L’Inferno è una buona memoria è l’ultimo libro uscito per Marsilio editore di Michela Murgia. È stato presentato alla fiera del libro di Napoli “Ricomincio dai libri” nella giornata di venerdì, con la partecipazione dell’autrice. L’evento si è tenuto nella sala conferenza al terzo piano del palazzo del Museo Archeologico di Napoli, nella cornice di una manifestazione culturale volta a celebrare l’editoria indipendente locale.
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L’Inferno è una buona memoria: la presentazione del libro
Quella di Michela Murgia è una voce suadente e il suo discorso è brillante. Racconta durante la presentazione della genesi del libro, de L’Inferno è una buona memoria; della sua origine durante una cena in compagnia di altri colleghi scrittori (Chiara Valerio; ma anche i due compagni di collana – “Passaparola” di Marsilio –, Lisa Ginzburg e Alessandro Giammei), trascinati a parlare dei loro libri preferiti. Michela Murgia, insospettabilmente, ha nominato di getto Le Nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley: un fantasy semi-oscuro (almeno per i non appassionati del genere), fuori catalogo in Italia.
Michela Murgia ci racconta della sua esperienza di lettura de Le Nebbie di Avalon. Fu un acquisto impulsivo in edicola, una lettura che la accompagnasse in un viaggio notturno in nave che sarebbe durato 9 ore. Lei quelle 9 ore le trascorse tutte sveglia, tutte a leggere Marion Zimmer Bradley. E – ci svela Michela – alla fine di quel viaggio non era più la stessa donna che era salita su quell’imbarcazione. Era femminista.
Le Nebbie di Avalon
Le Nebbie di Avalon è parte di una saga fantasy ispirata agli episodi del ciclo bretone. I protagonisti di Marion Zimmer Bradley, però, non sono i cavalieri di Artù, né le loro conquiste; Marion Zimmer Bradley racconta invece delle donne di quella tradizione, trascurate dalle narrazioni epiche se non per i loro nomi.
Le donne fanno da protagoniste della saga, ma sono anche coloro che in realtà gestiscono il potere, in quanto recipienti delle divinità druidiche, sacerdotesse di Avalon. Le maghe di Zimmer Bradley sono strateghe politiche, impegnate a realizzare una monarchia stabile a capo di Britannia; ignorano e anzi considerano collaterali guerre e armi. Il mezzo per compiere la necessità del fato è una capacità spietata di mettere in pratica i disegni del fato.
L’Inferno è una buona memoria è un modo per celebrare un libro che ha dato voce a personaggi femminili che non fossero soltanto madri e mogli, ma che soprattutto potessero avere una propria compiutezza. Le donne di Avalon non sono modelli, né rappresentano ruoli; sono personaggi attivi.
“Morgana” e il progetto artistico
In realtà L’Inferno è una buona memoria, libro di critica letteraria, è affiancato dal podcast “Morgana” di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. Il podcast prende il nome proprio da uno dei personaggi de Le Nebbie di Avalon, anzi, il personaggio preferito di Michela Murgia.
“Morgana” è costituito da una serie di episodi dedicati a monografie di personaggi femminili scomodi, ma realmente esistenti. Trovano posto tra le streghe della Murgia Tonya Harding, Frances McDormand e, prima fra tutte, Margaret Atwood.
I due progetti sono strettamente legati. Le Nebbie di Avalon non rappresenta donne facilmente domabili nei ruoli tradizionalmente femminili. Erano gli anni ’80, due anni dopo sarebbe stato pubblicato Il racconto dell’ancella. La rivoluzione sessuale c’era già stata, eppure non era semplice per una donna trovare una corrispondenza del ruolo acquisito in società nella letteratura, nei media, nell’arte in generale.
Nasce allora una letteratura che sia voce delle donne, che racconti di personaggi femminili che non siano solo un riflesso e una conferma del maschile; che siano ‘forti’ invece, che esistano in sé, qualunque sia il ruolo narrativo che gli autori scelgano di far loro ricoprire. Una donna può non essere dolce e materna, può non essere spinta dall’amore, può ricercare la sua realizzazione anche oltre l’approvazione di un uomo. Le Nebbie di Avalon e Il racconto dell’ancella sono due facce di una stessa medaglia.
La rappresentazione
Tutto è in bilico sul filo del rasoio. Il mondo è linguaggio, il libro è lo strumento della parola.
Michela Murgia ci lascia con questa sua convinzione: ci dice che scrivere storie, parlare di libri, raccontare la sua vita e il suo mondo sono soltanto le capacità che ha acquisito per fare ciò che realmente le interessa. Politica.
Raccontare storie, ci precisa, significa fare politica. Analizzare il nostro modo di stare nel mondo, raccontarlo e, forse, cambiarlo con le idee, con la forza delle parole dei libri, che scardina anche il più serrato degli Iperurani.
L’Inferno è una buona memoria, in questo senso, è forse un libro politico più che di critica letteraria. È la storia dell’esperienza di lettura di Michela Murgia, su una nave, a trent’anni, di un libro che l’avrebbe resa femminista; la storia di come un libro scritto da un’autrice tutt’altro che immacolata abbia potuto piantare il seme del dubbio sui ruoli di genere; un romanzo popolare, un feuilleton, che ha potuto dare nuova veste alle donne di una tradizione letteraria culturalmente fondamentale in Occidente.
Oriana Mortale