Triora: la leggenda ligure delle streghe

Triora è un piccolo borgo dell’entroterra ligure, in provincia d’Imperia, considerato il paese delle Streghe.

Con i suoi 400 abitanti, risale all’ epoca dei Romani ed è un centro suggestivo che assume una certa importanza a partire dal XVI secolo, quando ebbe inizio una violenta “caccia alla Stregoneria “, motivo di attrazione per gli appassionati di mistero e tradizioni.

Triora: il fascino della Storia

Triora
Triora

La storia della caccia alle Streghe a Triora comincia nell’ estate del 1587, quando una forte carestia si abbattè sul villaggio medievale in pieno clima di Controriforma. La causa dell’immane sciagura fu attribuita all’ azione del diavolo invocato, secondo credenza del popolo, da parte di alcune donne del luogo.

Come avvenne nella famosa cittadina statunitense di Salem, la gente di Triora puntò il dito contro quelle presenze femminili che vivevano in modo non convenzionale, conoscitrici di rimedi naturali ed erbe mediche o semplicemente donne che praticavano culti lontani dalla dottrina dominante.

In questo luogo l’occulto diventò di casa, tanto che il simbolo della città ancora tuttora è Cerbero: il leggendario cane a tre teste posto a guardia degli Inferi.

Il malcontento della folla portò all’ intervento della Chiesa e all’ arrivo di Girolamo Del Pozzo, vicario del vescovo di Albenga, che tenne un famoso discorso dinnanzi alla Collegiata. Partirono gli interrogatori, il terrore e la paura s’impossessarono degli animi e delle coscienze degli abitanti.

L’Inquisizione era pronta ad agire con i suoi più macabri mezzi. Tredici donne furono catturate ed imprigionate, sottoposte alle più abominevoli torture presenti nel “Malleus Maleficarum”. La ruota, il cavalletto e tanti altri supplizi furono impiegati pur di estorcere confessioni.

Il caso emblematico fu, però, quello di Franchetta Borelli.

Triora: La Strega

Delle tredici Streghe torturate, due si tolsero la vita e le altre fecero il nome di Franchetta Borelli, additata come la Strega più potente di Triora.

Franchetta Borelli indugiava sull’ orario, tutta presa a raccogliere erbe per i suoi filtri d’amore al Buraco, conosciuto anche come Salto del Lupo. Sa che non dovrebbe trovarsi lì perché è proprio a causa di una strega se un lupo, tempo fa, seguendola di notte entrò a Triora e fece scempio di pecore e infanti. Nessuno riuscì a catturare la belva che tornò indisturbata da dov’ era venuta. L’animale fuggiva ululando solo davanti al segno della croce ma, riusciva misteriosamente a superare il baratro al picco del Buraco, dileguandosi nella notte. Per gli abitanti, era il demonio ad aiutare il lupo, perché un animale così semplice non poteva compiere un balzo del genere”.

(“Liguria misteriosa”– Valerio Lonzi)

La donna era di nobili origini; durante le persecuzioni e le torture dirà ai sui inquisitori: “Io digrigno i denti ma voi direte che io rido” e, la testimonianza scritta attesta: “ La donna ride”.

Il processo cominciò a destare sospetti, infatti Del Pozzo venne sostituito nell’ incarico da Giulio Scribari, famoso per la ferocia con cui era solito operare. Costui trasferì le undici donne nelle carceri di Genova e, a palazzo Stella, tenne l’interrogatorio a Franchetta.

La morte della donna accusata di stregoneria e patti diabolici, avvenne infine in circostanze misteriose.

Si dice che, dopo 48 ore di supplizi e torture, senza aver confessato alcuna colpa, la Borelli iniziò in preda al delirio a parlare del vento che soffiava fuori dalla finestra e del male che avrebbe fatto alle castagne non ancora mature. In quell’istante, con un colpo repentino, si sarebbe gettata da quella finestra aperta.

Il corpo di Franchetta, di quella che oramai tutti avevano etichettato come la “Strega” ed emarginato dalla comunità, un po’ come nel romanzo “La lettera scarlatta”, non fu mai pervenuto e credenza popolare volle che il diavolo l’avesse  portata in volo con sè. Per sempre.

Triora
Cabotina-Triora

C’è un luogo a Triora chiamato la “Cabotina”, considerato la casa delle streghe ed il teatro dei loro sabba al chiaro di luna, quando di notte, le porte del borgo si chiudevano lasciando fuori le stelle del cielo oscuro.

A partire dal 1600, negli albi di molte chiese liguri, si ritrova un cognome ricorrente: “Bazoro” o Bazzurro” che deriverebbe da “Bagìue”, il nome dialettale delle streghe.

In conclusione, tre anni dopo l’arrivo dello Scribari, il Parlamento cacciò l’Inquisizione e non si seppe più nulla delle donne del mistero.

Una pagina di storia insanguinata su cui mai si è riuscito a fare chiarezza e che ha impresso il suo segno nella piccola Triora, la quale un po’ ricorda i borghi Sanniti come San Lupo.

Tuttavia, è grazie anche a questo passato che il piccolo centro rivive e su di esso si basano gli eventi e le feste che animano la vita del paese, basti pensare ad Halloween e Strigoria (inerente i fatti narrati).

La tradizione diviene filo conduttore tra ciò che non si sa e ciò che esiste, tra il mondo dell’occulto e la vita di ogni giorno. Un intreccio così fitto ma al contempo sottile che nella modernità globalizzata e tecnologica, tende a perdersi.

E’ proprio in queste realtà nascoste come Triora e tanti altri piccoli borghi che è ancora possibile trovare il gusto di quel folklore che è anche e soprattutto Storia da preservare.

Pasqualina Giusto

Bibliografia: