Le zanzare sono le protagoniste indiscusse delle afose e calde serate delle nostre estati e delle nottate passate in bianco tra pruriti, ronzii e ciabatte volanti. Ma quanto ne sappiamo davvero su questi insetti?
Storia e biologia delle zanzare
Le zanzare sono insetti della famiglia Culicidae caratterizzati da un corpo allungato e sottile, in genere lungo 3-9 mm, al massimo 15 mm.
Presentano dimorfismo sessuale, ossia diversità morfologica tra maschi e femmine: i maschi possiedono lunghe antenne piumose, che nelle femmine invece sono molto ridotte; le femmine sono dotate invece di un apparato boccale adatto a perforare la cute e succhiare il sangue.
I primi ritrovamenti di zanzare risalgono al Giurassico inferiore, circa 140 milioni di anni fa, quando a fare le spese delle loro punture erano i dinosauri e i nostri primi antenati. Anche se sono state ritrovate fossilizzate nell’ambra zanzare che portavano al loro interno ancora il loro ultimo pasto a base di sangue, è impossibile purtroppo, o per fortuna, recuperare il DNA, che anche in condizioni ottimali si degrada facilmente (con sommo dolore dei fan di Jurassic Park).
Le uova vengono deposte in acqua, dove poi nasceranno le larve. Queste sono attaccate alla superficie dello specchio d’acqua per poter respirare e si nutrono di plancton. Alla fine dello sviluppo, le larve si impupano e dopo 2-3 giorni cominciano la loro vita da adulti. I maschi vivono generalmente due settimane, mentre le femmine circa un mese. Gli adulti iniziano ad alimentarsi con sostanze zuccherine di origine vegetale, come il nettare.
Come si nutrono le zanzare?
L’ematofagia, ossia l’alimentazione a base di sangue, è esclusiva delle zanzare femmine. L’assunzione di emoglobina e altre proteine è fondamentale per la produzione delle uova. Solitamente le vittime designate sono vertebrati terrestri (anfibi, rettili, uccelli e mammiferi). Può capitare però che si nutrano anche di emolinfa (l’equivalente del nostro sangue) di altri artropodi.
La perforazione della cute avviene grazie a mascelle e mandibole modificate, fino a che non viene raggiunto un capillare sanguigno. Dopodichè vengono introdotte le restanti parti boccali, esclusa la proboscide. La zanzara inietta quindi della saliva, che ha funzione anticoagulante e anestetizzante, ma soprattutto stimola l’aumento del flusso sanguigno nel capillare, per velocizzare il più possibile l’operazione prima che la vittima reagisca.
È falso che le zanzare siano attratte dalla luce o che possano essere allontanate con gli ultrasuoni (che dovrebbero simulare il battito delle ali dei maschi).
Le zanzare basano la propria caccia su stimoli chimici. Infatti sono attratte dall’acido lattico prodotto dall’attività muscolare, dall’anidride carbonica e dal vapore acqueo prodotti dalla respirazione, dal sudore, dal sebo, e probabilmente anche dalla microflora della cute. È stato inoltre riscontrato che le zanzare marcano l’ospite con feromoni di aggregazione che attirano altre femmine.
Pericolosità
Con le loro 725.000 vittime l’anno, le zanzare sono gli animali più pericolosi al mondo. La loro puntura non è dannosa in sé, ma spesso questi animali sono veicoli di patogeni come i virus Chikungunya, Zika, l’encefalite, la febbre gialla e la malaria.
Quest’ultima ha portato ad un evento evolutivo nella specie umana. Nelle zone più a rischio, si sono sviluppate emopatie genetiche come l’anemia falciforme, le talassemia, il favismo. Queste anomalie genetiche impediscono al Plasmodium, l’agente portatore della malaria, di sfruttare il tessuto cellulare, proteggendo quindi i portatori dalle stesse.
In Italia si contano una sessantina di specie, tra cui alcune dei generi Culex, Anopheles, Aedes, Culiseta. Diversamente da ciò che si crede, in Italia la malaria non è stata debellata. Si osservano casi molto sporadici prevalentemente nella zona della Pianura Padana, ad opera di Anopheles atroparvus, che è un potenziale veicolo del patogeno.
Negli anni la lotta alle zanzare ha preso diverse forme: dalla bonifica dei territori paludosi, all’uso di sostanza nocive come il DDT, all’utilizzo di predatori naturali, fino all’eventuale immissione in natura di maschi sterili in modo tale da impedire l’accoppiamento.
È importante però tenere conto che le zanzare sono una parte fondamentale dell’alimentazione dei pipistrelli italiani, che sono già fortemente minacciati dall’antropizzazione. È dunque giusto cercare di limitare i danni provocati a noi esseri umani, ma è fondamentale ricordare il ruolo che questi insetti ricoprono nell’ecosistema.
Quest’estate, purtroppo, ci toccherà nuovamente confrontarci con questi odiati insetti, evitando di munirci di inutili lampade o dispositivi ad ultrasuoni, ma prediligendo, pasticche, zanzariere, citronella, qualche spray repellente e magari, per chi ha il sonno leggero, di tappi nelle orecchie.
Lucrezia Guarino