Forse non tutti sanno che Manzoni e Goethe svilupparono un rapporto che, anche se non si può definire d’amicizia, si basava sull’ammirazione reciproca. Sin dalla giovinezza, Manzoni lesse molto di Goethe e la sua lettura ha avuto su di lui un’influenza determinante. Ma si può dire che per Manzoni sia stato più importante il Goethe lettore e critico delle sue opere rispetto al Goethe scrittore.
I giudizi critici di Goethe sui lavori di Manzoni hanno determinato una svolta decisiva sulla carriera dell’autore dei Promessi Sposi, addirittura inducendolo ad abbandonare la letteratura creativa e a non scrivere più se non di storia e di questioni linguistiche. Se Manzoni è l’autore di un solo romanzo, insomma, è frutto anche di quel che Goethe pensava di lui. In ogni caso, non si può ignorare l’influenza esercitata da alcune opere del poeta tedesco su Manzoni, a partire dal dramma Egmont.
Indice dell'articolo
Egmont e Il conte di Carmagnola: simili oppure no?
A proposito dell’Egmont, si è più volte parlato della tragedia goethiana come di un modello per Il conte di Carmagnola, la tragedia storica di Manzoni. In realtà, in seguito ad una analisi più attenta, si nota che le somiglianze si restringono al fatto che entrambe le tragedie erano storiche e a qualche analogia nella trama (entrambi i protagonisti vengono attirati in presenza dei loro nemici, arrestati e giustiziati).
Dunque, nello specifico le due opere hanno ben poco in comune, a cominciare dalla diversa situazione in cui si trova ad agire il protagonista. Nel caso di Goethe si trattava di un eroe che si schiera a difesa del proprio popolo minacciato dal dominio straniero; nell’altro di un soldato di ventura che viene sospettato di aver tradito i nuovi padroni e di essere tornato a servire il vecchio.
Il “modello” Goethe
Indubbiamente le tragedie storiche di Goethe furono un punto di riferimento importante. Quelle tragedie divennero un modello in senso lato, non un esempio da imitare direttamente. Potevano essere messe accanto a modelli come le tragedie di Shakespeare e quelle di Schiller e seguite come punti di riferimento.
Il Goethe delle tragedie storiche vale dunque per Manzoni soprattutto come punto di riferimento per la nuova letteratura romantica che si andava diffondendo in Italia; il Manzoni romantico assunse come suo modello Goethe senza valutare però il complesso della produzione teatrale goethiana e, ancor meno, la collocazione personale di Goethe nei confronti dei romantici o l’evoluzione del suo pensiero dagli anni giovanili fino alla maturità.
I Promessi Sposi: versione tedesca e italiana
Un altro caso in cui si è parlato di una diretta influenza di un’opera goethiana su Manzoni è rappresentato dall’Hermann und Dorothea, il poemetto composto da Goethe nel 1796-1798 e presto tradotto nella nostra lingua. Si è notato infatti qualche parallelismo con il romanzo manzoniano: la storia di un amore contrastato fra due bravi giovani, la scelta dei protagonisti tra persone di condizione comune, il lieto fine.
Si è detto che persino nella scelta iniziale di Manzoni di intitolare il romanzo con il semplice nome dei due protagonisti è possibile scorgere una rievocazione del testo goethiano. Ma anche in questo caso si tratta di rimandi che non toccano gli aspetti artistici e stilistici delle due opere; in più, il riscontro appare basato su di una assimilazione dei Promessi Sposi al genere dell’idillio, questione messa più volte in discussione.
Le “affinità elettive” di Manzoni e Goethe
Rivolgendoci ai rapporti diretti tra Manzoni e Goethe, e soprattutto ai giudizi espressi da quest’ultimo sull’opera dell’autore italiano, si apre un campo di grande interesse, poiché le opinioni di Goethe su Manzoni non rimasero dei puri giudizi senza effetto sulla evoluzione dello scrittore, ma innescarono anzi un profondo processo di revisione delle posizioni manzoniane. Al momento del primo contatto la vita di Manzoni e Goethe non potrebbe esser più diversa. Manzoni è poco più di un esordiente, Goethe è già un monumento della letteratura europea.
Anche le loro attitudini sembrano le più diverse. Manzoni, da poco tornato alla religione cattolica, è un cristiano fervente, e condivide gli ideali risorgimentali dell’ambiente milanese; in Goethe religione e politica non costituiranno mai due passioni predominanti, ed egli si è ormai accostato a posizioni classicistiche.
Il giudizio di Goethe su Manzoni
Manzoni aveva una conoscenza assai limitata della lingua tedesca, mentre Goethe poteva leggere tranquillamente l’italiano. Questo elemento certamente favorì il commento di alcune opere di Manzoni come l’Adelchi, i Promessi Sposi, Il conte di Carmagnola. La prima prova di una conoscenza del lavoro di Manzoni da parte di Goethe si trova nell’articolo Classici e romantici in Italia si combattono animatamente, pubblicato sulla rivista Über Kunst und Altertum nel 1820. Nella conclusione, il poeta tedesco si soffermava sugli Inni sacri, riconoscendo a Manzoni «wahres poetisches Talent» («un vero talento poetico»).
Nel 1822 si colloca un altro episodio saliente per i rapporti tra Goethe e Manzoni: il poeta tedesco riceve una copia del Cinque maggio, e l’ode in morte di Napoleone gli piace a tal punto che ne fa subito una traduzione che sarà determinante per la diffusione internazionale del componimento.
Una critica decisiva
Ciò che Goethe criticò dei Promessi Sposi fu il poco equilibrato rapporto tra storia e verità. Più volte il poeta tedesco affermò che il talento di Manzoni era paragonabile a quello di Schiller, ma nel caso dei Promessi Sposi la prepotente presenza storica offuscava le capacità del Manzoni romanziere. Quest’ultimo non riuscì a comprendere alla perfezione il commento di Goethe, ritenendo che il poeta tedesco gli stesse suggerendo di abbandonare la letteratura creativa.
Forse, anche questo equivoco ha condotto Manzoni a dedicarsi unicamente alla storia e alle questioni linguistiche. In ogni caso, il rapporto tra Manzoni e Goethe continuerà fino alla morte di quest’ultimo, ignaro di aver causato una così drastica decisione.
Pia C. Lombardi
Note
Immagine in evidenza: nota in tedesco scritta da Manzoni per Goethe.