Sinuose ed eleganti, le meduse si spostano nei mari di tutto il mondo, trasportate dalla corrente. In estate diventano ghiotte prede per i siti di pseudo-informazione, che ne fanno carne da macello per terrorizzare gli ignari bagnanti, che a volte, pensando di far bene, provocano la morte di quelli che sono ingiustamente considerati dei mostri atavici.
Una reputazione niente male per dei blob privi di sistema nervoso.
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Storia e biologia delle meduse
Le meduse sono animali composti prevalentemente di acqua, privi di scheletro, ed
è quasi impossibile che fossilizzino. Ciò nonostante, sappiamo che sono comparsi in tempi antichissimi, nel Cambriano, oltre 500 milioni di anni fa, anche se è difficile in ogni caso ricostruire la loro evoluzione.
Le meduse fanno parte del phylum Cnidaria, insieme a polipi (diversi dai POLPI, i cefalopodi che troviamo nei nostri piatti), coralli, anemoni, idre e penne di mare. Sebbene possano sembrare molto diversi tra loro, sia nell’aspetto sia nello stile di vita, spesso possono far parte in realtà di una stessa specie.
Infatti generalmente le meduse sono stadi successivi a quello di polipo (se ne si guarda l’anatomia infatti, si noterà che le meduse sono polipi capovolti), adattate alla riproduzione sessuale. Il polipo, raggiunta una certa maturità, si divide, dando vita a meduse, che invece saranno in grado di produrre ovuli e spermi. Questo stadio si è evoluto probabilmente perchè è più vantaggioso lasciare che a riprodursi sessualmente siano animali in grado di “nuotare” (le meduse non nuotano, ma si fanno solo trasportare dalla corrente) e di raggiungere nuovi habitat, piuttosto di animali attaccati alla superficie come i polipi.
Vi è solo un genere di meduse che vive attaccato ai fondali marini, le straordinarie Cassiopea, presenti anche nei nostri mari.
Esiste inoltre una specie, Turritopsis nutricula, che è considerata potenzialmente immortale perché è dimostrato che, col passare del tempo, è in grado di ringiovanire sempre di più fino a tornare allo stadio di polipo, senza “invecchiare” mai.
Alimentazione delle meduse
Tutti gli cnidari, e quindi le meduse, sono animali carnivori, predatori che utilizzano particolari strutture presenti sui lunghi tentacoli, gli cnidociti, per catturare le prede.
Gli cnidociti sono cellule contenenti uno cnido, una sacca piena di liquido con un lungo tubulo che si estroflette quando viene stimolato in maniera appropriata, che si infigge nel tessuto iniettando tossine. Una volta attivato, lo cnidocita degenera e viene sostituito da una nuova cellula nel giro di un paio di giorni.
Poichè la formazione di nuove cellule richiede un dispendio energetico, vengono evitate le emissioni accidentali. Le superfici vengono riconosciute grazie a frequenze, segnali chimici e condizione fisiologica, in modo tale da non far scattare gli cnidi, ad esempio, a contatto con le rocce.
Meduse pericolose
Alcune meduse possono rappresentare un serio pericolo per l’uomo. È questo l’esempio della Chironex fleckeri, la vespa di mare, che vive nei mari australiani. Il veleno è così forte che un uomo su due muore nel giro di 2-3 minuti per arresto cardiaco. L’unica sostanza in grado di inattivare le sostanze tossiche contenute negli cnidociti è l’aceto. Per questo motivo sulle coste australiane, in cui la pericolosa medusa è presente, vengono distribuite delle boccette di aceto per intervenire immediatamente in caso di contatto.
La famosa e temibile caravella portoghese, o Physalia physalis, non è in realtà una medusa, ma una colonia di polipi che galleggia grazie ad una struttura ripiena d’aria, lo pneumatoforo. Le sue punture causano solitamente forte dolore nell’uomo, lasciando ferite simili a frustate che durano normalmente due o tre giorni, mentre il dolore solitamente scompare dopo un’ora. Raramente possono presentarsi shock anafilattico, febbre, alterazioni delle funzioni cardiache e polmonari, e morte. Alcuni animali, come alcuni pesci, sono in grado di vivere tra i suoi tentacoli perché immuni al veleno.
Meduse in Italia
Nei mari italiani sono poche le meduse che possono rappresentare un rischio per l’uomo. Una di queste è Carybdea marsupialis, una piccola medusa dotata di quattro tentacoli e imparentata con la vespa di mare. Benché il livello di tossicità del veleno non sia potente come quello della sua cugina australiana, si tratta probabilmente della medusa più pericolosa nel nostro mare, dato che gli effetti del veleno possono causare, oltre a dolorissime ustioni, shock anafilattico.
Altre meduse sono meno pericolose, ma comunque urticanti, come Aurelia aurita, la medusa quadrifoglio (nella foto di copertina dell’articolo), o Pelagia noctiluca. Quest’ultima è famosa per emettere una luce verdognola, che regala emozionanti spettacoli notturni. Rhizostoma pulmo, il polmone di mare, è una grossa medusa molto diffusa, ma che raramente provoca irritazioni.
Un altro gigante buono dei nostri mari è la cassiopea mediterranea, Cotylorhiza tuberculata, una meravigliosa medusa molto diffusa soprattutto nel mar Adriatico, totalmente innocua per l’uomo. E innocue sono anche le piccole barchette di San Pietro, Velella velella, anch’esse colonie di polipi, ma con cnidociti talmente piccoli da non riuscire a penetrare nella pelle umana.
Le meduse sono animali affascinanti, che raramente rappresentano un vero pericolo per l’uomo. Basta un po’ di accortenza e un pizzico di pregiudizio in meno, per potersi godere lo spettacolo che questi antichi e gelatinosi abitanti marini possono regalarci.
Lucrezia Guarino
Bibliografia
Rupert, Fox, Barnes, “Zoologia degli invertebrati“, Piccin
Hickman, Roberts, Keen, Eisenhour, Larson, I’Anson, “Zoologia”, McGraw-Hill