“Se può essere scritto o pensato, può essere filmato“. Così il regista newyorkese Stanley Kubrick era solito definire e riassumere al meglio il proprio pensiero artistico. Considerato all’unanimità uno dei migliori cineasti in assoluto, stile eclettico, rivoluzionario ed universale, estremamente meticoloso nel curare ogni dettaglio stilistico, capace di inventare cinema a 360 gradi, trattando svariati generi senza mai perdere in originalità, Kubrick ha diretto soltanto tredici lungometraggi, ricavando ben tredici nomination agli Oscar ed aggiudicandosi la preziosa statuetta in un’unica occasione, nel 1969, categoria migliori effetti speciali col capolavoro 2001: Odissea nello spazio. Ha ottenuto numerosissimi premi alla carriera, unico tabù la mancata conquista dell’Oscar alla miglior regia, ultimo riconoscimento appunto il Leone d’oro alla carriera conseguito nel 1997 durante il Festival del cinema di Venezia.
Stanley Kubrick e le passioni giovanili: mitologia, scacchi, jazz… e la vocazione del cinema
Stanley Kubrick nasce il 26 luglio 1928 a New York, quartiere Manhattan, da famiglia benestante di origine ebraica con padre medico e madre casalinga. Il piccolo Stanley si appassiona da subito ai classici della mitologia greca e nordica, eccelle nel gioco degli scacchi gareggiando in vari tornei e guadagnandosi anche da vivere, inoltre ama la musica jazz, senza disdegnare il roboante suono della batteria, che impara a suonare discretamente bene.
A tredici anni riceve come regalo gradito da suo padre una macchina fotografica, la quale diviene immediatamente per Stanley Kubrick molto più di un banale passatempo. Il giovane inizia a dedicarsi con passione allo studio della fotografia, il che rallenta inevitabilmente il suo percorso scolastico, non impedendogli comunque di conseguire, seppur a fatica, il diploma. Il suo primo cortometraggio è datato 1949 ed intitolato Day of the Fight, documentario basato sulla giornata tipica del pugile Walter Cartier, autoprodotto grazie ad una generosa colletta di 3900 dollari ricavata tra parenti ed amici vari, rivenduto subito dopo alla RKO per appena 4000 dollari.
Dopo aver raggiunto un discreto successo con una serie di cortometraggi, Stanley Kubrick è pronto a mettersi in gioco nel mondo del cinema del ruolo di regista a tempo pieno, dando vita nel 1953 al suo primo lungometraggio dal titolo Paura e desiderio, pellicola che appare pressapoco come un primo azzardato e pasticciato esperimento di quello che sarà lo stile kubrickiano. Lo stesso regista d’altronde non ha mai esitato a definire la pellicola “un tentativo serio realizzato in modo maldestro“. Nel 1955 dirige Il bacio dell’assassino e sigla un contratto di lavoro con la United Artists. L’anno seguente fonda una propria piccola società in collaborazione col potente produttore cinematografico James B. Harris. Il primissimo film lanciato dal nuovo marchio porta il nome Rapina a mano armata, opera assolutamente rivoluzionaria per l’epoca, grazie ad una struttura narrativa che viaggia nel tempo senza seguire un preciso ed ordinato iter cronologico dei fatti, giungendo a mostrare uno stesso accadimento sotto differenti punti di prospettiva dei vari personaggi, stile poi ripreso e perfezionato parecchi anni dopo dall’altro grande regista rivoluzionario Quentin Tarantino, ispirato ed illuminato anch’egli dallo stile kubrickano.
Dopo aver diretto Orizzonti di gloria, tratto dall’omonimo romanzo di Humphrey Cobb, giunge finalmente per Stanley Kubrick il successo internazionale, grazie al kolossal hollywoodiano Spartacus, che fu a suo tempo la pellicola più costosa in assoluto nella storia del cinema, il quale porta a casa quattro statuette alla cerimonia degli Oscar 1959. Nonostante il riuscitissimo esito del prodotto, il regista newyorkese riscontrò notevoli avversità e paletti durante le riprese sul set, causa le continue intromissioni di Kirk Douglas, interprete principale nonché produttore del film. Ciò indusse Kubrick a trasferirsi nell’amata Inghilterra per meglio detenere il totale controllo dei suoi progetti cinematografici.
