Frankenstein di Mary Shelley è riconosciuto come uno dei capolavori della letteratura gotica di tutti i tempi. Ancora oggi, a duecento anni dalla sua pubblicazione, il romanzo continua a incutere paura e a esercitare fascino sul lettore. La storia del “mostro” creato e animato dal dottor Frankenstein è ormai entrata nell’immaginario collettivo, anche a seguito dei molteplici film, drammi, musical ispirati all’opera letteraria. Scopriamo allora qualcosa in più sull’autrice e sul romanzo.
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Chi era Mary Shelley?
Mary Godwin era figlia di due intellettuali inglesi molto famosi tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Sua madre era Mary Wollstonecraft, l’autrice di uno dei primi testi di ispirazione femminista dal titolo A Vindication of Women. Suo padre era invece William Godwin, scrittore e filosofo politico, autore del famoso saggio Enquiry Concerning Political Justice.
L’ambiente nel quale viene cresciuta Mary Godwin, che sebbene non poté istruirsi al pari dei suoi colleghi romantici riuscì comunque a ricevere una formazione elevata per una donna del suo tempo, era dunque estremamente progressista e innovativo.
L’incontro con Shelley e la genesi di Frankenstein
Nel 1814 incontra il poeta romantico Percy Bysshe Shelley. I due cominciarono una storia d’amore, sebbene il poeta fosse già sposato, e dovettero affrontare non poche difficoltà dopo il lungo viaggio in Europa dal quale Mary ritornò incinta. Fu solo dopo il suicidio della prima moglie del poeta che Mary poté sposarsi con Shelley, da cui prende appunto il nome con cui la conosciamo oggi.
Nel 1816 la coppia passò l’estate con Lord Byron, John William Polidori e Claire Clairmont vicino a Ginevra. È qui che Mary Shelley sviluppa l’idea per il suo Frankenstein. Animato dalle lunghe discussioni sul galvanismo, Byron decide infatti di lanciare una scommessa ai suoi compagni: scrivere il più terrificante racconto dell’orrore che potessero mai immaginare.
Fu così che a soli 18 anni Mary Shelley comincia a scrivere uno dei romanzi gotici più famosi di sempre.
Il capolavoro di una donna
Molti critici hanno a lungo pensato che in realtà il romanzo non fosse opera di Mary Shelley ma di qualcuno a lei molto vicino. Fu infatti attribuito al marito Shelley. Sicuramente l’aiuto del poeta romantico ha avuto un peso considerevole nella stesura del romanzo. Le sue correzioni sono infatti ancora visibili nel manoscritto di Frankenstein conservato alla Bodleian Library a Oxford. Bisogna tuttavia pensare al contributo di Shelly come a quello di un editor di oggi: ha sicuramente aiutato e direzionato il lavoro della giovane scrittrice, ma non va assolutamente attribuito a lui il merito del romanzo.
D’altronde, Frankenstein non ha ricevuto il giusto riconoscimento fino agli anni ’80, in cui la critica femminista ha cominciato a porre sotto i riflettori un capolavoro ignorato solo perché opera di una scrittrice.
La trama di Frankenstein
La storia è ben risaputa. Il dottor Frankenstein, ossessionato dalla scienza e dalla ricerca scientifica, decide di imbattersi nella più ardua delle sue imprese: dare vita a un essere inanimato. Crea così dal nulla una creatura, brutta e deforma, che pian piano sviluppa tutte le comuni capacità dell’uomo: il pensiero, la parola e il sentimento. Il suo aspetto lo allontana però da tutti, rendendolo più simile a un mostro spaventoso che a un uomo degno di affetto. E sarà proprio la mancanza di affetti che lo porterà a compiere le più estreme scelleratezze, uccidendo le persone più care al dottor Frankenstein che si rifiuta di creare per lui una donna a lui simile da amare.
Il racconto nel racconto
Con una struttura simile alle scatole cinesi, il romanzo alterna il racconto in prima persone di tre diversi narratori. Il primo è Robert Walton, un giovane capitano che ha deciso di intraprendere un lungo viaggio verso il polo nord per scoprire cosa attrae l’ago verso il nord. In queste circostanze incontra dunque il dottor Frankenstein, sconvolto da eventi che lo pongono sul ciglio della morte.
