufficiale del marxismo. Non a caso, per buona parte del Novecento con la parola “comunismo” si è fatto perlopiù riferimento all’ideologia sovietica.
Il marxismo dopo Marx e contro il sovietismo
Il marxismo dopo Marx, tuttavia, non va rinvenuto solo nel comunismo russo. Lo stesso leninismo, anzi, nacque in polemica con le sue interpretazioni riformiste, che hanno informato da sempre la tradizione del socialismo europeo. Pensiamo solo al partito tedesco, la SPD, ancora oggi esistente. Dopo l’avvento dello stalinismo, inoltre, sorsero numerose altre dottrine marxiste in polemica con il suo dogmatismo dittatoriale.
In seno al Partito Bolscevico, fu già Lev Trotsky a proporre una filosofia, il trotskismo, radicalmente diversa da quella del dittatore. Un altro pensiero che merita menzione è il maoismo cinese, una sorta di marxismo “sinizzato”, che dà importanza al ruolo dei contadini nella rivolta sociale. Quanto all’Europa, una lunga tradizione di marxismo antistalinista, ma diverso dal riformismo, è quella che fa capo al cosiddetto eurocomunismo, tra i cui promotori figura il nostro Enrico Berlinguer. Esso prendeva atto della contrapposizione tra blocchi della Guerra Fredda e, soprattutto, riconosceva le regole del liberalismo democratico.
Francesco Robustelli
Bibliografia
Jedwloski, Il mondo in questione, ed.Carocci, 2009
AA.VV., Nuovi profili storici 2, dal 1650 al 1900, ed.Laterza, 2012
I grandi dizionari Garzanti, ITALIANO, ed.Garzanti Linguistica, 2008
Sitografia
http://www.treccani.it/enciclopedia/internazionale/