Sociologo, filosofo e persino iniziatore della criminologia, Gabriel Tarde, vissuto nella seconda metà dell’ottocento fu una mente brillante, oscurata da alcuni nomi di spicco dal calibro di Freud. Solo da qualche decennio sono in fase di riscoperta i suoi scritti, la cui attualità è riscontrabile già a partire dalla correlazione che instaura tra discipline molto diverse tra loro. Schieratosi contro le tesi sociologiche più accreditate dell’epoca, Gabriel Tarde con le sue intuizioni getta i semi per alcune teorie che invece si faranno strada in ambito filosofico e psicologico ben più tardi. L’attenzione che riserva alla credenza e al desiderio può essere considerata proprio in questa prospettiva di fondamentale importanza.
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Credenza e desiderio come spazio e tempo
La croyance et le desir, la possibilité de leur mesure è lo scritto che Tarde pubblica nel 1880, nel quale si confronta col problema della misurazione della credenza e del desiderio. Prima di affrontare tale questione bisogna comprendere in che senso queste due proprietà possano essere reputate misurabili e perché egli attribuisca loro tanta importanza. In primo luogo per il filosofo la fede e il desiderio sono costanti e universali, ciò a cui tutti i nostri stati interiori sono riconducibili. Credenza e desiderio si relazionerebbero alle sensazioni allo stesso modo in cui l’estensione, cioè lo spazio, e la durata, cioè il tempo, si relazionano alla materia. La comparazione procede anche in merito ai rapporti che le due proprietà intrattengono tra loro: come lo spazio e il tempo esse non sono riducibili ad unità, ma una delle due primeggia sempre sull’altra. Infatti Tarde scrive:
Il tempo ha potuto essere considerato, nella cinematica, come una quarta dimensione dello spazio; a nessuno verrebbe in mente di considerare lo spazio come un semplice ausiliare del tempo. […] Allo stesso modo la credenza batte di gran lunga il desiderio in indipendenza e ricchezza proprie.
Questi sono i presupposti che portano Tarde a considerare la credenza e il desiderio delle vere e proprie quantità. Quest’ultima non deriva da un criterio di misura comune, ma dalla possibilità di una variazione interna. È possibile infatti una variazione che riguardi l’intensità del piacere e del dolore, come una che riguardi la gradualità con la quale un’opinione si trasforma in una convinzione.
Somiglianza, differenza e carattere quantitativo
La credenza e il desiderio, per Tarde, hanno il loro punto di applicazione nella sensazione. A differenza delle sensazioni esse non si snaturano nelle rispettive variazioni, anche se la loro intensità è soggetta al cambiamento. Quindi credenza e desiderio sono entrambe simili nella differenza, eterogenee ma non opposte. Proprio questo status peculiare le rende alla base di ogni stato mentale, ma ne determina anche il carattere quantitativo. La misurazione, come anticipato, è proprio ciò che genera problemi di ogni sorta. Misurare stati interni senza un riferimento reale sembra un’impresa che va oltre ogni immaginazione. Eppure una misurabilità esiste e Tarde lo dimostra con diversi esempi, come quello concernente il desiderio individuale.
Egli scrive:
Dovendo sacrificare uno fra due progetti, resto indeciso, tengo allo stesso modo ad entrambi; dovendo scegliere fra uno di questi due e un terzo, scelgo invece quest’ultimo, ma se devo optare fra i primi due progetti insieme e quest’ultimo, resto irresoluto e mi decido solo a malincuore.
Nell’ultimo caso il filosofo francese dimostra che l’uomo tiene due volte di più all’ultimo progetto che a ciascuno degli altri due. Anche in questo frangente Tarde attua una misurazione intesa in forma comparativa e non una quantificazione con un riferimento fisso. Il fatto che quest’ultimo non si possa prendere in prestito dalla matematica non compromette, però, la misurabilità della credenza e del desiderio.
Gabriel Tarde in anticipo
La questione relativa all’adeguato strumento di misura delle proprietà rimane aperta, ma va riconosciuto al sociologo il merito di aver posto l’attenzione su stati interni che la psicologia di fine ‘800 non aveva considerato. L’accusa che egli muove agli psicofisici dell’epoca è proprio quella di non aver considerato quanto l’inclinazione individuale fosse correlata a queste due proprietà.
Gabriel Tarde dimostra come la credenza, il desiderio e la sensazione siano i soli tre elementi che costituiscono l’anima. Inoltre dalla loro combinazione emergono stati individuali di incredibile importanza per il soggetto. La credenza unita alla sensazione fa scaturire la percezione e unita alle sensazioni deboli, come le immagini, imprime il ricordo. Il desiderio a sua volta insieme alla sensazione genera piacere e dolore, mentre in accordo con le immagini fa scaturire amore oppure odio. La credenza e il desiderio sono per Tarde delle forze guida che influenzano costantemente l’uomo e la società.
Definendo gli stati interni degli individui, orientano le scelte e le azioni, che spontaneamente si riversano sulla strutturazione della comunità in cui sono inseriti. Per comprendere fino in fondo la lungimiranza di Tarde basta pensare all’attinenza tra la sua volontà di misurare tali proprietà e molte delle attuali ricerche neuroscientifiche, intente a trovare uno strumento di misurazione degli stati emozionali e della coscienza. A ciò si aggiunge la risonanza che queste “quantità” hanno acquisito nel ‘900 in filosofia e psicanalisi. Inoltre le attività economiche odierne sono supportate da studi sempre più articolati e precisi, tesi ad individuare desideri e credenze dei compratori, col fine di soddisfare questi ultimi e in alcuni casi di manipolarli a proprio vantaggio. In sintesi l’oblio in cui è caduto Tarde si deve quasi sicuramente al fatto che le sue teorie fossero in anticipo rispetto al suo tempo.
Bibliografia
Gabriel Tarde, Credenza e desiderio, ed. Cronopio, Napoli 2012.