John Rambo, soldato indomito ed implacabile dotato di straordinarie capacità belliche, perennemente in lotta, contro eserciti nemici, contro il suo stesso Paese, per il quale ha sempre esposto a rischio la propria vita, ma soprattutto un uomo solo, tormentato da vecchi demoni a causa delle mille battaglie combattute; soldato in guerra col mondo, uomo in lotta contro se stesso.
Correva l’anno 1982 quando nei botteghini fece il suo esordio Rambo (First Blood), pellicola d’azione di genere drammatico diretto da Ted Kotcheff e tratto dal noto romanzo Primo sangue dello scrittore David Morrel. Il film narra le gesta di un eroe di guerra reduce dal Vietnam che cerca di accasarsi temporaneamente presso una tranquilla e ridente cittadina degli Stati Uniti. Nonostante questi sia privo di intenzioni belligeranti, le autorità del posto non sono propense ad ospitare il protagonista, che reagisce a suo modo, dimezzando il personale dello sceriffo, il quale a sua volta, non esita a farne una questione personale, così Rambo dimostra tutto il suo valore da berretto verde, riuscendo a sfuggire prima all’arresto, nascondendosi nella foresta, poi fronteggiando in piena città i poliziotti guidati dallo stesso sceriffo. Per fronteggiare e placare la furia omicida dell’ex soldato viene contattato il colonnello Samuel Trautman, suo vecchio comandante durante la guerra in Vietnam, il quale riesce a dissuadere definitivamente Rambo dai suoi intenti omicidi verso le forze locali, convincendolo a ritirare le armi ed arrendersi senza condizioni.
Rambo: l’umanità celata dietro la maschera del soldato
Da brividi la scena finale del film, in cui Sylvester Stallone si supera, donando un’interpretazione magistrale del suo eroico personaggio e riuscendo finalmente a far trasparire tutta la sua profonda emotività. Rambo si sfoga a cuore aperto dinanzi al suo fidato colonnello, che rappresenta per lui una figura paterna, viene alla luce tutta la frustrazione legata alla guerra, ai compagni caduti in combattimento, alla solitudine, all’impossibilità di adattarsi al mondo civile, lui, sopravvissuto a mille battaglie, incapace di sopravvivere tra i civili. Stallone, con il suo personaggio si fa portavoce di tutte le difficoltà che attraversano i reduci dalla guerra in Vietnam, schierandosi apertamente in loro favore, lui che nel sociale è sempre stato parecchio impegnato ad avvalorare la causa del reinserimento nella società civile degli ex soldati.
Un monologo struggente di cinque minuti, è la scena madre del film e dell’intera saga, in cui John Rambo cala la propria maschera e confessa tutto d’un fiato le proprie paure ed angosce crollando in un pianto disperato, è il grido di un soldato rinnegato ed umiliato dal proprio Paese, trattato da appestato, considerato un crudele assassino assassino, in preda allo sconforto più atroce dinanzi a un mondo che non lo vuole. Negli ultimi minuti del film traspare tutta l’umanità del personaggio e l’interpretazione di Stallone è davvero memorabile, superiore addirittura al doppiaggio del compianto Ferruccio Amendola, emergono gli aspetti emozionali del guerriero cinico e freddo.
Il colonnello indossa praticamente i panni dello spettatore, anch’egli incredulo e commosso dinanzi allo sfogo del suo soldato prediletto, portato all’esasperazione dal suo amato popolo, che non ricambia il suo amore per la patria, lasciandolo solo nella sofferenza più totale e devastante. Rambo piange, sguardo assorto nel vuoto, raggomitolato a terra in un angolo buio dentro un negozio di armi sito in uno sperduto paese degli Stati Uniti; Rambo è solo e sconfitto. Il colonnello lo consola in silenzio con fare paterno, lo abbraccia e conduce all’esterno del locale, dove questi si arrende pacificamente alle autorità di polizia, è un soldato che si immola nuovamente per il bene dell’ingrato Paese, ma soprattutto un uomo che sacrifica la propria libertà per il bene altrui.
Rambo V: dal Vietnam… al Messico
Sylvester Stallone negli ultimi anni ha dimostrato di avere un legame indissolubile con i suoi personaggi storici. Dopo le interpretazioni di Rocky nel sesto sequel Rocky Balboa e successivamente in Creed, puntualmente si è giunti all’uscita nelle sale di John Rambo, quarto capitolo della saga nata nel lontano 1982. Intanto, recenti voci di corridoio, oltre a fonti assai attendibili vicine allo stesso Stallone, danno per imminente l’arrivo del quinto episodio della serie: Rambo V.
L’ennesimo, e quasi certamente ultimo capitolo dedicato al popolare soldato americano, avrà luogo in Messico, e vedrà Rambo alle prese contro uno spietato cartello del narcotraffico locale, intento a strappare dalle grinfie di questi feroci criminali una giovane ragazza, con tutta probabilità figlia di un suo caro amico. Il protagonista dovrà pertanto abbandonare il ranch del padre e svestire gli abiti da civile per reindossare, seppur metaforicamente, la vecchia divisa militare. Il progetto è stato più volte annunciato, smentito, riannunciato e poi annullato dallo stesso Sly, il quale aveva affermato candidamente di non avere più il fisico per interpretare ancora il personaggio Rambo.
La pressante richiesta dei fan per assistere di nuovo alle gesta del guerriero e la voglia di Stallone, al momento sembrano aver prevalso sulle oggettive difficoltà di realizzazione del film, ergo, John avrà un’ultima guerra da combattere, nuovi spietati nemici da sconfiggere ed altre innocenti vittime da salvare. Le riprese avranno inizio al termine della stagione estiva, verso settembre, l’uscita al cinema è prevista entro il 2019.
Davide Gallo