Il presepe (o greppia) è la rappresentazione della nascita di Gesù, esso nasce da antiche tradizioni medievali e l’usanza di allestirlo nel periodo natalizio si è diffusa in tutte le città cattoliche, prima tra tutte l’Italia; Napoli ha principalmente influenzato con la sua cultura questa tradizione, facendo della natività un racconto racchiuso tra mitologia, simbologia, magia, religione.
L’importanza dell’ allestimento della Greppia è osservabile in diversi contesti della cultura partenopea, dalla messa in scena di veri e propri presepi viventi, o anche nel teatro, dove ad esempio Eduardo De Filippo ha ricamato su questa usanza una commedia in 3 atti “Natale in casa Cupiello” , dove il protagonista Luca Cupiello, è alle prese con la costruzione del suo tanto agognato presepe; ma quali sono realmente i suoi significati più profondi? Partiamo dunque dal principio di questo intricato racconto.
Il sogno di Benino (o Benito)
La storia narra di un povero pastorello, Benino, che sognava: egli si trovava davanti degli antri oscuri – pozzi e grotte – che mettevano in contatto la terra con gli inferi, dai quali uscivano esseri demoniaci con l’intento di impedire la nascita di un bambino; egli raccontò poi tutto al padre Armenzio, incitandolo a fare qualcosa per fermare queste creature e proteggere il nascituro.
Si può dire che così nacque il presepe, da un sogno, anzi il presepe è il sogno, e da questa visione onirica, Benino mai avrebbe dovuto destarsi o sarebbe sparito tutto per sempre e Gesù bambino non sarebbe mai nato; esso è la pura rappresentazione del doppio e dell’opposto, bene e male, il buio e la luce, l’angelico e il demoniaco, il giorno e la notte e così via.
Il doppio è diventato col tempo un vero e proprio culto soprattutto nel napoletano, luogo da cui ha avuto origine il presepe; Secondo la tradizione dall’ 8 dicembre al 6 gennaio sulla terra vagano le forze del male che vengono esorcizzate con una serie di rituali e di addobbi, fra i quali, la scenografia presepiale e le erbe pungenti ovvero Pungitopo, Muschio, Timo, Serpilla, Mortella, Rosmarino e Vepere.
In quel periodo per precauzione le case vengono addobbate con queste piante dai poteri magici, tra cui anche l’agrifoglio, l’abete ossia il cosiddetto “albero di natale”, ed arbusti con foglie molto appuntite contenenti all’opposto anche bacche rosse.
Il doppio si nota anche negli addobbi più classici, ad esempio la forma sferica delle decorazioni dei rami degli alberi natalizi e la forma aguzza del puntale su in cima, o gli aghi del pungitopo e la forma tondeggiante dei suoi grani purpurei, un vero e proprio richiamo al bosco sacro, in aggiunta al presepe che ha una funzione magico religiosa, ossia la rappresentazione dell’eterna lotta del bene contro il male.
Personaggi e leggende
Ambientato nel ‘700 viene visto come la rappresentazione della nascita del redentore, ma ogni luogo, ogni personaggio ha un proprio significato, essi nascondono addirittura delle leggende:
Benino o Benito (precedentemente citato), pastorello che dorme beato e che si pensa dia origine al presepe sognando; mai svegliarlo o il presepe potrebbe sparire!
