Così è (se vi pare): Pirandello al teatro Bellini

Dal 22 al 27 gennaio, al teatro Bellini di Napoli, è stato rappresentato lo spettacolo “Così è (se vi pare)”, scritto da Luigi Pirandello.

La trama di “Così è (se vi pare)”

L’argomento è una perfetta messa in scena del pensiero pirandelliano: tramite l’indagine di situazioni fuori dalla norma, la realtà delle cose è messa in discussione e la ragione dell’io è protagonista del decentramento esistenziale tanto caro allo scrittore novecentesco.

In una tranquilla cittadina borghese, l’arrivo di una famiglia atipica sconvolge il vicinato, che comincia ad interrogarsi sulla strana quotidianità dei forestieri: la signora Frola e i coniugi Ponza. La città non si spiega il motivo per cui la signora Frola, madre della sposa del signor Ponza, viva in un’altra abitazione e che le sia proibito vedere e avere contatti con la figlia, se non attraverso delle brevi lettere. Così è (se vi pare) Pirandello Bellini

Dall’arrivo dei tre in città, la curiosità degli abitanti prende pian piano il sopravvento e in casa Agazzi -i vicini della signora Frola- si riuniscono i vari personaggi per trovare spiegazioni allo strano comportamento dei nuovi arrivati. Parlano direttamente con la signora Frola e, in un secondo tempo, con il signor Ponza: da questo momento in poi il mistero si infittisce perché ognuno dei due rivela una diversa verità, accusandosi vicendevolmente di follia.

Lo spettacolo segue in un crescendo di curiosità che porta man mano i pettegoli alla follia perché la fatidica verità non riesce a venir a galla. Quando infine pare esser stata trovata una soluzione, e cioè quella di interrogare la diretta interessata -la moglie del signor Ponza- le parole della donna non fanno altro che confermare la relatività dei punti di vista, tanto sottolineata nel corso dell’opera: la verità non è una uguale per tutti, ognuno sceglie la propria e vive in essa, senza curarsi delle verità altrui.

 

La ricerca della verità

Nello spettacolo “Così è (se vi pare)” diretto da Filippo Dini, la coloritura e la serietà dello scritto pirandelliano si intrecciano in un piacevolissimo dramma-commedia che, con il riso amaro, rende partecipe lo spettatore dell’isteria dei personaggi, ricercatori forsennati di una verità che non esiste.

Alla curiosità-follia dei cittadini piccolo-borghesi fanno da contrappunto le sagge parole di Lamberto Laudisi (interpretato dal regista stesso) che sono una trasposizione del pensiero di Pirandello: attraverso giochi di parole e di mente, Laudisi prova a far ragionare gli altri personaggi, spiegandogli quanto in realtà sia inutile dannarsi per scoprire un qualcosa che può esser vero per qualcuno e falso per qualcun altro, che la verità non è unica, che le persone non sono mai ciò che mostrano di essere e che non è possibile conoscere interamente una persona, neanche sé stessi. Ovviamente, la voce profetica di Laudisi resta inascoltata.

Così è (se vi pare) Pirandello BelliniIl personaggio, nella rivisitazione di Dini, è malato ed è bloccato su una sedia a rotelle: questo escamotage, assieme alla presenza di un cameriere mentalmente malato, serve al regista per tendere una linea tra chi può sembrare folle o malato esternamente e chi invece, al di là dell’apparenza illusoria, lo è realmente.

I personaggi che disquisiscono sulla situazione della signora Frola e dei coniugi Ponza cadono pian piano nella follia, perché la strada della curiosità li conduce ad una smania di conoscenza irrecuperabile: il mistero dell’esistenza è qui ridimensionato, le interrogazioni sull’essere e sul mondo vengono incanalate in “Così è (se vi pare)” in una satira di costume che preme sul bisogno di smascherare il mistero di una singola famiglia.

 

Giochi di regia

Non è una commedia di fatti, di azione, ma di parole e di interrogazioni: «La commedia ha il ritmo di una seduta in tribunale, dove si alternano a discolparsi e a dare la loro versione dei fatti la suocera e il genero.»

La tempesta imperversa sullo sfondo, la scenografia -di Laura Benzi– si muove con i personaggi e le musiche di Arturo Annecchino incorniciano il monologo di Laudisi, modernizzato dall’uso sapiente delle luci -di Pasquale Mari– e dalla comparsa in scena di un microfono anni ’60. Il personaggio discute con lo specchio, chiacchiera con la sua immagine riflessa, frammentata e alterata dalle superfici di specchi deformanti che rimandano al concetto di “Esperpento” del contemporaneo spagnolo Valle-Inclán, con il dito indica il suo riflesso e afferma

«Il guajo è che, come ti vedo io, non ti vedono gli altri! E allora, caro mio, che diventi tu? Dico per me che, qua di fronte a te, mi vedo e mi tocco – tu, – per come ti vedono gli altri – che diventi? – Un fantasma, caro, un fantasma! – Eppure, vedi questi pazzi? Senza badare al fantasma che portano con sé, in sé stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! E credono che sia una cosa diversa.»

La signora Ponza

Nella rivisitazione di Filippo Dini, durante questa scena Laudisi balla con un misterioso fantasma, interpretato dalla stessa attrice che è infermiera del personaggio-guida dell’opera e che poi vestirà anche i panni, alla fine dell’opera, della signora Ponza, nella sua unica comparsa in scena: è questa una casualità? La presenza della stessa attrice per interpretare più ruoli è semplicemente una questione di budget?

Non credo: il personaggio più vicino a Laudisi, per tutto il corso dello spettacolo, è la sua infermiera, che però non pronuncia mai parola; durante il monologo illuminatore, Laudisi si fonde tramite la musica con il fantasma muto; infine, la stessa attrice dell’infermiera e del fantasma –Benedetta Parisi– interpreta i panni della signora Ponza, dalle cui parole dipende tutta l’opera e tutto il dramma dei personaggi, ormai consumati dalla follia alla ricerca di una spiegazione. Quando lei afferma

«La verità? E solo questa: che io sono, sì, la figlia della Signora Frola – e la seconda moglie del Signor Ponza – sì; e per me nessuna! Nessuna! Per me io sono colei che mi si crede.»

Tutti i capisaldi dei personaggi sono andati perduti, la verità è preclusa, il dolore della donna costretta alla confessione e quello degli altri protagonisti invade la scena e a questo punto Laudisi, con difficoltà ma con determinazione, si alza dalla sedia a rotelle per correre in aiuto della signora Ponza, mostrando una particolare empatia con la donna, ormai consumata dalla relatività delle cose, come, alla fine di “Così è (se vi pare)”, lo saranno tutti gli altri personaggi.

Daniela Diodato

Note

Le citazioni sono tratte da pirandelloweb.com