Ha completamente stravolto i canoni musicali dell’epoca, fuoriuscendo da standard troppo restrittivi e soffocanti incapaci di imprigionare il suo incontenibile genio sregolato. Il violinista del diavolo (The Devil’s Violinist) di Bernard Rose rende omaggio al compositore-esecutore più discusso: Niccolò Paganini. Artista sublime e al contempo controverso, innato talento e figura avvolta da un cupo alone di mistero, circondato da dicerie tra realtà e romanzo. A testimonianza di quanto il soave genio artistico camminasse, o meglio suonasse, a braccetto con un carattere indocile, donando forme e vita a musica indomabile, immortale.
Indice dell'articolo
Il film
Il violinista del diavolo è un film biografico-musicale di genere drammatico che racconta le gesta, musicali e non solo, del celebre maestro Niccolò Paganini. La pellicola diretta da Bernard Rose, giunge nelle sale in data 27 febbraio 2014. Annovera un cast di tutto rispetto, tra cui l’attore protagonista Davide Garrett ed il co-protagonista Jared Harris che si calano con grande naturalezza nei propri personaggi, nonostante Garrett, da buon musicista affermato e non certo attore consumato, si trovi più a proprio agio col violino in braccio che non recitando un copione.
Il risultato ai botteghini è più che soddisfacente, il giudizio della critica è positivo. 122 minuti di musica e romanzo si fondono ottimamente, conditi dalle inconfondibili liriche di Niccolò Paganini, fungendo a colonne sonore ideali del film, intriso da un ritmo incessante e monologhi profondi. Il violinista del diavolo è un viaggio alla (ri)scoperta dell’uomo celato dietro l’oscura maschera del genio musicale italiano più discusso di sempre.
Analisi del film
Il violinista del diavolo racconta il maestro in tutte le sue infinite e contorte sfaccettature. Dapprima l’artista innovativo e rivoluzionario ai limiti del profano musicale, proseguendo per un’esistenza dissoluta tra gioco d’azzardo, donne, droghe e vizi vari.
Alla sua ombra si aggira un oscuro impresario, interpretato dall’impeccabile Jared Harris, sempre a suo agio nei panni del “cattivo”, ancor meglio se dai tratti contorti e mefistofelici, favoriti dal tenebroso aspetto alla Jack Nicholson. L’agente assiste il proprio cliente con dovizia morbosa, assecondando ed invogliando le sue notevoli qualità (sopran)naturali ed autodefinendosi “servitore del diavolo“. In questi il protagonista ripone totale fiducia.
Le origini di Niccolò Paganini
Niccolò Paganini, nasce a Genova il 27 ottobre 1782 da modesta famiglia, ereditando la passione musicale dal padre Antonio, manovale portuario. Di gracile costituzione sin dalla tenera età, a soli sei anni s’ammala gravemente di polmonite; venne avvolto nel sudario ed avviato alla sepoltura, quando compie un movimento corporeo quasi impercettibile, che gli consente di scampare a morte certa e guadagnandosi da subito l’appellativo di miracolato.
Il giovane Niccolò inizia a studiare musica seguendo le prime lezioni paterne, apprendendo a suonare il mandolino ed in seguito l’amato violino, che diviene ben presto il suo strumento prediletto. Ricevette soltanto qualche lezione dal maestro Gaspare Ghiretti, quindi sostanzialmente potremmo definire Paganini un autodidatta; era capace di comporre e suonare con più strumenti ad arco, compresa la chitarra, riuscendo a trasporre in note musicali finanche versi d’animali, suoni e rumori quotidiani. Anche qui, talento (sovra)naturale o diabolica stregoneria?
L’inizio della carriera
A 14 anni si trasferisce con la famiglia a Parma, dove si riammala, stavolta di polmonite, salvato dai continui salassi. Segue una lunga riabilitazione presso la casa paterna in Romairone, nelle vicinanze di San Quirico, dove riprende imperterrito gli studi musicali, dieci-dodici ore ogni giorno. Al termine del rigido periodo di lezioni, inizia l’attività di concertista, soprattutto nella Toscana.
Già all’età di 22 anni diviene primo violinista presso la corte di Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone, qualche tempo dopo suona anche alla corte di Paolina Borghese, stabilendo ottimi rapporti professionali e di amicizia presso tutta la corte imperiale transalpina. Nel 1817 si esibisce a Roma impressionando il principe di Metternich-Winneburgh, il quale invita il musicista a Vienna per un ulteriore saggio delle sue doti; questi però si vede costretto a declinare gentilmente l’invito causa le risapute precarie condizioni di salute.
