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Osteogenesi imperfetta: una condanna alla fragilità
Elijah Price, il terribile villain di Unbreakable e Glass, soffre di Osteogenesi imperfetta (OI), una rara malattia genetica che rende le ossa fragili come il vetro. Questo interessante antagonista, interpretato da Samuel L. Jackson, si racconta come estremamente fragile fin da piccolo, condizione che lo ha portato col tempo a sviluppare la sua folle e controversa personalità.
Ma cos’è questa malattia? Perché causa fragilità ossea e da cosa è provocata? Prima di rispondere a queste domande è necessario fare delle premesse biologiche.
Struttura molecolare dell’osso
L’osso è un tessuto molto particolare, costituito da materia organica e materia inorganica. Fanno parte della componente inorganica i cristalli di idrossiapatite, un minerale composto essenzialmente da calcio e fosfati che fornisce rigidità e resistenza alle ossa. La parte organica dell’osso è composta da diversi tipi di proteine (catene di aminoacidi) che hanno sia funzioni strutturali che funzioni di regolazione. Tra le proteine strutturali dell’osso la più importante è senz’altro il collagene.
Il collagene (o collageno) è una proteina che costituisce molti tessuti (pelle, ossa, cartilagine, membrane) e ne esistono di diversi tipi. Nell’osso ad essere fondamentale è il collagene di tipo 1.
Questa molecola è costituita da una tripla elica composta da 3 catene intrecciate fra loro. Questa struttura permette all’osso di resistere soprattutto alle forze di trazione, e ciò lo rende elastico e tenace. A comporre la tripla elica sono due tipi di catene: la catena alfa1 e la catena alfa2.
Basi genetiche della malattia
Allora dove nasce la malattia? Abbiamo detto che è una malattia genetica, cioè dovuta a mutazione (cioè alterazione) di un gene. Il gene offre le informazioni per la corretta costruzione delle proteine, quindi un gene alterato produrrà una proteina alterata.
Ad essere mutati nell’osteogenesi imperfetta sono i geni che codificano per i due tipi di catene: COL1A1 (cromosoma 17) e COL1A2 (cromosoma 7).
Le mutazioni di questi geni hanno tra l’altro un meccanismo di trasmissione genetica peculiare chiamata dominanza negativa. Una malattia si definisce “dominante” quando basta una sola mutazione per provocarla, mentre per le malattie “recessive” sono necessarie mutazioni in entrambi i geni omologhi (ogni gene è presente in due copie nel nostro genoma).
La dominanza negativa si basa sul fatto che anche una sola proteina alterata compromette tutta la tripla elica, quindi è come se rendesse vana l’integrità funzionale delle catene sane.
Le malattie autosomiche dominanti possono essere ereditate dai figli con il 50% di probabilità.
Forme cliniche di osteogenesi imperfetta
Esistono molti tipi di osteogenesi imperfetta: i più studiati sono 4 e hanno ognuno una grado diverso di gravità.
OI di tipo 1
Questa variante è la più frequente e ha una gravità media. Le caratteristiche principali sono: la fragilità ossea con predisposizione a fratture multiple e ripetute (come quella dell’Uomo di vetro); la colorazione blu delle sclere; lassità dei legamenti.
Le deformazioni ossee progressive, a differenza degli altri tipi di OI, sono rare.
OI di tipo 2
Questa è la forma più grave, che causa fratture e deformità già prima della nascita. La morte può insorgere in utero o in epoca neonatale per insufficienza respiratoria o per emorragie.
OI di tipo 3
Questa grave forma dà deformazioni ossee progressive in età successive, come curvatura degli arti, bassa statura e scoliosi.
OI di tipo 4
È una forma moderatamente severa con deformazioni progressive meno gravi.
Prospettive terapeutiche
Attualmente non esiste una terapia per l’osteogenesi imperfetta. Mentre le forme neonatali-infantili hanno una prognosi molto negativa, le forme moderate che permettono di arrivare all’età adulta possono essere gestite prevenendo le complicanze.
È importante prevenire i traumi potenzialmente causa di fratture e migliorare le performance respiratorie con fisioterapia, busti ortopedici ed eventualmente interventi chirurgici.
Pare infine che i bifosfonati (farmaci comunemente utilizzati per l’osteoporosi) possano migliorare la resistenza ossea.
Antonio Spiezia
Bibliografia
Abbas A.K., Aster J.C., Kumar V., Robbins e Cotran, Le basi patologiche delle malattie (IX edizione), Seregno, Edra Masson, 2015
Principi N., Rubino A., Pediatria generale e specialistica, Casa Editrice Ambrosiana, 2017
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