Avete presente quando distrattamente per strada incontrate un vecchio amore e vorreste corrervi incontro, ma poi vi fermate? Camminate verso di lui con cautela, con paura, perché rivederlo è quasi pericoloso? Mia madre di Nanni Moretti è una pellicola che fa provare certe sensazioni, una pellicola quasi pericolosa. Perché la verità, così come la vita, alle volte è talmente pericolosa da fare quasi paura.
Mia madre, la trama
Margherita è una regista cinematografica che sta dirigendo un film sul mondo del lavoro. Protagonista di quest’opera è un bizzarro attore americano (un John Turturro stranamente incompetente). Margherita è una mamma alle prese con una figlia tredicenne, Livia, che odia il latino ed è in piena fase adolescenziale. Margherita, inoltre è la sorella di Giovanni, perfetto, sempre un passo avanti a lei. Il personaggio interpretato da Margherita Buy è una figlia che si trova ad affrontare l’imminente morte della madre. Impotente di fronte al dolore, cade nell’oblio, confondendo sogno e realtà, ricordo e presente, cercando in tutto quella sofferenza, la sua strada.
«Se è vero – e lo è – che i grandi film sono quelli in cui si ride e si piange molto, “Mia madre” di Nanni Moretti è un grande film. Perché fa ridere con le lacrime agli occhi e fa piangere col sorriso sulle labbra.» Le parole di Marco Travaglio sollevano innocentemente più di un interrogativo. Esiste un modo per dire addio a chi ci ha messi al mondo? Come si misura il dolore e il peso di una morte così vicina, così inevitabile? Come si accetta la perdita di una madre e come si affrontano le sconosciute conseguenze?
Il cast e le candidature
Nanni Moretti risponde con un cast così umano da scioccare. La madre portata sullo schermo da Giulia Lazzarini, è talmente veritiera che potremmo scambiarla per una di noi, per un nostro genitore. La mamma è anziana, le manca l’ossigeno ma non l’intelligenza, sa di sapere più di quanto il mondo le riconosce, nonostante la malattia le faccia dire pensieri insensati, questo la rende commovente.
L’alter ego di Moretti è inevitabilmente Margherita Buy, la cui componente femminile e personalità hanno reso omaggio con intelligenza ed ironia all’intimità di Moretti. La grandezza del regista è evidente proprio in questa scelta azzardata, quella di sdoppiare la sua personalità, creando la possibilità di dialogare con sé stesso, scontrandosi continuamente con il lutto mettendo in gioco la sua anima senza se e senza ma.
Il soggetto è stato scritto oltre che dallo stesso Moretti, anche da Francesco Piccolo (alla terza collaborazione con il cineasta italiano) e da Valia Santella. La delicata atmosfera è stata resa possibile dalla fotografia di Arnaldo Catinari, nel curriculum anche il vampiresco New Moon, e dal dettagliato e rigoroso montaggio di Clelio Benvenuto.
Il lavoro è stato candidato a sei Ciak d’oro, tra cui miglior attore ed attrice non protagonisti, e sarà in lizza alla 68° edizione del Festival di Cannes per la Palma d’oro. Qui dovrà vedersela, tra gli altri, con gli italiani Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino e Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone.
Dalle scene comiche di John Turturro, alle visioni angoscianti di Margherita, alla morte della madre annunciata da alcuni scatoloni ingombranti per la casa, agli omaggi degli alunni, Mia madre è un film speranzoso, perché rivela a tutti noi una possibilità, quasi pericolosa: quella di chiudere definitivamente i conti con il dolore.
Alessia Thomas