Comincia così il racconto dello scienziato, dalla sua passione giovanile per la scienza alla creazione del mostro, fino alle vicende più terribili che lo hanno costretto al dolore e alla solitudine.
Al centro del romanzo, invece, il dottore riporta la narrazione in prima persona del mostro. La nostra prospettiva della creatura si ribalta decisamente. Quello che infatti nelle parole di Frankenstein era stato descritto come un essere orripilante, vendicativo, diabolico ci appare ora capace di nobili sentimenti e profondi pensieri.
Un romanzo gotico
Il termine gotico, applicato in letteratura, si riferisce a una serie di romanzi scritti tra il Settecento e l’Ottocento che raccontano eventi spaventosi e inspiegabili. In una prospettiva storica, il proliferare di romanzi gotici esprimeva una tendenza all’allontanamento dai canoni dell’ordine classico, avvicinandosi così alla dimensione più immaginativa del movimento del Romanticismo.
Non a caso, alcuni critici hanno proposto di leggere Frankenstein come un’opera che unisce elementi gotici e romantici. La mostruosità, le ambientazioni cupe, gli eventi impregnati di mistero si uniscono infatti alla duplicità tra la ragione e il sentimento, tra l’io e l’altro, alla contemplazione della natura e del sublime, alla libertà dell’individuo e alla ribellione contro la società.
La ricerca di conoscenza
Uno dei primi temi che incontriamo fin dall’inizio è la sete smodata di conoscenza. Victor Frankenstein cerca di oltrepassare i limiti dell’uomo accedendo al segreto della vita. Non a caso, il sottotitolo del romanzo è The modern Prometheus, creando così un parallelo con il personaggio mitologico che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini – simbolo della ribellione contro i limiti imposti. Allo stesso modo, Robert Walton cerca di scoprire il segreto del magnetismo addentrandosi nel freddo glaciale del polo nord.
L’inquieta ricerca di conoscenza è però pericolosa. La creazione del mostro da parte di Victor Frankenstein ha infatti come conseguenza la sua distruzione. La creatura lo punisce uccidendo tutte le persone a lui care, lasciandolo solo e disperato. Walton, invece, si trova in gravi difficoltà, intrappolato nei ghiacci dell’Artico.
In ultima analisi Frankenstein è dunque anche un romanzo sul fallimento e sulla fallibilità delle capacità umane.
Il tema del mostro
Il tema della mostruosità pervade l’intero romanzo. La figura della creatura portata in vita da Frankenstein – anonima per l’intero corso del romanzo – è paragonata infatti a un mostro. La sua mostruosità non deriva solo dal suo aspetto ripugnante, ma anche dal modo innaturale con cui è stato creato. Si dice infatti che è il prodotto di un insieme di frammenti di diversi elementi, rispecchiando così la natura frammentata dell’io e dell’identità.
Il mostro è stato infatti spesso analizzato come la proiezione dell’io dello scienziato. Rappresenterebbe così la parte nascosta, rifiutata, temuta di sé.
Il resoconto del mostro
Il tema della mostruosità è però anche messo in discussione dal resoconto del mostro al centro del romanzo. Le sue parole infatti ci appaiono quelle di un uomo capace di grandi sentimenti e grandi pensieri, di uomo capace di amare più di ogni altro.
È dunque un gioco di prospettive quello che mette in scena Mary Shelley, sconvolgendo così il lettore che si trova di fronte a un grande problema interpretativo. I due archetipi del romanzo – lo scienziato ossessionato dalla ricerca del sapere e il mostro – rivelano infatti molti punti in comune: l’isolamento, la ribellione alla società, la sovversione delle regole.
Resterebbe moltro altro da dire. Basta qui sottolineare che poco più che adolescente Mary Shelley è riuscita a creare un romanzo che condensa grandi tematiche attraverso il filtro del romanzo gotico.
Salvatore Cammisa