Matrix, analisi della trilogia dei fratelli Wachowski

Uno dei temi centrali dell’intera saga di Matrix creata da Andy e Larry Wachowski (in seguito diventati Lilly e Lana dopo aver, entrambi, cambiato sesso) è sicuramente quello dell’estensione mentale, sia in senso letterale che metaforico. Acuire i propri sensi e andare “oltre”, cercando di arrivare ad una vera riscoperta del sé è infatti fondamentale per il destino dei personaggi .

Essi riescono a sentire se stessi semplicemente chiudendo gli occhi e rilassandosi, isolandosi in tal modo da ogni rumore o elemento esterno al proprio corpo. Nella meditazione (concetto fondamentale all’interno della saga), la respirazione è fondamentale: regolare il proprio respiro a seconda del battito cardiaco permette di ritrovare la concentrazione necessaria a scacciare ogni pensiero negativo.
Si tratta di una filosofia che ha ben poco di astratto, e che contribuisce al raggiungimento del proprio equilibrio mentale. Essa è sostenuta, ad esempio, da Gichin Funakoshi, uno tra i più apprezzati e conosciuti maestri giapponesi di arti marziali e fondatore dello stile Shotokan del Karate.

Neo e Matrix

Protagonista della saga è Thomas Anderson (Keanu Reeves), presentatoci nel primo film come un mite ingegnere impiegato in una ditta informatica. Egli, però, conduce una vita parallela come famoso hacker sotto lo pseudonimo di Neo.

La sua esistenza è destinata a cambiare grazie all’incontro con Morpheus (Laurence Fishburne), un uomo misterioso che afferma che nulla di ciò che conosce è reale. L’intera città in cui Anderson/Neo risiede e tutto il mondo che la circonda sono infatti parte di una sofisticata simulazione che prende il nome di Matrix.

N.B. Nella seguente disamina saranno contenuti spoiler sulla trama dei tre film della saga.

Il nostro destino è davvero già scritto?

«Tu credi nel destino, Neo?»
«No.»
«Perché no?»
«Perché non mi piace l’idea di non poter gestire la mia vita.»

MatrixSin dalle prime battute, si dà grande importanza al tema del destino e a quello del libero arbitrio. Fino a che punto, infatti, in un mondo come quello di Matrix, dominato dalle macchine e da complesse simulazioni elettroniche, le scelte compiute dai protagonisti sono realmente loro? E quali conseguenze esse possono avere su un mondo simile, la cui gestione è frutto di complessi algoritmi?

Emblematico in tal senso è il momento in cui Morpheus chiede a Neo di scegliere se ingerire una pillola blu o una rossa. Quella blu lo riporterà alla sua vita normale, mentre quella rossa lo libererà definitivamente dal giogo di Matrix.

Regia e fotografia in Matrix

I film della saga vantano una regia eccellente e pienamente funzionale, che è capace di offrire perle come la sequenza in cui Neo, nel mondo reale, acquisisce coscienza del suo corpo liberandosi dalla pianta artificiale all’interno della quale è stato “coltivato” dalle macchine mentre la sua mente era intrappolata in Matrix .

MatrixSpettacolare anche il combattimento tra Neo e l’Agente Smith (Hugo Weaving) all’interno della stazione della metropolitana, con il suo monumentale piano sequenza in cui la macchina da presa compie un giro di 360° gradi attorno ai personaggi con tanto di effetto a rallentatore.

L’attenzione dello spettatore non lascia mai lo schermo anche grazie alla fotografia caratterizzata da toni molto cupi ma, allo stesso tempo, estremamente nitida e studiata nei minimi dettagli. Interessante la tendenza all’uso del colore verde, generalmente associato all’ambiente, alla genuinità, all’ecologia.

Matrix tra filosofia e mito cristiano

I film della trilogia risultano pellicole quanto mai attuali, che strizzano l’occhio a George Orwell ed al suo 1984 e agli scritti di William Gibson (in particolare al suo Neuromante) non disdegnando nemmeno qualche citazione biblica. Gli ultimi due film della saga offrono, infatti, una reinterpretazione futuristica e fantascientifica del mito cristiano della Passione. Lo stesso nome del protagonista, Neo, non è altro che un anagramma dalla parola One (Uno) termine usato per indicare l’Eletto, colui che è destinato a sacrificarsi per la salvezza dell’umanità.

Interessante anche un riferimento al concetto superomistico del der Übermensch (l’Oltreuomo), introdotto dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche Dopo aver perso la vista Neo riesce, infatti, ad accrescere il proprio spirito, elevandosi ad una condizione superiore a quella dell’uomo comune che gli permette di accantonare definitivamente il suo passato e i limiti ad esso correlati.MatrixImportante anche la critica alla spersonalizzazione della società causata dalla sua eccessiva digitalizzazione e dalla saturazione tecnologica. Un tema che sarà, in tempi recenti, ripreso da numerose serie televisive come la britannica Black Mirror.

La saga di Matrix costituisce dunque un ottimo punto di partenza per chi vuole approcciarsi alla storia del cinema di fantascienza tematicamente impegnato. L’universo di Matrix, inoltre, non si esaurisce nelle pellicole cinematografiche, vantando anche una serie di nove corti animati conosciuta con il nome di Animatrix, la cui influenza su opere successive è tutt’altro che trascurabile.

Antonio Destino