Nel corso della sua frenetica ed instancabile carriera artistica Niccolò Paganini gira più volte per Italia, Francia e gran parte dell’Europa orientale. Riscosse fama e denaro ovunque andasse ad esibirsi, accettando e vincendo sfide violiniste contro illustri colleghi (una sorta di musical-contest dell’epoca). Bramato ed osannato da pubblico e critica, ma anche temuto come una sorta di figura ai limiti del mefistofelico.
Lo stile di Paganini
Il violinista del diavolo prende spunto dallo stile artistico quasi dannato; questo era composto dall’incessante alternarsi di staccato e pizzicato, dita instancabili e celeri; il suo attrezzo viene soprannominato “il cannone“, per la sua grandezza unita all’abilità maniacale (e quasi militare) attraverso cui esso viene maneggiato dal compositore-esecutore. Si narra che i concerti del Paganini finissero sempre con le corde del violino spezzate, tranne una, permettendo così al maestro di concludere la sonata in sol.
Ma è l’aspetto fisico e soprattutto il personaggio Paganini a lasciar discutere ed affascinare suoi contemporanei e posteri. Artista maledetto nella musica, tanto quanto Caravaggio lo era nella pittura. Uomo scarno perennemente in lotta contro la sindrome di Marfan che indeboliva il suo scheletro, sguardo ossuto con pupille fuori dalle orbite, sdentato a causa del mercurio somministratogli per curare la sifilide, il che accentua il muso rinsecchito e la vicinanza naso mento, folti capelli e basettoni pieno stile ottocentesco.
Era solito indossare abiti neri con occhialini scuri accentuando ulteriormente di proposito i propri tratti fisici già pronunciati; si presentava ai propri spettacoli trasportato in carrozza da quattro cavalli neri con luce soffusa, dimostrando così anche innate qualità da navigato showman. Animo solitario e personalità sinistra, maestro di musica nonché gran maestro massone, amava gioco e belle donne, infatti raggiunge rapidamente la nomea di casanova presso tutte le corti frequentate e diviene padre di Achille, nato dalla relazione con la cantante Antonia Bianchi. Anche al termine della convivenza con la storica compagna, l’artista non farà mai mancare il proprio sostegno economico ed affettivo al figlio.
La leggenda
Il violino nell’immaginario musicale viene definito strumento del demonio. Paganini violenta lo strumento, con frenetica armoniosità congiunta a tonalità strazianti; confonde l’ascoltatore, non concede lui totale relax, zero monotonia e prevedibilità, non vi sono punti morti.
Personaggio sui generis, anacronistico ed incatalogabile per l’epoca, crearono diverse dicerie sul suo conto, la più nota appunto che avesse stipulato un patto col diavolo, al fine di poter liberamente inventare musica eterna in cambio della sua anima immortale. Paganini in realtà non disdegnava affatto il soprannome affibbiatogli, servendosene quasi a fini pubblicitari e non rinnegando mai certe “comode” leggende.
Il 27 maggio 1840 nella città francese di Nizza, segnato dalla malattia e da una vita frenetica e dissoluta, scompare un genio inimitabile. Il violinista del diavolo finanche in punto di morte rifiuta il sacramento dell’estrema unzione, lasciando noi musiche e suoni mai contemplati dall’uomo…né dal demonio.
Giuseppe Tartini: quando il diavolo ti appare in sogno, tanto vale suonarci su
Storia analoga troviamo durante la prima metà del XVIII secolo con la Sonata per violino in sol minore, meglio nota col nome Trillo del diavolo, scritta dal compositore Giuseppe Tartini, il quale, sempre stando alla leggenda, avrebbe composto tale opera dopo un sogno in cui stipulava un patto col demonio, che per l’occasione si prestava a completo servizio del Tartini:
«Una notte sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà erano sempre esaudite dal mio nuovo domestico. Immaginai di dargli il mio violino per vedere se fosse arrivato a suonarmi qualche bella aria, ma quale fu il mio stupore quando ascoltai una sonata così singolare e bella, eseguita con tanta superiorità e intelligenza che non potevo concepire nulla che le stesse al paragone. Provai tanta sorpresa, rapimento e piacere, che mi si mozzò il respiro.
