“Questo ucciderà quello” è un saggio che Victor Hugo, noto scrittore francese, inserisce nel quinto libro del suo capolavoro “Notre-Dame de Paris“, ambientato nel XV secolo. La frase viene pronunciata dal personaggio di Claude Frollo, indicando prima un libro e poi la cattedrale eponima. L’autore prende così la parola e, interrogandosi sul suo significato, produce una memorabile riflessione sul cambiamento dei modi di comunicare da parte della società nel corso della storia.
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Quello: l’architettura
“Questo ucciderà quello”, precisa subito Hugo, non significa soltanto, come potremmo pensare, che “la stampa ucciderà la Chiesa”. La sua vera vittima, infatti, secondo l’autore, sarà l’architettura.
Hugo ragiona infatti su come, fin dall’alba dei tempi, essa sia stata il modo più normalmente usato dagli esseri umani per esprimere e eternare i loro pensieri. Le costruzioni subiscono uno sviluppo che va di pari passo con quello della civiltà: dai primi monoliti si passa ai megaliti, come alle frasi dalle lettere, e poi si va ai templi delle società classiche. Gli edifici diventano via via più elaborati e ogni stile architettonico riflette il suo contesto storico-culturale. Abbiamo, così, da una parte il potere dogmatico incarnato dall’austera solennità delle costruzioni indù, egizie e romaniche e, dall’altra parte, l’esaltazione dell’uomo e del popolo in quelle fenicie, greche e gotiche. Queste ultime in particolare sono, secondo Hugo, il presagio della fine della teocrazia medievale. Essa era, infatti, incarnata dalle monumentali chiese romaniche.
La sua distruzione definitiva, però, sarà opera di una nuova arte, la cui invenzione Hugo definisce “il più grande avvenimento della storia”. Parliamo, ovviamente, della stampa.
Questo: l’avvento della stampa
La stampa è destinata a sconfiggere l’architettura per motivi abbastanza evidenti. Produrre un libro è molto più facile e meno costoso che costruire un edificio, e ciò fornisce al pensiero il carattere dell’ubiquità. Le implicazioni sociali sono evidenti: le eterodossie si diffondono, l’analfabetismo si riduce, anche le masse cominciano a prendere coscienza di se stesse. L’architettura, intanto, finisce a ricopiare se stessa, incapace di rinnovarsi, oppure ad addobbarsi di orpelli inutili. Ciò porta alla nascita di correnti come neoclassicismo e rococò.
“Che ne è della stampa, frattanto? Tutta questa vitalità che abbandonava l’architettura, va da essa. Via via che l’architettura declina la stampa si gonfia e s’ingrossa. Il capitale di forze che l’umano pensiero disperdeva in edifici, essa lo dispensa ormai in libri. Così, fin dal sedicesimo secolo, la stampa, tanto cresciuta da toccare il livello dell’architettura rimpiccinita, lotta con essa e la uccide. Nel diciassettesimo è già tanto sovrana (…) da offrire al mondo la festa d’un grande secolo letterario. Nel diciottesimo, dopo essersi riposata a lungo alla corte di Luigi XIV, torna a brandire la vecchia spada di Lutero, ne arma Voltaire e corre, tumultuosa, all’assalto di quella vetusta Europa di cui ha già ucciso l’espressione architettonica”.
L’ultima frase esprime perfettamente l’importanza che Hugo dà alla stampa: secondo lui, essa è stata il vero motore dei grandi rivolgimenti sociali. Questa funzione che, come fa capire il riferimento a Voltaire, non è venuta meno neanche nel caso della Rivoluzione Francese.
Questo ucciderà quello: da Victor Hugo a oggi
Nell’ultima parte del saggio Hugo cita il fatto che sovrapponendo l’uno all’altro tutti i libri stampati nel corso della storia fino ai suoi tempi (e quindi pensiamo anche ai nostri) si colmerebbe la distanza tra la Terra e la Luna. La proliferazione della carta stampata, che avviene con “attività incessante” e “travaglio infaticabile” è, per lui, “la seconda torre di Babele del genere umano”.
La riflessione di Hugo si riferisce, naturalmente, al 1831, anno di pubblicazione del romanzo. Non potrebbe, però, essere valida ancora oggi? Sicuramente sì, se consideriamo l’importanza fondamentale assunta dalle nuove forme di comunicazione create dalla rivoluzione digitale. Il processo di democratizzazione del pensiero cominciato dalla stampa, infatti, oggi prosegue su strumenti come i social network. Qui, infatti, ancora di più chiunque può esprimere e eternare le proprie opinioni. I mezzi telematici inoltre, sostituiscono la carta stampata anche nella conservazione di testi del passato.
Che effetto ha, però, questo sulla nostra società? Se la rivoluzione della stampa era coincisa con la fine del dogmatismo, cosa comporterà, ora, la sua progressiva sostituzione? Nessuno di noi, naturalmente è in grado di vederlo. Sicuramente, però, essa è destinata a lasciare un segno indelebile sulla storia umana.
Chissà, magari, che, tra altri quattro secoli, un nuovo Hugo non decida di ricordare il momento che stiamo vivendo in un altro, memorabile, “Questo ucciderà quello”.
Francesco Robustelli
Bibliografia
Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, 1831, ed.it. BUR, 2010