Il vinaio, ricorda l’Eucarestia;
Cicci Bacco, retaggio dell’antica divinità pagana del vino, Bacco;
Il pescatore, ricorda simbolicamente San Pietro, pescatore di anime;
Zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, i due compari, personificazione del Carnevale e della Morte;
Il monaco, simbolo dell’unione tra sacro e profano, che caratterizza il presepe napoletano;
La zingara, giovane donna, con vesti rotte ma appariscenti, prevede il futuro, anche la passione di Gesù;
Stefania, Secondo la leggenda questa giovane donna, incamminatasi per far visita a Gesù, venne bloccata dagli angeli poiché non era sposata; così avvolse una pietra in un drappo, fingendo di portare in grembo suo figlio; alla vista della Madonna, la pietra si trasformò in un bambino, chiamato Stefano (S. Stefano ) che si festeggia il giorno dopo Natale
I venditori, sono dodici, e rappresentano i 12 mesi, infatti durante la messa in opera del presepe, vanno posizionati in ordine crescente, proprio come i mesi dell’anno:
Gennaio, macellaio o salumiere;
Febbraio, venditore di ricotta e formaggio;
Marzo, pollivendolo e venditore di uccelli;
Aprile. venditore di uova;
Maggio, rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta;
Giugno, panettiere;
Luglio, venditore di pomodori;
Agosto, venditore di cocomeri;
Settembre, venditore di fichi o seminatore;
Ottobre, vinaio o cacciatore;
Novembre, venditore di castagne;
Dicembre, pescivendolo o pescatore;
Il fiume, simbolo della vita;
Le osterie, che avendo negato ospitalità alla Madonna e a San Giuseppe, sono simbolo del peccato;
Il pozzo, si dice che a Natale non vada presa l’acqua dai pozzi, perché contiene spiriti maligni, provenienti dagli inferi, posti al centro della terra.
Le Donne sono figure centrali, sacerdotesse che custodiscono la vita, sistemate a guardia dei pozzi dimore dei demoni; il loro compito è di proteggere il nascituro controllando che nessuna creatura malvagia esca dagli sbocchi.
I re magi, essi arrivarono in tre, ma la leggenda ne narra in realtà un quarto che però mai arrivò a destinazione; quelli che conosciamo sono Gaspare, Melchiorre e Baldassarre che portarono enigmatici doni: oro, incenso e mirra.
Ogni personaggio ha un suo esatto opposto, la coppia principale sono infatti Benino e suo padre Armenzio che ricordano:
- La rappresentazione dell’anno agrario
- Estate ed inverno
- Giorno e notte
- Vita e morte
- Mondo celeste e regno degli inferi
- L’anno vecchio che va via e l’anno nuovo che arriva
- Tre sono gli angeli che volano sulla grotta, e tre i demoni che gli si oppongono creando l’equilibrio tra bene e male.
Un altro esempio sono gli zampognari, accompagnati dai suonatori di ciaramella che rappresentano rispettivamente la vecchiaia e la gioventù all’opposto; la tradizione narra che colui che suona la zampogna sia l’anziano – tanto è vero che solitamente la suonano uomini in età avanzata – e chi invece suona la ciaramella rappresenta invece la giovinezza, ed infatti essa è suonata spesso da uomini più giovani.
Significato del presepe nella cultura napoletana
La rappresentazione della natività è una storia da raccontare e da rivivere ogni anno, un insieme di leggende e rituali magico – religiosi, questa è la vera essenza del presepe napoletano che spiega anche come mai questo riquadro della vita quotidiana è ambientato di notte; infatti su quest’ultimo possiamo trovare persone che compiono azioni insolite durante le ore notturne, come le donne che fanno il bucato, che cuciono, oppure i venditori con le botteghe aperte, o ancora cacciatori e pescatori e tanto altro che dovrebbe essere compiuto durante il giorno.
La risposta a tutto questo come abbiamo visto, è che ognuno aveva come ruolo primario di vigilare e proteggere la nascita del sacro Bambino che di li a poco sarebbe venuto a illuminare la terra, nonostante la sua minaccia dai demoni degli inferi; il presepe d’altronde non è altro che la magia della vita, è il bene che lotta contro il maligno, è la rappresentazione stessa della vita di un povero villaggio, dove un umile pastore sogna il bene che trionfa.
Ilaria Cipolletta
Fonti bibliografiche:
Agnese Palumbo-Maurizio Ponticello
“Misteri,segreti e storie insolite di Napoli ”
New compton editori – ottobre 2012