Residenza Arcadia è la prima storia lunga pubblicata da Daniel Cuello per BAO nel 2017. Disegna e pubblica lavori e vignette su internet, sul suo blog e sui social. Prima di lavorare con BAO, ha pubblicato i due dizionari delle serie tv cult con Marino e Gotti per BeccoGiallo e Indovina che Tiberio viene a cena per Baldini & Castoldi.
È originario dell’Argentina, ma vive in Italia da quando ha otto anni; è autodidatta nel disegno, ma lavorava nel mondo della grafica.
Residenza Arcadia: la storia
La storia di Residenza Arcadia si apre come una casa di bambole (come l’illustrazione in copertina). Daniel Cuello inizia a raccontare in media res le vicende, come in un fermo immagine, di un condominio abitato da vecchi condomini che non mancano di infastidirsi continuamente gli uni con gli altri.
Percepiamo sin da subito però che c’è una tensione sotterranea, che ben presto ribalterà ogni prima impressione. Infatti ci accorgiamo ben presto che le regole del condominio sono fin troppo rigide; proprio come nel dispiegarsi di un mistero, a poco a poco, comprendiamo che c’è qualcosa di strano nella società del mondo da Cuello rappresentato.
Infatti i condomini vogliono a tutti i costi che una certa famiglia non si trasferisca nell’edificio. Quando però il sostituto amministratore non riesce ad impedire che la nuova coppia arrivi, capiamo che fanno parte di una categoria di persone cui, fino a quel momento, erano stati negati diritti egualitari. Soltanto al tempo del racconto, dunque, il Partito comincia ad allentare la cinghia del controllo.
Da lì emergono le storie private, i dolori dei personaggi di quel condominio che cela segreti dimenticati. Sono le storie tristi, talvolta crudeli, di persone che vivono in tempi di tirannide.
Residenza Arcadia e la dittatura
Residenza Arcadia sembra una storia comica, un resoconto semi-realistico della vita in condominio. Sebbene racconti anche aspetti buffi della vita di spassosi anziani burberi, in realtà svela l’aspetto più tragico della loro realtà, quello della dittatura.
Non ci è dato comprendere i dati spazio-temporali degli eventi storici che si sono susseguiti fino alla dittatura. Sappiamo che è frutto della Seconda Guerra Mondiale, in Italia, che quella dittatura perdura fino ai nostri giorni e possiamo presumere che abbia molto in comune, se non ne è la diretta discendente, con la dittatura fascista.
D’altronde Residenza Arcadia è in parte frutto della suggestione della fine della dittatura militare in Argentina (1976-1982), periodo di cui Cuello ha fatto brevemente esperienza da giovane.
Quello di Residenza Arcadia è in effetti un regime in procinto di morire; si apre ai diritti civili e a quelle fasce di cittadini che ha costretto nell’illegalità, ma pure l’intervento del Partito è presente nel libro, si fa sentire nel terrore, in quel silenzio collaborazionista in cui sono costretti i personaggi e che pure considerano l’unico giusto comportamento, l’unica scelta moralmente corretta.
Sebbene quei personaggi abbiano pagato sulla loro pelle il prezzo del governo, sono tuttavia pronti a rinunciare a tutto per il conclamato ordine. Sono vecchi anziani, intorpiditi dall’età, dall’orrore, dalla fame e dai pregiudizi cui sono stati abituati ed educati.
Se ciò può apparire lontano dalla realtà del 2018, in realtà basta guardarsi attorno. Basta accorgersi che sono dimenticati, ormai, i sacrifici delle guerre mondiali e ciò che hanno apportato; che è dimenticato pure il significato non soltanto del fascismo, ma di ogni totalitarismo, compreso il nazismo; che il populismo, l’irregimentazione del pensiero in slogan e dittatura delle idee, la falsa informazione e la crisi economica sono fenomeni (legati all’affermarsi dei regimi totalitari) che non sono più un lontano ricordo.
Lo stile
Daniel Cuello apprezza, per sua ammissione, il meccanismo che gli concede di lavorare un umorismo che faccia scaturire una riflessione, anche drammatica o tragica. Residenza Arcadia è una storia che raggiunge picchi di comicità e poi disperazione senza fondo. I disegni sono espressivi, da caricature; riescono bene a dare voce alle personalità eccentriche e varie dei personaggi, nei colori caldi e accesi di un’ambientazione che sembra, soprattutto all’inizio, calma e monotona. Esplodono poi nell’orrore del nero e dei tratti violenti della polizia spigolosa del partito; in quelle macerie finali che ci danno risposte, ma a cui non sappiamo come reagire.
Residenza Arcadia è un romanzo di spessore e complessità, perché funziona come un racconto del mistero, ma in realtà ci mostra uno squarcio della realtà di cui vediamo prima di tutto ciò che possiamo immaginare soltanto attraverso i nostri pregiudizi, che poi vengono smentiti e smantellati. Attraverso il nostro senso di giustizia e di moralità, che viene messo in discussione. Attraverso la nostra impressione del mondo, che viene sfilacciata nella sua grettezza.
Oriana Mortale