Stanley Kubrick: il regista più versatile, visionario ed universale di Hollywood
Il 1962 è l’anno d’uscita del film Lolita, anch’esso tratto dal famoso omonimo romanzo edito dallo scrittore russo Vladimir Vladimirovic Nabokov, che lancia nel grande cinema un giovane Peter Sellers. Con 2001: Odissea nello spazio il regista analizza in modo raffinato ed innovativo il rapporto che intercorre tra la debole natura umana e lo spazio profondo, quasi a voler nettamente demarcare il confine tra la mortalità dell’uomo e l’infinità immortalità dello spazio-tempo. Il film, nonostante le svariate nomination agli Oscar, si aggiudica soltanto la statuetta per i migliori effetti speciali.
L’opera più cruda e visionaria mai realizzata da Kubrick resta inequivocabilmente Arancia Meccanica, prodotta nel 1971. La pellicola racconta le atrocità e banalità della violenza umana all’interno di una società falsa ed ipocrita, nella quale il protagonista non è in grado di rapportarsi ad essa se non attraverso l’uso della violenza gratuita, in tutte le sue manifestazioni più esplicite ed animalesche. Linguaggio accattivante quasi di stampo nazi-fascista, colonna sonora e musiche psichedeliche, colori accesi, utilizzo costante di messaggi subliminali ad alto sfondo erotico, personaggi pittoreschi e storia contorta rappresentano perfettamente l’idea voluta dal regista di origini ebraiche per descrivere le innumerevoli contraddizioni della misteriosa mente umana.
Corre l’anno 1980 e Stanley Kubrick non tarda a cimentarsi col genere horror. Esordisce a modo suo realizzando l’ennesimo capolavoro di genere dal titolo Shining, la luccicanza, pellicola che si contraddistingue dalla classica routine fatta di mostri, sangue e morti atroci, definita tutt’oggi dalla critica il miglior film horror di sempre. Si tratta di un’opera alquanto cerebrale intrisa di mistero, in cui uno scrittore alla ricerca dell’ispirazione perduta, interpretato magistralmente dall’eclettico Jack Nicholson, subisce un costante progressivo senso di solitudine ed isolamento, che riduce quest’ultimo ad un tremendo esaurimento nervoso prima ed alla totale pazzia poi, trasformandolo appunto in un folle omicida.
Sette anni più tardi esordisce nelle sale Full Metal Jacket, terzo ed ultimo film militare anti-bellico firmato Kubrick, opera seconda quanto a violenza solo ad Arancia Meccanica, la quale racconta le violenze e le contraddizioni della guerra in Vietnam e del corpo dei marines, creando personaggi entrati di forza ormai nell’immaginario collettivo, tra cui il rigidissimo sergente istruttore Hartman impersonato dall’eccellente e compianto Ronald Lee Emery, ed il soldato soprannominato Palla di lardo, alias Vincent D’Onofrio.
L’ultimo capolavoro del maestro risale a fine millennio, datato 1999, anno della sua morte, avvenuta causa un infarto che lo stroncò il 7 marzo all’età di 70 anni compiuti, il corpo di Kubrick venne sepolto come da sue ultime volontà nel sottosuolo del giardino di casa. Il film accennato in questione è Eyes Wide Shut, protagonisti la celeberrima ex coppia d’oro di Hollywood formata dagli allora coniugi Tom Cruise e Nicole Kidman, che tratta, quasi indaga, nel mascherato (è proprio il caso di scriverlo) mondo dell’esoterismo, prendendo spunto probabilmente dall’occulto e torbido ambiente di una certa massoneria deviata, tra delitti, tradimenti e misteri irrisolti.
Stanley Kubrick: da Odissea nello spazio… allo sbarco sulla luna ?
Di recente, diversi complottisti si dicono convinti che lo stesso regista di Manhattan sia stato contattato e convinto dal governo americano nel pieno periodo della Guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, per creare ad hoc un vero e proprio set cinematografico al fine di simulare con dovizia di particolari addirittura l’atterraggio lunare avvenuto nel 1969. Ovviamente si tratta di mere e forzate supposizioni avvalorate da alcuni indizi ed incongruenze dovute alle immagini originali dello sbarco lunare, senza supporto di prove concrete o alcuna testimonianza in merito da parte dei possibili diretti interessati riguardo la vicenda in questione. Una suggestione talmente folle ed improbabile, che, data la grandezza del maestro, parrebbe addirittura plausibile. In fondo, Stanley Kubrick è stato un cineasta talmente unico e visionario da sembrare appartenere ad un altro pianeta, ad un’altra stella, o magari… alla luna.
Davide Gallo