Uno dei temi più importanti per gli studiosi delle società è la loro stratificazione. Secondo quali criteri è ordinata la loro gerarchia? Per chi si rifà all’analisi del celebre filosofo Karl Marx, il raggruppamento fondamentale è quello della classe. Essa riunisce tutti gli individui che occupano la stessa posizione nella piramide dei rapporti di produzione. L’ossatura di una società, quindi, per i marxisti, è data dal suo sistema economico. Un altro celebre pensatore, Max Weber è, però, in disaccordo. Nella sua visione, infatti, è altrettanto importante la stratificazione creata dalla cultura. Alle classi devono, dunque, essere affiancati quelli che lui chiama “Stande”, in italiano gruppi di status.
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I gruppi di status secondo Weber
Il termine “Stand”, in tedesco, ha molteplici significati, tutti legati alla nozione di “stato”, “situazione”, “condizione”. Applicato alle scienze sociali, designa “un effettivo privilegio positivo o negativo nella considerazione sociale”, per usare le parole di Weber. Esso è determinato da fattori come l’estrazione sociale, la condotta di vita, la cultura di una persona e così via. Possiamo accorgerci della sua rilevanza se pensiamo, ad esempio, a quanto sia diffuso il classismo nella nostra società.
Il concetto di “Stand” weberiano, tuttavia, può avere varie sfumature. Ciò emerge già semplicemente dai diversi modi adottati per tradurlo. Se noi, infatti, abbiamo optato per “gruppi di status”, molto diffuso in sociologia, vengono comunemente usati anche i più semplici “ceti” o “identità”.
Come evidenzia il ricercatore Immanuel Wallerstein, la scelta di uno o dell’altro termine non è del tutto indifferente. Spiega infatti:
“Chiamandoli gruppi di status, si enfatizza il modo in cui tali gruppi sono percepiti dagli altri, una sorta di criterio oggettivo. Chiamandoli identità, si enfatizza invece il modo in cui i gruppi percepiscono se stessi, una sorta di criterio soggettivo.”
Come che sia, essi rappresentano una realtà istituzionale del mondo moderno. Non a caso, dopo la loro introduzione ad opera di Weber, sono stati ripresi da moltissimi altri autori. Gli stessi sociologi marxisti, pur dando prevalenza, ovviamente, alla stratificazione economica, riconoscono che la gerarchia di una società non è comprensibile senza fare riferimento ai gruppi di status. Per scoprire ulteriormente la loro importanza, seguiamo proprio l’analisi propostane da Wallerstein.
I gruppi di status secondo Wallerstein
Il motivo per cui la nostra scelta finale è ricaduta sulla traduzione “gruppi di status” è che questi, pur avendo un’innegabile componente soggettiva, sono una delle realtà più concrete cui potremmo trovarci davanti. Wallerstein, infatti, fa rientrare sotto il concetto proposto da Weber nozioni con cui abbiamo a che fare quasi quotidianamente. Per lui, i gruppi di status sono le nazioni, i gruppi etnico-razziali, le comunità religiose, le categorie di genere e sessuali. Essi costituiscono etichette ascritte. Ciascuno di noi, infatti, vi entra a far parte alla nascita, ed uscirne è molto difficile. Il motivo è che spesso la società stessa induce le persone a rimanere nei loro gruppi di status.
Sono, infatti, le istituzioni più importanti per quanto riguarda la socializzazione. Le norme e i ruoli sociali che apprendiamo dipendono, in larga misura, dal gruppo di status cui apparteniamo. Nella maggior parte dei casi, essi sono congruenti con quelli richiesti dal sistema sociale. Può capitare, però, che i gruppi di status entrino in contrasto con quest’ultimo o anche tra di essi.
Ciò apre una delle riflessioni più interessanti per la sociologia: nel contrasto tra due identità, quale prevale? Solitamente, quella che gode della maggiore istituzionalizzazione. Questo, infatti, le permette di imporre le proprie regole all’individuo con maggiore efficacia. Ad esempio, il gruppo di status più aggregante è, solitamente, nel mondo moderno, lo Stato. Quando, però, esso risulta debole, al suo posto possono subentrare altre forme di identificazione, come ad esempio quella religiosa.
I gruppi di status oggi
I gruppi di status sono particolarmente forti nella nostra epoca, perché rappresentano il miglior modo per rispondere alla sua crisi delle certezze. Pensiamo solo, ad esempio, al ritorno del fondamentalismo religioso. Costituirsi in gruppi di status aiuta, infatti, la sopravvivenza della propria identità. Ciò non solo perché rafforza la cooperazione materiale tra i loro membri, ma anche perché permette, come abbiamo detto sopra, di socializzarne di nuovi. Non a caso, anche coloro che si ribellano alle etichette imposte dalla società tendono, quasi sempre, a costituirsi in nuovi gruppi di status.
Un pertinente esempio portato da Wallerstein è la nascita della comunità LGBT, e dell’identità di appartenenza ad essa associata, sulla scia delle lotte per il riconoscimento dei diritti omosessuali.
Francesco Robustelli
Bibliografia
Jedlowski, Il mondo in questione, ed.Carocci, 2009.
Wallerstein, Comprendere il mondo, 2004, ed.it.Asterios, 2013.
Weber, Economia e società, 1920-22, ed.it.1986.