Fui svegliato da questa violenta sensazione e presi all’istante il mio violino, nella speranza di ritrovare una parte della musica che avevo appena ascoltato, ma invano. Il brano che composi è, in verità il migliore che abbia mai scritto, ma è talmente al di sotto di quello che m’aveva così emozionato che avrei spaccato in due il mio violino e abbandonato per sempre la musica se mi fosse stato possibile privarmi delle gioie che mi procurava.»
Riferimenti nella cultura popolare
Anche il celebre fumetto italiano Dylan Dog omaggia a suo modo il Trillo del Diavolo, citando la complessa sonata data alla luce dal Tartini come la preferita in assoluto dall’indagatore dell’incubo. Quanto al maestro violinista, come non citare il famigerato killer soprannominato Paganini, nero vestito, pallido candore, sguardo tenebroso, custodia di violino alla mano, apparso nel film Altrimenti ci arrabbiamo con protagonista il duetto, non musicale bensì cinematografico, composto da Bud Spencer e Terence Hill.
Paganini non ripete!
Tuttora il mito Paganini continua ad alimentarsi accrescendosi nel tempo. Un famoso aneddoto che più di tutti definisce la sua spiccante personalità avviene durante l’esibizione al prestigioso Teatro Carignano di Torino, dove il violinista a causa delle continue lesioni subite ai polpastrelli durante le sue estenuanti performance, rifiuta di concedere il bis dinanzi alle pressanti richieste di Carlo Felice, il quale per mera ripicca personale fece annullare seduta stante il terzo concerto previsto in programma dal maestro.
Il suo secco e perentorio “Paganini non ripete!” sbattuto irrispettosamente in faccia all’alta nobiltà non ammette repliche e passa alla storia. Diviene immediatamente un efficacissimo motto valido ad indicare l’irripetibilità legata alla fuggevolezza dell’attimo artistico, entrando così di prepotenza nel gergo comune quotidiano. Presenziare ai suoi concerti equivale a vivere un’esperienza mistica, quasi un trip musicale, che emoziona e sconvolge l’animo, elevandolo al cielo prima e precipitandolo a terra poi, per reinnalzarlo nuovamente attraverso un vortice di strappate e pizzicate violentissime e seducenti. Impossibile ad oggi trovare artisti in grado di riproporre uno stile personale tanto soave ed accattivante. Così tuonerebbe il grande maestro oggi: “Paganini non si ripete!“.
David Garrett: Il violinista del lyric-rock
Un eccellente musicista internazionale prestato al cinema, David Garrett, alias David Christian Bongartz, non possiede spiccate doti da actors studio; tuttavia possiede dalla sua bella presenza, phisique du rôle e forte presa sul pubblico, soprattutto femminile; caratteristiche, queste, molto spendibili ed apprezzate dinanzi alle telecamere. Per giunta alle evidenti lacune recitative è possibile sopperire grazie al sapiente ausilio di esperti doppiatori, ancor meglio se appartenenti a scuola italiana.
Stimato violinista e compositore di origini tedesche naturalizzato cittadino statunitense, Garrett si esibisce in tournée mondiali sfoderando un repertorio classico riadattato rock–style. Maneggia abilmente due specifiche tipologie di violino, stradivari ed un originale cannone guadagnini di valore inestimabile datato 1772.
È una vera popstar lyric-rock, musical-influencer, sex-symbol, seguito sui propri social da numerosissimi followers ed ospite gradito di varie trasmissioni televisive, non sempre di ambito prettamente musicale. La professione di attore professionista non è mai rientrata seriamente nei piani artistici del biondo violinista; tuttavia l‘opportunità irripetibile di impersonare sul maxi-schermo il suo idolo assoluto, donandogli corpo, voce e soprattutto movenze musicali, lo ha portato ad accettare l’allettante proposta giunta dal regista Bernard Rose, ponendo il giovane artista dall’accento teutonico-americano a cedere dinanzi tale “diabolica” offerta.
Nessuno mai potrà permettersi di eguagliare Niccolò Paganini. Egli non ripete, la sua musica è irripetibile, sarà allora la cinepresa a riproporre parzialmente il suo indiscutibile talento per consegnarlo su pellicola ai posteri. Il violinista del diavolo si esibisce al cinema nella sua ultima sviolinata.
Davide Gallo