Indice dell'articolo
L’antibiotico: un uso antico
L’antibiotico è usato da tempo, in modo consapevole e non, per trattare parti del corpo in cui i batteri trovano terreno fertile per la loro crescita.
Gli antichi Egizi ad esempio, utilizzavano le muffe sulle ferite infette.
E’ tuttavia soltanto nel tardo 19esimo secolo che gli scienziati iniziano ad osservare le proprietà antibatteriche di determinate sostanze.
Caratteristiche degli antibiotici
Gli antibiotici sono una classe di agenti antimicrobici. Un agente antimicrobico è per definizione una sostanza chimica, naturale o di sintesi, in grado di uccidere, inibire la crescita o la moltiplicazione di organismi.
Nello specifico, un antibiotico è un prodotto naturale proveniente dal metabolismo secondario di batteri e funghi.
Con il tempo questa definizione si è evoluta, in quanto le sostanze naturali vengono modificate oppure vengono sintetizzate chimicamente nuove sostanze in grado di ampliare la propria azione e garantire maggiore specificità.
Nel batterio ci sono diverse strutture, ciascuna delle quali può essere il bersaglio di uno specifico antibiotico. I batteri bersaglio di un antibiotico saranno sensibili a quel determinato antibiotico.
Generalmente, possiamo dividere gli antibiotici in due grandi classi, a seconda dell’effetto che hanno sul microrganismo:
Antibiotici batteriostatici: causano l’arresto della crescita di batteri sensibili
Antibiotici battericidi: causano la morte dei batteri sensibili.
Per quanto riguarda il tipo di azione, gli antibiotici possono avere un’azione ristretta, quando riconoscono un gruppo di batteri più specifico; o un’azione estesa, quando cioè sono rivolti ad un gruppo più ampio di batteri.
Un po’ di storia
Nel 1928 Alexander Fleming fece una scoperta dovuta ad un evento del tutto casuale: mentre effettuava degli esperimenti su alcuni batteri, dimenticò una piastra Petri (un contenitore di crescita per microrganismi) non coperta, in prossimità di una finestra aperta. Al suo ritorno in laboratorio notò che sulla piastra era cresciuta una muffa; laddove la muffa era cresciuta, aveva inibito la crescita dei batteri. Aveva scoperto la Penicillina, che iniziò a rivoluzionare il mondo della medicina.
Non è noto a tutti però che trent’anni prima di Fleming un italiano, Vincenzo Tiberio, era giunto alle sue stesse conclusioni.
Vincenzo Tiberio nacque a Sepino, nel Molise, nel 1869. Si è formato alla facoltà di Medicina di Napoli. Durante i suoi studi ha vissuto ad Arzano, luogo fondamentale in cui è avvenuta la scoperta.
Nella proprietà dove viveva era presente un pozzo. Vincenzo Tiberio notò che quando le pareti di questo pozzo venivano ripulite dalla muffa, la gente che beveva quest’acqua soffriva di disturbi intestinali (causati probabilmente da batteri); cosa che non si ripeteva quando la muffa ricompariva. La muffa quindi conteneva qualcosa che interferiva con la comparsa di questi disturbi, e quindi con la crescita dei batteri.
Dopo il termine dei suoi studi, trasformò le sue osservazioni in un accurato studio supportato da evidenze scientifiche e poi in una pubblicazione, che venne però archiviata e gettata nel dimenticatoio. Anche se sono stati dati allo scopritore i meritati riconoscimenti postumi, il suo nome è tutt’ora sconosciuto.
Un’arma a doppio taglio
L’inadeguata conoscenza degli antibiotici ha portato nel tempo ad un loro abuso; vengono utilizzati per qualsiasi cosa, senza tener conto dei danni.
Spesso infatti vengono presi senza prescrizione medica, ad esempio in caso di influenza o di raffreddore, stati causati da virus e non da batteri.
In questi casi l’uso dell’antibiotico sarà del tutto inefficace, e non ci sarà alcun effetto benefico sul corpo; il virus non viene minimamente scalfito dalla presenza dell’antibiotico, e la flora intestinale viene alterata. Infatti gli antibiotici ad ampio spettro possono avere come bersaglio anche i batteri della microflora intestinale o microbiota.
Inoltre, c’è da considerare la pressione selettiva, uno dei fenomeni che agisce durante l’evoluzione. I batteri hanno una determinata struttura, ma talvolta si può verificare una casualità.
C’è ad esempio un gruppo di batteri, su cui agisce un certo antibiotico. Casualmente, tra questi batteri può essercene uno che possiede una mutazione che lo rende resistente a quel determinato antibiotico. Tutti gli altri batteri verranno eliminati, ma rimarrà quel batterio che crescerà e si moltiplicherà. L’antibiotico non è responsabile della mutazione, però agisce come un selezionatore; ciò permette a questo gruppo di batteri di crescere e moltiplicarsi, non avendo più competitori.
Infine, è buona norma ripopolare la microflora intestinale dopo l’utilizzo di antibiotici, assumendo probiotici come il Kefir. I probiotici sono sostanze che influenzano in modo positivo la microflora intestinale, e di conseguenza l’uomo che la ospita.
Carmela Consiglio
Bibliografia
Dehò G., Galli E.Biologia dei microrganismi. Casa editrice Ambrosiana, distribuzione Zanichelli, 2012.