Ritorno al futuro (Back to the Future) di Robert Zemeckis è un film cult che ha segnato gli anni ’80, facendo sognare intere generazioni di fan, speranzosi in un futuro ipertecnologico da fantascienza. Michael J. Fox è il protagonista principale della prima saga cinematografica che tratta, in chiave scanzonata ed ironica in pieno stile da commedia americana, l’intrigante e poco noto argomento legato ai viaggi spazio-temporali.
La pellicola esordisce nelle sale durante il 1985, nel bel mezzo dei mitici anni ’80, l’attesa è spasmodica, Hollywood è pronta ad accogliere questo giovane promettente attore canadese semi-sconosciuto dalla faccia pulita, sguardo vispo, taglio di capelli ben curato, modi educati da bravo ragazzo e grande vitalità; Michael J. Fox racchiude in sé tutte le caratteristiche del tipico bravo ragazzo americano rappresentando alla perfezione quell’indimenticabile decennio ricco di sogni e speranze giovanili, col suo modo di essere curioso e intraprendente. Ad affiancare il protagonista un ispiratissimo Christopher Lloyd, attore inglese di caratura internazionale già affermato all’epoca, nei panni di un eccentrico quanto brillante uomo di scienza.
Michael J. Fox: Rock’n Roll, DeLorean e HyperAdapt 1.0
Il film Ritorno al futuro, vincitore del Premio Oscar nella categoria miglior colonna sonora, ha dato vita ad altri due sequel di successo, portando alla luce il talento del giovane Michael J. Fox. L’attore canadese, naturalizzato cittadino statunitense, interpreta il ruolo dell’indisciplinato studente diciassettenne Marty McFly, rigorosamente vestito con blu jeans, gillet rosso e ai piedi le mitiche scarpe Nike HyperAdapt 1.0, leader di una band che suona musica rock, situazione familiare alquanto complessa, fidanzato con la bella Jennifer Parker (Claudia Wells), miglior amico lo scapestrato quanto geniale e discutibile scienziato Emmet Brown (Christopher Lloyd), che il protagonista è solito chiamare sinteticamente Doc, il quale è spesso accompagnato dal suo fido cane Einstein.
Marty viene contattato dallo stesso scienziato che gli intima di sperimentare assieme una apparentemente comunissima DeLorean adibita da quest’ultimo a macchina del tempo. L’esperimento funziona, da allora per il protagonista e il curioso Doc avranno luogo una serie di frenetici viaggi temporali e peripezie varie che coinvolgeranno gli stessi membri della famiglia McFly, creando dimensioni spazio-temporali alternative e futuri paralleli, partendo dal 1955 al fin troppo futuristico 2015, giungendo addirittura nel lontano vecchio West, per poi tornare nuovamente ai giorni nostri (o meglio ai loro).
A spasso nel tempo: la risposta italiana del cinepanettone a Ritorno al futuro
Anche il cinema italiano ha inteso omaggiare a suo modo l’opera di Zemeckis, dando a vita verso la seconda metà degli anni ’90 alla saga, durata solo due capitoli, A spasso nel tempo, protagonista la coppia da cinepanettone per eccellenza formata dal duo Massimo Boldi-Christian De Sica. I protagonisti del film, grazie ad una curiosa coincidenza avvenuta in un parco giochi negli Stati Uniti, viaggiano nella storia dell’umanità attraverso varie epoche, partendo dalla Preistoria, proseguendo per il Rinascimento, fino ai favolosi anni ’60, giungendo ai futuristici 2000, il tutto rigorosamente scandito dalle classiche battute, gag e situazioni piccanti della commedia all’italiana.
Michael J. Fox: dal sogno del successo… all’incubo del Parkinson
Michael Andrew Fox nasce in Canada, a Edmonton, Alberta, il 9 giugno 1961, madre impiegata ed attrice, padre agente delle Forze Armate canadesi. Nel 1971 il piccolo Michael si trasferisce con la famiglia a Vancouver, dove frequenterà il liceo, assumendo a soli quindici anni un ruolo da co-protagonista all’interno della fiction Leo and me. La passione trasmessagli dalla madre per la recitazione ed il precoce talento, lo inducono a trasferirsi appena diciottenne a Los Angeles per intraprendere la carriera da attore provando a sfondare nella capitale mondiale del cinema: Hollywood. Il giovanissimo Michael J. Fox iniziò a lavorare nella pellicola televisiva Letters From Frank, ottenendo da subito una discreta fama negli Stati Uniti. L’esordio al cinema avviene nel 1980 col film Follia di mezzanotte, di produzione Disney, mentre due anni più tardi debutta nella serie televisiva americana di successo Casa Keaton.
L’anno della svolta e della consacrazione per l’attore canadese è destinato ad essere il 1985, quando questi assume i panni dell’indisciplinato e ritardatario studente Marty McFly in Ritorno al futuro, regia di Robert Zemeckis, il quale intravede appunto nelle doti artistiche e fisio-somatiche di Michael le caratteristiche ideali per interpretare il personaggio protagonista della saga. Back to the Future ottiene ai botteghini e nell’immaginario collettivo un successo planetario, rendendo Michael J. Fox una delle star più popolari del decennio ’80.
Pur avendo sempre recitato in ruoli “leggeri“, l’attore di Edmonton non disdegna cimentarsi in ruoli più impegnativi e seriosi, affiancando degnamente Sean Penn in Vittime di guerra del maestro Brian De Palma vestendo i panni di un soldato statunitense durante il conflitto in Vietnam. Il rapporto sul set tra il mite Michael J. Fox ed il vulcanico ex marito di Madonna stenta a decollare, gli screzi e le incomprensioni si ripetono, ciò nonostante le diversità artistiche e caratteriali delle due star non condizionano in negativo il buon esito della pellicola. Al termine delle riprese Sean Penn trova nel camerino un bigliettino con dedica firmata dal suo collega canadese che recita testualmente: “Lavorare con te non è stato un piacere, ma è stato sicuramente un onore“.
La carriera artistica di Michael J. Fox sembra proseguire spedita senza intoppi, si aggiudica tre Golden Globe, più innumerevoli riconoscimenti ed apprezzamenti dalla critica internazionale, finché nel 1991 viene diagnostico all’artista canadese il morbo di Parkinson, che verrà reso noto dallo stesso soltanto sette anni più tardi. Nel 2000, proprio all’inizio del “suo” futuristico millennio, il fato, causa l’inevitabile aggravarsi della malattia, lo obbliga ad allontanarsi quasi definitivamente dalle scene dedicandosi soprattutto alla famiglia e alla cura del Parkinson.
Il Parkinson come ancora di salvezza dall’alcolismo
Paradossalmente sarà proprio il terribile mostro del Parkinson, a detta dello stesso Michael J. Fox, a salvargli la vita, costringendo questi ad assumere uno stile di vita più sano e combattere un altro mostro che lo stava divorando e distruggendo da tempo: l’alcolismo. Dopo lo shock iniziale, assorbito il colpo e preso coscienza della sua malattia, l’attore interrompe definitivamente l’abuso di alcolici grazie anche al costante sostegno della splendida moglie nonché collega Tracy Pollan, incontrata durante le riprese di Casa Keaton, dedicando maggiore attenzione alla propria salute e riscoprendo così il piacere della vita in famiglia.
Davide Gallo