L’immaginazione riveste un ruolo di grande rilievo nella filosofia di Remo Bodei, filosofo italiano di fama internazionale, secondo il quale essa entra in connessione con i processi di formazione della personalità e non solo. Bodei infatti, accentuando il carattere di apertura e contrastando l’idea che da essa scaturisca sempre uno stato di alienazione, che talvolta si pone ai confini della patologia, rintraccia nella facoltà immaginativa una vera e propria risorsa di cui l’uomo può e deve disporre.
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L’immaginazione oggi
Il tema dell’immaginazione risulta oggi su più fronti particolarmente controverso, sia perché si lega a quello ancor più emblematico del desiderio sia perché il progresso ha sì favorito l’affrancamento dai modelli culturali dominanti nel passato, come lo Stato e la Chiesa, ma ha abilitato nuove modalità di contaminazione dell’immaginario collettivo. Gli strumenti digitali odierni sono in grado di veicolare l’immaginazione anche in modi innovativi: è il caso della serie The Sims, videogioco che permette al soggetto di simulare la sua vita scegliendo tra una serie infinita di variabili.
L’immaginazione riveste, allora, ancora un ruolo determinante, poiché se da una parte abbiamo molte più possibilità di realizzare i nostri desideri, dall’altra parte, pur avendo raggiunto un tale appagamento, persiste quella mancanza originaria, per dirla con Lacan, che costituisce il vero cuore del soggetto e lo spinge a desiderare qualcosa di nuovo ogni volta. Ogni riflessione sull’immaginazione non può prescindere, pertanto, né dall’analisi del soggetto né dal confronto con la società attuale. Proprio quest’ultimo punto è quello da cui parte Remo Bodei, che delinea una nuova teoria dell’immaginazione in uno dei suoi scritti più recenti: Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri.
Immaginazione: patologia o cura?
Per Remo Bodei la capacità del soggetto di prefigurarsi un tempo e uno spazio illusorio non è l’incentivo per una chiusura solipsistica e sterile, come è stato da sempre per il cristianesimo e per molti filosofi, tra cui Benedetto Croce. Il problema è che utilizzare l’immaginazione diventa sempre più difficile, laddove essa viene confusa con la perdita del controllo di sé, che si manifesta invece, ad esempio, attraverso l’uso di alcool e droga. A ciò si aggiunge il fatto che siamo soliti far coincidere la fuoriuscita dalla realtà con atteggiamenti di natura patologica, ma ciò non è del tutto corretto. Al riguardo Bodei scrive:
Nella schizofrenia l’assenza di auto-monitoraggio, il non sentirsi patire e agire in proprio, non implica una perdita di consapevolezza dei contenuti psichici, ma, paradossalmente, addirittura una loro iper-consapevolezza, non però riferibile all’io del soggetto.
Superato questo pregiudizio occorre allora considerare che l’immaginazione ci dà il vantaggio di “uscire” dalla nostra vita e conoscere quali siano le potenzialità latenti che presenta. Certo si tratta di un’attività che può avere funzione esclusivamente consolatoria, ma in alcuni casi può tradursi invece in un impegno concreto, volto al miglioramento di sé e al raggiungimento degli obiettivi più vicini ai nostri ideali.
Immaginazione ed emulazione
Dall’immaginazione deriva, secondo Bodei, anche la capacità di emulare gli altri o immedesimarsi nella loro condizione. Si tratta in tal caso di compiere anche un consistente sforzo creativo, dal momento che una parte dell’emulazione si conserva nella successiva strutturazione della personalità. A tal proposito egli scrive:
Se, ad esempio, vedo nelle periferie degradate delle metropoli degli slums o delle favelas, il solo immaginare il disagio e la sofferenza di coloro che vi abitano cambia la mia prospettiva e innesta una serie di riflessioni, di emozioni e di ulteriori esplorazioni dell’immaginazione che mi permettono di giudicare ciò che sento, percepisco e penso in modo sempre più focalizzato.
In questo caso la momentanea perdita dell’Io va intesa nell’ottica di un successivo arricchimento dello stesso. Dunque la verità è, secondo il filosofo, che l’immaginazione, in particolare quella che riguarda l’immedesimazione nella vita degli altri, permette all’io non solo di scoprire se stesso nella sovrapposizione di individualità ma contemporaneamente lo predispone ad aprirsi al mondo, oltre che alle possibili variazioni che il futuro gli riserva. In sintesi, l’immaginazione è il modo in cui l’uomo si riscatta dalla passività e dalla rassegnazione in cui spesso l’ordine degli eventi lo relega e, pertanto, rappresenta un passaggio imprescindibile per la formazione dell’identità.
Bodei e la teoria dell’immaginario in Lacan
Bodei si pone così in aperto contrasto anche nei confronti di Lacan e in particolar modo sulla teoria dell’immaginario, che egli espone nella descrizione dello stadio dello specchio. Secondo Lacan la funzione immaginaria emerge quando il bambino tra i sei e diciotto mesi guardandosi allo specchio si identifica con l’immagine riflessa in esso. L’immagine che egli ha ora del proprio corpo, unitaria e ideale, cozza inevitabilmente con la sua identità reale del tutto disorganizzata, dal momento che il bambino non ha ancora raggiunto il pieno controllo del suo corpo. A differenza di quanto sostenuto da Bodei, per Lacan l’immagine rappresenta un ostacolo, perché il soggetto è diviso tra sé e l’immagine che ha di sé e ciò lo porta a non concepire mai se stesso interamente. Da questa dinamica Lacan fa derivare infatti l’origine dell’Io e della lotta che il soggetto porta avanti per il riconoscimento di se stesso.
Se dunque la funzione immaginaria in rapporto col soggetto ha per Lacan una connotazione negativa, ancor più rigida è l’idea che egli ha dell’immaginazione vera e propria, ovvero la capacità di fuoriuscire dalla propria quotidianità, che non trova in questa teoria alcuno spazio. La ricerca di sé, infatti, secondo Lacan incentiva un circolo autoreferenziale di rimandi che impedisce all’individuo di assumere un punto di vista esterno a sé. Per Bodei è invece lo psicanalista a trasformare erroneamente un aspetto unilaterale, quello dell’illusorietà del soggetto, nella sua totalità. L’invito di Bodei è ancora una volta quello di guardare all’immaginazione come ad una delle possibili strade da percorrere per non assistere inermi al trascorrere degli eventi, soprattutto se è vero che, come sostiene Keynes, l’inevitabile non accade mai mentre l’inatteso, e solo immaginabile, si verifica sempre.
Giuseppina Di Luna
Bibliografia
Remo Bodei, Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri, ed. Feltrinelli, Milano 2014.
Jacques Lacan, Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io, in Scritti, vol. I, ed. Fabbri Editori, Milano 2007.
J. M. Keynes, Trattato sulla probabilità, ed. Clueb, Bologna 1994.