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Nicola Pisano e la scoperta dell’arte classica
Nicola Pisano è uno degli scultori più importanti del Medioevo, fautore della rinascita artistica che ha riportato l’arte al suo antico splendore naturalistico.
La scultura nell’età medievale fu protagonista di cambiamenti stilistici ed iconografici; il Medioevo, infatti, fu un periodo ricco di trasformazioni non solo storici e sociali ma anche culturali ed artistici.
Con la fine dell’impero romano d’Occidente, infatti, cambiò il modo di concepire e di fare arte; molte tecniche, come la fusione a cera persa o la lavorazione della glittica furono parzialmente dimenticate, rimanendo prerogativa della parte orientale e la scultura perde l’antico naturalismo in favore di una resa bidimensionale, quasi astratta.
L’arte assume altri contorni. Dimostrazione di ciò è l’arte longobarda legata soprattutto all’oreficeria: fibule, crocette in lamina d’oro lavorata a sbalzo, armi, le meravigliose croci gemmate ma anche una scultura prettamente stilizzata e calligrafica, visibile nell’altare del duca Rachis di Cividale del Friuli.
La rinascita artistica: Nicola Pisano e la corte federiciana
In questo clima di cambiamenti, nella seconda metà del 1200 avviene una vera e propria rinascita.
È ormai accettato dalla critica che Nicola, molto probabilmente, si sia formato in Italia Meridionale e che provenisse dalla Puglia, così come sostiene il Vasari nelle sue Vite e così come riscontrato da alcune carte senesi che lo descrivono come: “Nichola Petri de Apulia magister lapidum”.
Dai documenti pare emergere quindi che lo scultore, pisano d’adozione, avesse in realtà esperienza anche nel campo delle arti suntuarie; la definizione di “magister lapidum“, infatti, potrebbe riferirsi al suo lavoro di incisore e conoscitore delle pietre più varie ed ostiche come l’onice ed il porfido.
Non è da escludere, insomma, che prima di passare alla scultura monumentale, Nicola, chiamato solo da un certo punto in avanti “pisano”, si fosse specializzato nel trattamento delle corniole, dei porfidi e di altre pietre e gemme alla corte dell’imperatore Federico II, proprio in Puglia, dove l’arte antica era studiata e indagata in tutte le sue forme, prima di essere imitata.
L’imperatore Federico II, detto lo stupor mundi, fu, infatti, il fautore di una rinascita culturale, letteraria ed artistica. che vede nella scuola poetica siciliana, che anticipa il Dolce Stil Novo, il punto più alto.
Lo stesso imperatore che «fue di grande onore, meravigliosamente savio e bene articuloso, pieno di scienza e di grande filosofia. Parlò di nove linguaggi e di sette seppe la scrittura, ed ebbe il suo cuore di tutti e sette membri di filosofia sovra gli altri uomini. Seppe di guerra, e fue cavalcatore e mascalcieri ed ebbe a sé tutte bontadi di mestieri di mano fare» (Tesoro di Brunetto Latini), trovava i suoi motivi di ispirazione da ambienti molto diversi: all’arte della tradizione normanna, a quella dell’Italia settentrionale, che manifestava una continuità con la tradizione classica ed a quella dell’Europa centrale.
L’attività scultorea di Nicola Pisano
L’attività artistica di Nicola Pisano ha il suo esordio nei cantieri federiciani, soprattutto in quello di Castel del Monte, dove la scultura oggi quasi del tutto scomparsa, ma visibile ancora soprattutto nelle chiavi di volta dei costoloni, decorate con creature mitologiche e motivi vegetali, era molto ricca.
Questo primo impulso di “spiriti gotici” nella sua attività è rievocato a Prato con i leoni del portale, analoghi a quelli di Castel del Monte per la vitalità, il forte chiaroscuro nelle code e nelle criniere e per lo scatto delle zampe posteriori delle fiere.
Il suo esordio in Toscana è nel Duomo di Siena con una galleria di sculture di 4 teste capitello e 22 teste- mensola situate nella cupola del Duomo. Dignitari, paggi, uomini esotici, dame e tutti gli animali dell’entourage federiciano rievocano i modelli della corte. L’arte antica rinasce e prende vita con un naturalismo marcato e ritrovato, la resa dei personaggi è umana e realista grazie alla particolare attenzione data all’espressività, alle caratteristiche fisiognomiche ed ai sentimenti.
Gli anni e le opere successive coincidono con la piena maturità artistica di Nicola Pisano e la sua affermazione in Toscana.
Il Pulpito di Pisa
L’opera simbolo per eccellenza della rinascita della scultura medievale è il pulpito di Pisa. Sostenuto da sei colonne (tre delle quali poggianti su leoni stilofori) oltre a una centrale, il cui basamento raffigura tre telamoni, è un unicum nella sua tipologia, sia per la struttura a pianta centrale che per lo stile della scultura.
Ha il parapetto ornato da cinque pannelli a bassorilievo con cinque scene del Nuovo Testamento, quattro della vita di Cristo ed una dell’Apocalisse: la Natività, l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio, la Crocifissione ed il Giudizio Universale.
Tra le colonne sono ricavati archetti trilobati popolati – nei pennacchi – di Profeti ed Evangelisti, mentre sopra i capitelli si trovano le Quattro virtù cardinali, San Giovanni Battista e l’Arcangelo Michele, che emergono dall’opera diventando quasi sculture a tutto tondo. Si notano nel pulpito un realismo ed un naturalismo di fondo, continue citazioni dall’arte classica ed un rilievo molto alto, con figure quasi a tutto tondo con panneggi fluenti.
La rappresentazione, con animali e personaggi all’antica, si dispone su più piani ed in un ambiente innaturale. L’iconografia cristiana, ben conosciuta dalla scultore, si fa vivace, affollata, ricca di particolari, allegorie e simboli. La ripresa delle forme dell’arte antica, quando non di vere e proprie citazioni dai tanti reperti romani visibili a Pisa, sono tipici dell’arte di Nicola Pisano e del suo goticismo dove l’antico è studiato e ripreso non ancora in tono Rinascimentale, ma soltanto stilisticamente.
I personaggi dedotti dall’antico sono numerosi: la Fortezza, ad esempio, richiama l’iconografia di Ercole, la Madonna seduta nella scena con l’Adorazione è ripresa da una Fedra in un sarcofago classico tuttora conservato nel Camposanto di Pisa.
Valentina Certo