“Lo stato sono io” si dice che Luigi XIV affermasse per gloriarsi dei risultati ottenuti dalla sua opera di accentramento del potere. Le stesse parole descriverebbero altrettanto bene la politica di Silokan, imperatore dell’asteroide su cui sorge il fantastico regno di Tunstenia, sua problematica eredità che è al centro del romanzo Colpo di stato su un asteroide di Fabio Brinchi Giusti.
In seguito alla clamorosa disfatta nel corso della lungamente pianificata invasione della Terra, Silokan è costretto ad abdicare in favore del figlio Tataka. Ideali come uguaglianza, pacifismo e libertà animano l’inesperto e timido neo-imperatore, ponendolo in contrasto con l’espansionismo nazionalista e repressivo del padre. Osteggiato da gran parte della popolazione, che guarda con speranza al misterioso Garka e al suo xenofobo partito delle persone normali, Tataka si troverà a fronteggiare intrighi e complotti volti a scalzarlo da un trono su cui non avrebbe mai voluto sedere.
Colpo di stato su un asteroide, pubblicato da bookabook l’8 luglio 2018 in seguito ad una riuscita campagna di crowdfunding, è un libro particolarmente attuale che sviscera tematiche impegnative senza risultare pedante. Lo stile adoperato da Fabio Brinchi Giusti è infatti molto leggero e a tratti ironico, con periodi brevi e incisivi e una perfetta alternanza tra sequenze narrative e descrittive. Lo sviluppo della trama, caratterizzato dall’ampio ricorso al flashback e dalla presenza di molteplici punti di vista, procede in maniera non lineare ma coerente, accendendo costantemente la curiosità del lettore con allusioni e anticipazioni.
L’introspezione in Colpo di stato su un asteroide
Il principale pregio di Colpo di stato su un asteroide è rappresentato senza dubbio dai suoi personaggi. La loro descrizione è complessa e ricca di dettagli, sottolineati efficacemente da altrettante sfumature terminologiche: nessuna parola appare superflua o impiegata in maniera casuale. Ogni personaggio, anche di terziaria importanza, gode quindi di una propria unicità.
Un esempio in tal senso è costituito dal generale terrestre incaricato di gestire l’occupazione militare della Tunstenia. La scelta di non rivelare il suo nome è emblematica all’interno di un contesto in cui tale privilegio è concesso praticamente a chiunque. Il generale infatti, più che un individuo, rappresenta una ben precisa categoria umana, costituita da tutti coloro che, ottenuto un minimo di potere, iniziano a credersi infallibili. Il generale incolpa chi gli sta intorno di ogni male e si confonde con la massa, di cui cerca il supporto, fino a condividerne limiti e paure; è intollerante, estremista e totalmente incapace di comprendere e apprezzare la diversità. Egli esprime alla perfezione lo stesso aggressivo imperialismo incarnato da Silokan: vedere il mondo attraverso i suoi occhi costituisce un’esperienza estremamente disturbante.
Pratica politica
Intriganti risultano anche i personaggi di Garka e Babalus. Il primo è un vero e proprio influencer, in grado di trasformare l’odio in un’arma di dominio e di costruire un discorso politico basato sulla forma più che sulla sostanza. Il secondo è uno stoico magistrato animato da autentico amore per l’ordine e per la legge, reduce da anni di impegno civile ma dimenticato dai più. Egli incarna un tipo di politica incapace di modernizzarsi e destinata quindi alla sconfitta sul fronte della comunicazione.
La caratterizzazione più complessa risulta però quella del protagonista, Tataka, costantemente modificata da nuove rivelazioni che mutano la nostra percezione dei suoi comportamenti precedenti. Egli ama il suo popolo e vorrebbe migliorarne le condizioni tramite interventi innovativi, guardati però con sospetto per il loro distacco dalle millenarie tradizioni tustene. Tataka è inoltre costretto a nascondere le proprie debolezze per essere accettato da una società che, conoscendole, lo rifiuterebbe. I segreti e il carattere timoroso costituiscono dunque i punti deboli del giovane imperatore su cui i suoi nemici faranno leva per portare a compimento il colpo di stato che dà il titolo al romanzo.
Le tematiche di Colpo di stato su un asteroide
Al di là dell’apparente leggerezza, Colpo di stato su un asteroide è un’opera ricca di messaggi che si cimenta, innanzitutto, in una profonda critica della vita politica italiana degli ultimi decenni.
Fake news, populismo, degenerazione dell’attacco politico in attacco personale sono soltanto alcuni dei fenomeni descritti con sorprendente precisione e abilità. Riportiamo a titolo di esempio parte di un discorso particolarmente significativo pronunciato da Garka nel quinto capitolo:
“aMici! […] I tunsteni si stanno svegliando! I giornali e le televisioni non parlano di noi, i loro giornali e le loro televisioni ci ignorano PERCHÉ hanno paura! […] Loro dicono che sia complesso, che sia difficile. Sono solo bugie! Una costituzione si scrive in due giorni, chiunque di noi saprebbe fare di meglio!”
In questo discorso si concentrano gran parte delle forme comunicative tipiche del populismo, dal rapporto amicale tra il leader e la folla, all’idea di una cesura netta tra i pochi “che si sono svegliati” e tutti gli altri. L’individuazione di un nemico comune unisce persone diversissime tra loro, mentre la difficoltà dei compiti che i “politici di professione” si trovano ad affrontare viene dileggiata. Il discorso di Garka, per la sua verosimiglianza, costituisce un elemento fondamentale per qualsiasi riflessione sui modi in cui la comunicazione può portare al controllo dell’immaginario collettivo, prima, e del potere, poi.
Sebbene predominante, la riflessione politica non costituisce però l’unica tematica di Colpo di stato su un asteroide, che offre spunti di riflessione su drammi e storture della quotidianità troppo spesso ignorati da chi non è costretto a subirli.
Alessandro Ruffo